Il verbale sulla «zona rossa»
Conte: a conoscenza il 5 marzo

Val Seriana, il premier seppe del documento del Cts due giorni dopo. «Chiesi un ulteriore approfondimento, si decise di chiudere la Lombardia»

«Del verbale del 3 marzo ne sono venuto a conoscenza il giorno 5: non riferisco di quel che ho detto ai pm di Bergamo, ho il vincolo del segreto istruttorio. Alcuni fatti li ho anticipati: il giorno 3 è il verbale, ne vengo a conoscenza il 5 e a margine del Cdm facciamo una valutazione sulla proposta di adottare una cintura rossa per Alzano e Nembro». Sono le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che durante la conferenza stampa di ieri sera a Palazzo Chigi ha rivelato di essere venuto a conoscenza del verbale con cui il comitato chiedeva l’istituzione della zona rossa solo il 5 marzo, due giorni dopo.

La pubblicazione del testo originale datato 3 marzo in cui il comitato tecnico scientifico chiede la chiusura totale di Nembro e Alzano Lombardo conferma che, in quelle ore così frenetiche, tutti erano a conoscenza della situazione in provincia di Bergamo. Lo sapeva Regione, lo sapeva l’Istituto superiore di sanità, lo sapeva il comitato tecnico scientifico. Ora è chiaro che anche il governo lo sapeva, due giorni dopo. Conte ricostruisce le decisioni: «Il 5 marzo a margine del Cdm abbiamo convenuto di chiedere un approfondimento al Cts: lo chiede il ministro della Salute a Brusaferro che la sera del 5 elabora un parere che a notte inoltrata lo manda anche a me. Ci confrontiamo io e il ministro e lui il giorno dopo era a Bruxelles. Gli anticipo che sarei stato io al Cts il giorno dopo. Avevamo predisposto la zona rossa ma avevamo un dubbio: in una situazione compromessa che senso ha introdurre la zona rossa solo per Alzano e Nembro? Con me alla protezione civile c’era anche il segretario generale della presidenza del Consiglio. Da quel dialogo parte un supplemento di riflessione del Cts, che la mattina del 6 dispone dei dati aggiornati del 5. A quel punto li lascio liberi di valutare: loro si convincono che sia necessario adottare misure più restrittive. Il parere del Cts è del 7 e in poche ore ci confrontiamo con i ministri e gli enti locali e io tra le due e le tre di notte firmo il nuovo Dpcm per tutta la Lombardia. Il governo si è assunto sempre la responsabilità politica delle proprie decisioni, nel segno della discrezionalità politica e non ritenendo mai di dover delegare ad altri, in particolare agli scienziati, la responsabilità delle decisioni».

Durante tutta la giornata di ieri non sono mancate le reazioni alla pubblicazione del parere del Cts. Dalla stessa comunicazione ufficiale pubblicata grazie all’accesso agli atti del consigliere regionale di «Azione» Niccolò Carretta non emergono atti o richieste ufficiali da parte di Regione Lombardia al governo. La direzione welfare ha solo inoltrato la mappa dei contagi aggiornata al 3 marzo e i dati grezzi di tutte le persone positive. «Il verbale del comitato tecnico scientifico dimostra che gli esperti prendono una posizione e la politica si sottrae alla responsabilità di decidere. Vale sia per la Regione, sia per il governo». A parlare è il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. «Oggi vediamo nero su bianco la posizione dichiarata da più componenti del comitato tecnico scientifico - spiega il primo cittadino -. Il governo si prende tempo per capire meglio e non sappiamo se in quei giorni ci siano altri contatti con altri soggetti che possono aver trattenuto l’esecutivo dal decidere. Quello che so, perché ne sono stato testimone, è che la Regione aveva le stesse informazioni e si è chiamata fuori dalla responsabilità di prendere una decisione. Nella riunione del 7 marzo con Fontana, Gallera e i sindaci dei Comuni capoluogo il presidente ha dichiarato: “I costituzionalisti mi hanno detto che non abbiamo titolo per istituire la zona rossa”. Una posizione poi smentita dallo stesso Gallera».

Per il primo cittadino quello di Regione e governo è «un concorso di responsabilità nel non aver preso una decisione che gli scienziati sollecitavano. L’unica attenuante è che in quei giorni i dati incalzavano e il quadro preoccupante era già esteso».

«Toccava al governo»

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ricostruisce quei giorni puntando il dito contro il governo. Spiega che «la costituzione delle zone rosse, fin dal primo minuto, spettava all’esecutivo. Noi ci siamo sempre confrontati e dal 29 febbraio è evidente la criticità in Val Seriana. L’1 marzo ci rendiamo conto che la situazione è ancora più grave. Iniziamo subito l’interlocuzione con i tecnici». La posizione del comitato tecnico scientifico è chiara. «Se il governo ci avesse detto di istituire la zona rossa non ci avremmo pensato due volte - continua Gallera -. Non è successo. Perché era palese che dovesse farla il governo. C’è stata una scelta diversa, cioè chiudere tutta la Lombardia. Una decisione che secondo me ha messo al riparo l’intero paese. Il lockdown generale è stata una scelta giusta, che abbiamo condiviso».

Il sindaco di Alzano Camillo Bertocchi dice che «vedere quella posizione scritta fa tutto un altro effetto. Sapevamo del chiaro parere dell’Istituto superiore di sanità. La comunità scientifica si è espressa in modo inequivocabile, cosa che nessuno in quei giorni sapeva».

Duro il commento i parlamentari bergamaschi della Lega Roberto Calderoli, Daniele Belotti, Simona Pergreffi e Rebecca Frassini: «Ora tutti gli italiani sanno perché Conte tiene nascosti i documenti del Comitato tecnico scientifico. Lui e il suo governo hanno ignorato lo studio di chi invece aveva capito benissimo cosa stava accadendo, hanno perso giorni preziosi per contenere la diffusione del virus e hanno istituito prima un’inutile zona arancione e poi una dannosa zona rossa nazionale. E Conte, come capo di questo governo, deve dimettersi. Come spiegheranno agli italiani la scelta di non aver bloccato il contagio del virus dai focolai di Alzano e Nembro? E cosa diranno i 5 stelle, passati dalle dirette streaming al segreto su documenti così importanti? Dov’è finita la loro sbandierata trasparenza e onestà?».

La richiesta del comitato

In una nota, il comitato «Noi Denunceremo» chiede la pubblicazione di tutti i verbali del comitato tecnico scientifico. «Noi pretendiamo che vengano desecretati tutti i documenti ed i verbali a decorrere dal 22 gennaio e sino al 3 marzo perché solo attraverso l’analisi degli elementi che emergeranno indefettibilmente dai verbali del Cts di quei giorni, la gente, quella gente apostrofata come “quelli lì che continuano ad uscire”, potrà darsi una spiegazione dell’immane sacrificio di vite umane. Solo attraverso quei verbali potrà emergere quale e a chi attribuire la responsabilità delle omissioni che hanno portato a una strage annunciata e riteniamo, consapevole da chi detiene il potere. Solo con la desecretazione di tutti questi documenti il governo potrà dare prova della volontà di fare chiarezza sui fatti occorsi e dimostrerà di avere rispetto delle persone».n 

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