Galli: «Covid, situazione preoccupante»
Ecco la quotidianità dei prossimi mesi

Secondo l’infettivologo del Sacco di Milano durante l’estate anche l’Italia ha abbassato la guardia. La stretta in arrivo con il nuovo Dpcm: dall’obbligo di mascherina all’aperto ai controlli al coprifuoco nei locali.

«La situazione non è preoccupante: di più». Quando l’attenzione si posa sull’attuale scenario epidemiologico, il tono di Massimo Galli – primario delle Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, professore ordinario alla Statale di Milano, tra i massimi conoscitori di come il virus si sia fatto largo nella nostra quotidianità – si fa risoluto: «C’è poco da dire, inutile girarci attorno: si sta manifestando un trend veramente preoccupante», è la sintesi.

Avanza, la nuova onda, e avanzano le proposte per arginarla. Per esempio, con un salto indietro di alcuni mesi, le mascherine tornano obbligatorie anche all’aperto, lo sancirà il nuovo Dpcm pronto a essere firmato dal premier Giuseppe Conte. «È un segnale molto importante – è l’opinione di Galli –. Era necessario, serviva un segnale molto forte per evitare nel modo più fermo possibile il rischio di tornare punto e a capo». Senza cadere nel panico («Stiamo facendo test in maniera diversa rispetto all’inizio dell’epidemia, e non abbiamo sugli ospedali quella pressione che c’era nelle prima ondata», specifica Galli), «ciò non toglie che la situazione attuale manifesti in tutta evidenza la sua pericolosità – aggiunge il primario del Sacco –. Oggi, tra l’altro, si assiste a un rimescolamento delle «carte» dei contagi tra Nord e Sud, nel Paese in generale, con picchi anche in aree geografiche che erano state sostanzialmente risparmiate, che avevano fatto un durissimo lockdown, con sacrifici, ma che adesso sono evidentemente in una condizione di pericolo. Attenzione, non punto il dito contro una regione o l’altra. Sono i dati epidemiologici a essere oggettivamente allarmanti».

Ma cos’è che ha riavviato i focolai del contagio? «È ancora presto per attribuire l’incremento dei casi alla riapertura delle scuole – risponde Galli –. L’innalzamento è il frutto del ritorno dalle vacanze e della riapertura in generale delle attività, con l’importazione nelle famiglie del virus tramite coloro che possono avere contratto l’infezione in maniera asintomatica o paucisintomatica, diffondendolo poi in casa». Occorre risalire all’estate, e a qualcosa che s’è incrinato nelle impalcature della responsabilità di ciascuno, nell’osservanza delle misure anti-contagio: «Quest’estate un abbassamento della guardia c’è stato, c’è poco da fare», sottolinea Galli. La conseguenza è ciò che si attende nelle pagine del nuovo Dpcm: «Le restrizioni o gli inasprimenti delle misure di prevenzione sono segnali che vogliono fare da contraltare rispetto a quella che non può che essere l’ammissione di un andamento negativo dell’epidemia – specifica il professore –. Un andamento negativo che è conseguenza degli atteggiamenti assunti in tempi recenti».

Torna la mascherina

La svolta è incisa in una data, il 7 ottobre. Mercoledì scade la «forza» delle misure di contenimento del virus attualmente in vigore, aggiornate con l’ultimo Dpcm del 7 settembre. Entro quel giorno il premier Conte dovrà firmare un nuovo provvedimento, i cui nodi principali sono già delineati, seppur non ancora ufficialmente definiti. Su tutti, tornerà l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, e non solo nei locali chiusi. In Lombardia l’imposizione era stata introdotta il 5 aprile ed era venuta meno dal 15 luglio, con la precisazione (in linea con le disposizioni nazionali) che era comunque obbligatorio «vestirla» quando non è possibile «garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di un metro». Ora, invece, occorrerà indossarla sempre. Resteranno esonerati i bambini fino ai sei anni e le persone che hanno una disabilità incompatibile con l’uso della mascherina.

I controlli

Affinché la stretta non resti solo sulla carta, saranno intensificati i controlli. In campo ci saranno anche i militari dell’Esercito, quelli dell’operazione «Strade sicure», già visti in campo nella fase del lockdown, e rimasti comunque a Bergamo (ma col nuovo Dpcm dovrebbero potersi spostare anche in provincia, se necessario) anche nell’attuale fase dell’epidemia.

Un coprifuoco per i locali?

Una delle ipotesi su cui c’è più discussione, e rispetto a cui un accordo non è stato ancora trovato, riguarda la possibilità di una sorta di «lockdown della movida» (non un lockdown tout court), con l’imposizione della chiusura alle 22 o alle 23 per i locali che più possono portare ad assembramenti, cioè bar e pub. Resteranno ancora chiuse le discoteche.

Tpl ancora all’80%

La capienza all’80% dei mezzi del trasporto pubblico locale sarà confermata dal nuovo Dpcm, per garantire l’equilibrio tra pendolarismo e sicurezza in vettura. Per i viaggi su aerei e navi, resteranno in vigore le norme attuali, basate in primis sull’uso costante dei dispositivi di protezione e su specifiche direttive legate alla qualità dell’aria (filtri e riciclo).

Stadi, cinema, eventi

Niente stadio ancora, in sostanza. Sarà confermata la possibilità di ammettere fino a mille spettatori negli eventi all’aperto (in Serie A oggi funziona così, s’è visto anche ieri con Atalanta-Cagliari), mentre per quelli al chiuso – compresi teatri e cinema – il tetto è di duecento posti, anche qualora la capienza delle sale consentisse di accogliere a debita distanza un numero maggiore di persone.

Lavori, riunioni, trasferte

Non è specificamente contenuto nel Dpcm in corso di redazione, ma la vita aziendale resterà in molti casi congelata: lo smart working (stabile o a rotazione) resta una pratica incentivata, le riunioni si faranno preferibilmente in via telematica e non in presenza, le trasferte di lavoro continuano a essere ridotte a quelle indispensabili.

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