La mamma ha cercato di liberare Karim
La tragedia a Boltiere: il paese sotto choc

Il bambino di 10 anni morto dopo essere rimasto incastrato in un cassonetto per gli abiti usati. Il sindaco: non era lì per necessità di abiti, la famiglia era assistita. I vicini: lui e i fratellini in giro soli.

Quella di questo bambino venuto a morire tra le «fauci» di un cassonetto di abiti usati, qui, in questo parcheggio sterrato dove qualcuno ha portato dei fiori e speso una preghiera, non è neanche un dramma della miseria. È piuttosto una tragedia che pare piombata direttamente dal nostro passato, quando ancora i bambini per giocare non venivano confinati in un parco recintato o in una stanza col computer, ma diventavano padroni delle vie del paese. La strada come luogo dello stare e non dell’andare. E del resto, come avrebbe potuto Karim Bamba comprimere l’energia dei suoi 10 anni in un appartamento di 40 mq, da condividere con 4 fratelli e la madre? Fuori, c’era il mondo ad attendere, lo spiazzo tra il municipio e la biblioteca era il suo cortile, il punto di partenza delle sue avventure.

«Lo vedevamo girare con le infradito numero 40, oppure con un solo roller spinto come se fosse un monopattino o ancora con la biciclettina dei fratelli più piccoli - lo ricorda una donna che abita di fronte al parcheggio e che l’altra sera l’ha visto mentre veniva soccorso -. Era così, non credo avesse bisogno di abiti, a scuola e all’asilo lui e i fratelli erano sempre ordinati».

Martedì 19 maggio alle 20, il bambino ha infilato le infradito e s’è diretto verso il cassonetto, che è poi stato sequestrato dai carabinieri della compagnia di Treviglio e per il quale il pm Emanuele Marchisio disporrà una consulenza tecnica (lunedì 25 maggio, invece, l’autopsia). «Passava spesso, se vedeva qualcuno di noi al balcone tirava dritto - continua la donna -. Col Covid la Caritas ha sospeso la raccolta e molti sacchi erano adagiati a terra». Lui forse li aveva già passati in rassegna. Dicono che la scorsa settimana Karim e la sorella di 7 anni, fossero stati avvistati mentre rincasavano con due borsoni pieni di abiti, quasi più pesanti di loro. È stata necessità, quell’infilarsi col busto nel cassonetto? O solo l’esplorazione di un bambino affascinato dall’ignoto?

«Il Comune assiste la famiglia dal 2014 - spiegano il sindaco Osvaldo Palazzini e l’assessore ai Servizi sociali Cinzia Begnardi -. Abbiamo assegnato una casa comunale per la quale non pagano il canone, interveniamo su rette dell’asilo e della mensa scolastica, abbiamo destinato loro il contributo messo a disposizione dal governo per l’emergenza Covid. C’è pure un programma con il tribunale dei minori che segue la famiglia da anni. Non crediamo sia una storia di povertà, semmai di fragilità». «Sono seguiti anche dal centro di primo ascolto della Caritas - conferma il parroco, don Giuseppe Bellini -. Forniamo abiti e pacchi alimentari». «Credo che la tragedia sia avvenuta più per la curiosità da bambino - dice l’assessore -. Come servizi sociali eravamo sul pezzo, ciò che potevano fare l’abbiamo fatto. Ma anch’io ora mi chiedo: si poteva fare di più e meglio?».

Sul piazzale davanti al municipio li vedevano anche loro scorrazzare, i fratelli Bamba, ammette l’assessore Begnardi: «Era il loro cortile». Quello di Karim, della sorella di 7 anni e dei fratelli di 12, 5, e 2 anni. «Andavano in giro scalzi, come nelle favelas - racconta la vicina Nadia -. Karim rovistava pure nei cestini dell’immondizia, l’ho visto coi miei occhi. Gli dicevo: stai attento, quando giri per strada. È stata una tragedia annunciata. Lui e Aisha alle 18 di martedì sono venuti a prendere i cioccolatini a casa mia. Due ore dopo era morto. Ho pianto tutta la notte, non si può morire così a 10 anni».

Anche il fratellino di 2 anni, dice un’altra vicina, assessore in una giunta precedente, s’aggirava sul piazzale del municipio da solo: «Ai primi di aprile l’ho visto col solo pannolino addosso. Mi parevano cagnolini randagi. Il paese sapeva, tutti vedevano. Io l’altro giorno sono andata in Comune per sollecitare un intervento. I servizi sociali seguivano per quanto di loro competenza e non me la sento di dare la colpa a questa amministrazione. Credo sarebbe potuto accadere anche all’amministrazione di cui facevo parte io, perché il Comune fa la sua parte ma poi decidono altri. La situazione è sfuggita di mano con l’emergenza Covid, quando hanno chiuso scuole e asili. Come cittadina ritengo che sia stata una sconfitta per tutti. Ci voleva una decisone forte del sistema, che non è mai arrivata o che arriva, come al solito, quando succede qualcosa di brutto».

I 4 fratellini di Karim, su provvedimento urgente adottato dai Servizi sociali, sono stati affidati temporaneamente a una struttura per minori, dove da dicembre Karim passava i pomeriggi, prima che il servizio fosse sospeso per il Covid. Il padre, ivoriano, è in Costa d’Avorio e ieri non era ancora stato rintracciato. La madre Anna Maria, 37 anni, è a casa scioccata. L’altra sera sono andati a chiamarla. Quando è arrivata al parcheggio suo figlio era ancora incastrato. «L’ho vista avvicinarsi, afferragli le gambe che penzolavano fuori dal cassonetto e tentare di estrarlo», racconta con gli occhi umidi la donna che abita di fronte. «Karim, amore mio, Karim, amore mio», urlava disperata. Lì vicino, sul marciapiede, i 4 figlioletti assistevano in silenzio.

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