La montagna non è una giostra
Portate rispetto, state a casa
«Se vengono su, li meniamo». Dice così un amico della montagna, che quando guarda dal salotto vede la Presolana e dalla cucina il Pizzo Camino . La gente di montagna ha paura, ora che arriva Pasqua. Perché è freschissimo, nella memoria, quel sabato di inizio marzo quando agli ingressi degli impianti da sci centinaia di persone si accalcavano, incuranti di quel che sarebbe potuto accadere. Incuranti di aver caricato in auto, oltre a sci e scarponi, pure il virus.
La gente di montagna ha paura. Perché finora quel che in normalità è l’handicap di chi vive nelle alte valli – l’isolamento – si è forse rivelato importante. L’isolamento che costringe a grandi trasferte per lavorare, per la scuola, per una visita medica. L’isolamento che fa sì che non ci siano cinema e teatri sottocasa. L’isolamento che alimenta i luoghi comuni sulla gente di montagna, chiusa, scorbutica, fasci di nervi che ti guardano storto appena parcheggi. Forse è proprio quell’isolamento l’unica arma delle nostre alte valli. I morti ci sono stati, il virus non ha risparmiato nessuno.

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