Gomme bucate a Vilminore, la lettera
«Apriamoci, gli scalvini non sono questi»

La lettera dalla Valle di Scalve dopo che sabato scorso sono state bucate le gomme ad alcuni escursionisti che erano saliti lungo i sentieri che portano al Passo della Manina.

Sul giornale di lunedì 11 maggio abbiamo pubblicato la notizia delle gomme bucate alle auto di alcuni escursionisti che sabato erano saliti lungo i sentieri che portano al Passo della Manina e al Monte Sasna in Val di Scalve. Gli escursionisti avevano parcheggiato nella frazione Nona di Vilminore. Su questo episodio, già stigmatizzato dal sindaco Pietro Orrù, è arrivata in redazione questa lettera scritta da un residente scalvino, Aronne Belingheri, che pubblichiamo per condividere la sua riflessione con tutti i lettori.

«In cammino con l’io piccolo» è il titolo di un bellissimo libro biografico sull’alpinista colerese Roby Piantoni scritto nel 2015 da Villiam Amighetti.

Ma l’io piccolo in questo momento mi fa pensare alla mia valle: la Valle di Scalve. Angolino incastonato tra le prealpi orobiche. Un posto incantato e incontaminato dove la gente sale, adesso sarebbe meglio dire saliva, dalle città per tornare indietro nel tempo, dove veniva a trovare la genuinità di un tempo. Non è che siamo rimasti all’età della pietra, però siamo visti come un popolo a se dove le leggi e la vita caotica non attecchiscono con vigore.

Una decina di anni fa a Colere arrivò un giovane segretario comunale alle prime armi, originario di Firenze. Mi confidò dopo un po’ di tempo, si perché da bravo montanaro prima di dar confidenza agli estranei ne faccio passare un po’, che i suoi amici gli chiesero se non avesse paura ad andare in quelle valli bergamasche: terra di leghisti duri (duri non come intendeva il Senatùr...), duri perché gnucchi, scontrosi e di poche parole. Valli dove la gente non parla nemmeno l’italiano. Ecco queste parole mi danno ancora molto fastidio.

È vero, in maggioranza facciamo fatica a parlar in modo fluido l’italiano senza mettere qualche parola di dialetto e a dar confidenza allo straniero ma appena capiamo di poterci fidare ci apriamo e diventiamo accoglienti quasi come la gente del sud. Straniero, nello stereotipo del leghista valligiano però non è solo il classico immigrato da barcone con wi-fi e 35€ al gorno, ma anche il semplice cittadino di una valle limitrofa che al mattino starnutendo dal balcone ci infetta di Coronavirus, così per intenderci è. Sto generalizzando, chiaramente non la pensiamo tutti così, alcuni addirittura peggio…

Ho letto su l’Eco che sono state bucate le gomme a otto auto di escursionisti posteggiate in una frazione di Vilminore di Scalve. Luogo di partenza per alcune delle più belle escursioni scalvine.

A sto punto mi chiedo: ma siamo davvero questi noi? Siamo davvero quelle persone che per salvaguardare la nostra salute crediamo ancora che quattro villeggianti, perché non sono di più, non possano camminare nelle montagne lontano dal caos cittadino? Non possano scaricare la tensione di questi due mesi o più reclusi in case senza nemmeno il giardino privato venendo a camminare nei nostri boschi perché il loro sudore ci infetterà tutti? Non possiamo essere ancora questi.

Poi leggo anche che a Valbondione, «metropoli» ad uno sputo dalla Val di Scalve, il Sindaco ha fatto un’ordinanza che vieta di raggiungere il proprio territorio per fare sport all’aria aperta. Io ero rimasto ai tempi dove le leggi le faceva lo stato, non un Sindaco di 1.000 abitanti, che anche se si vota Fratelli d’Italia non si è Podestà. I tempi cambiano è vero, ma non possiamo sostituirci allo Stato, non credo possiamo farci leggi di comodo e quando abbiamo bisogno di soldi, appellarci allo Stato. Vabbè, vogliamo sentirci grandi come le città metropolitane dove si fa la movida sui Navigli, dove ci sono assembramenti di migliaia di persone, dove le case iniziamo a chiamarle «palazzo pinco pallino» e i sentieri Ippovie anche se non passa nemmeno un cavallo.

Rimaniamo piccoli invece e rimaniamo montanari però smettiamola di farci giustizia da soli. Se devo essere estremamente sincero anche a me i villeggianti dopo un po’ danno fastidio, ma dopo due o tre mesi, non dopo un giorno.

Abbiamo la fortuna di essere nati in posti con bassissima densità di popolazione dove in questo tempo di Covid-19 abbiamo anche potuto scappare dalla reclusione e dagli sceriffi da balcone, rifugiandoci nei boschi senza creare assembramenti, andando di nascosto a trovare parenti, uscendo di casa per far la spesa nei piccoli negozi di paese scambiandoci nel frattempo due parole. Posti ancora dove le forze dell’ordine possono far finta di chiudere un occhio perché in fin dei conti abbiamo un kmq per 60 abitanti e anche se verranno 10 turisti dovremmo farcela a non creare assembramenti. Non chiudiamoci nell’io piccolo perché anche fuori dai nostri confini c’è un mondo bellissimo. Un mondo che ha bisogno di noi ma che soprattutto noi, per rimanere vivi, abbiamo bisogno di lui. Siamo orgogliosi di essere appartenuti all’Antica Repubblica di Scalve, di avere una nostra piccola autonomia, ma dobbiamo per forza diventare un po’ più «Io grande» nella testa.

Aronne Belingheri

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