Il «mistero» della neve rossa sulle Orobie
L’origine? È un’alga d’acqua dolce

Il fenomeno non è nuovo, mai però così massiccio come segnalato in alta Val Cerviera sopra Valbondione. «Le cellule risalgono all’interno del manto nevoso».

Sopra i 2.300/2.500 metri di quota sono ancora molte le aree montane coperte dalla neve caduta durante l’inverno o accumulata in seguito al distaccamento di piccole valanghe dai versanti più ripidi. Numerosi escursionisti, che in questo periodo si sono trovati a camminare sugli ultimi residui di neve, hanno localmente notato la sua strana colorazione tendente al rosso porpora.

Il fenomeno, benché curioso, non è nuovo alle nostre latitudini poiché già negli scorsi anni era stato segnalato, sebbene in forma più contenuta, nella zona del lago Gelt e del Passo della Caronella, sopra Valbondione.

Quest’anno, complici anche l’inverno mite e le anomale temperature primaverili, sembra presentarsi in maniera più vistosa rispetto al passato come dimostra la recente segnalazione giunta dalla zona dell’Alta Val Cerviera. Quest’area, conosciuta soprattutto per la sua varietà floreale, dal punto di vista orografico è caratterizzata da ampi terrazzamenti, fattore che è sicuramente in grado di favorire la stagnazione della neve. Pierino Bigoni, del gruppo micologico Bresadola di Villa d’Ogna ed appassionato di attività microscopica, è riuscito ad analizzare un campione di neve portato dalla zona a monte del rifugio Curò. «Questa particolare colorazione – spiega – è dovuta alla presenza di un’alga in piena fase di sviluppo, la Chlamydomonas Nivalis. Avevo da parte il vetrino di un campione raccolto alcuni anni fa al Passo Gavia e posso confermare che le cellule sono identiche».

Studi recenti hanno dimostrato che la loro proliferazione diventa maggiore quando l’acqua di fusione diventa disponibile sulla superficie della neve, elemento favorito appunto dal rialzo delle temperature.

La segnalazione del ritrovamento è stata inoltrata anche a Biagio Di Mauro, docente all’Università di Milano-Bicocca, che da anni sta conducendo ricerche su un altro tipo di alga - la Ancylonema Nordenskioeldii - che colora le nevi glaciali della Groenlandia e di recente è stata individuata anche sulle Alpi svizzere. «Le colonie oggetto dei nostri studi – dice – sono formate da alghe glaciali, quelle trovate in Val Cerviera sono di tipo nivale. Si tratta di due organismi sostanzialmente diversi ma la loro presenza sullo strato, di neve le accomuna per il fatto che entrambe fanno diminuire l’effetto albedo, ossia il potere riflettente della neve. Più questa si colora, o peggio ancora si scurisce, minore è il suo potere riflettente. Il maggiore assorbimento dei raggi solari velocizza quindi la fusione della neve, con conseguenze negative sui ghiacciai. L’alga individuata è di acqua dolce ed escluderei perciò l’ipotesi che possa venire convogliata dalle precipitazioni associate alle perturbazioni atlantiche. La teoria più accreditata al momento vuole che le sue cellule riescano a sopravvivere nei suoli riuscendo poi a risalire all’interno del manto nevoso. Le alte concentrazioni, intuibili dalla sua colorazione intensa, sono una conseguenza delle favorevoli condizioni meteorologiche di questo periodo».

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