Il «caro benzina» accelera a ottobre
Nel 2018 ogni pieno costa 10 euro in più

L’aumento continua, e allargando lo sguardo inizia a pesare parecchio. L’inizio di ottobre ha segnato anche a Bergamo una nuova crescita dei prezzi di benzina e diesel: una media di circa 3 centesimi in più per il gasolio e una media di poco più di 2 cent per la «verde» in 7-10 giorni.

Da luglio 2017, invece, il prezzo del diesel s’è alzato mediamente di 24 centesimi, quello della benzina di 20: almeno un paio di centesimi al mese, senza sosta, col timore che l’«escalation» non s’interrompa. I conti sono presto fatti: per l’utilitaria media (per esempio la Fiat Punto), un pieno di benzina oggi costa 9 euro in più rispetto a luglio 2017; col diesel, si sale di 10,8 euro. Magra consolazione: in altre parti d’Italia, gli aumenti sono ancora più salati.

Sono i dati che si ricavano dall’analisi prolungata dei listini di otto distributori individuati tra la città e l’asse interurbano, differenti per zone e per marchi, attraverso la consultazione dell’«Osservatorio carburanti» del ministero dello Sviluppo economico e della «app» più diffusa nel settore, «Prezzi Benzina».

Il gasolio supera ormai ovunque la soglia di 1,5 euro al litro: al Q8 di via Angelo Mai, per esempio, mercoledì era proposto a 1,639 (+2 cent rispetto al 5 settembre), all’Eni di via Borgo Palazzo costa 1,549 (+5 cent dal 4 settembre), all’Eni di via San Bernardino 1,579 (+5 cent dal 3 settembre), lungo l’Asse si trova a 1,548 presso il Tamoil di Seriate (+2 cent dal 5 settembre) e a 1,549 all’Esso di Curno (+4 cent dal 10 settembre); al Q8 di via delle Valli invece il 5 ottobre il prezzo era di 1,569, un cent in meno del 5 settembre.

La benzina supera quota 1,6: al Q8 di via delle Valli, però, dal 5 settembre al 9 ottobre il prezzo è sceso di 4 cent (da 1,689 a 1,649). Da luglio 2017 all’inizio di questo ottobre, al Tamoil sull’Asse la «verde» è cresciuta di 25 cent, mentre più ridotta è stata la crescita all’Eni di via Borgo Palazzo, 15,7 cent; tra i diesel, aumento di 29 cent al Q8 di via Mai.

Il problema pare alla radice, il singolo distributore può farci poco: «I prezzi stanno crescendo – conferma Renato Mora, presidente del Gruppo Benzinai di Ascom Bergamo –. Perché? Il petrolio non è aumentato in materia considerevole: è una questione di mercato dietro cui potrebbe celarsi una speculazione». Se gli automobilisti sbuffano, i benzinai non se la passano tanto meglio: «Ogni settimana mi chiamano colleghi sul punto di chiudere – prosegue Mora –. C’è una forte concorrenza da parte della grande distribuzione, che fa prezzi aggressivi e ha costi minori. I margini del settore sono insufficienti, subiamo le decisioni delle grandi compagnie petrolifere».

Discorso sempre annoso è quello delle accise: «Ridurle gioverebbe a tutto il sistema, si abbasserebbero i costi dei trasporti e si rilancerebbero i consumi – conclude Mora –. Ma è sempre difficile metter mano alle accise perché per lo Stato sono un gettito strutturale. E sulle accise si paga anche l’Iva, una tassa sulla tassa». Gli esperti indicano che la corsa dei prezzi potrebbe proseguire: l’Agenzia internazionale dell’energia ha avvertito che i mercati petroliferi stanno entrando nella «zona rossa»; per il Codacons, i rincari potrebbero determinare nel 2018 una stangata complessiva da 8,1 miliardi di euro a carico delle famiglie italiane, a causa dei maggiori costi legati al carburante e alle bollette energetiche «ancorate» ai prezzi del petrolio.

Da oggi intanto i carburanti «cambiano» nome, per effetto di una direttiva europea che punta a uniformare le denominazioni nei Paesi dell’Unione. Sulle pompe compariranno delle nuove «etichette»: la benzina avrà un’etichetta circolare con all’interno la lettera E accompagnata da un numero che indica la percentuale di etanolo, il diesel avrà un’etichetta quadrata con la lettera B (biodiesel), il gpl diventerà Lng e il metano si chiamerà Cng. Cambia il nome, ma non la sostanza.

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