La scorta di Palazzo Frizzoni
300 mila mascherine pronte per la città

Lo chiamano «tesoretto» e di questi tempi non c’è bene più prezioso. Nascoste in qualche angolo in uno dei tanti magazzini comunali, al sicuro da occhi indiscreti, sono stipate 300 mila mascherine.

È il fondo di riserva che Palafrizzoni ha deciso di mettere da parte in vista del futuro, qualunque esso sia, anche in caso di una eventuale seconda ondata.In attesa del vaccino, i dispositivi di protezione individuale sono il metodo più efficace per evitare la trasmissione del virus. I risultati si sono visti, così come si sono visti problemi e nuovi contagi quando le mascherine sono diventate un optional.

Memori dei primi giorni di aprile, quando trovarne una era quasi impossibile, le funzionarie del Comune di Bergamo investite di questo delicato compito hanno fatto un inventario di tutto il materiale a disposizione. Mascherine comprate, mascherine donate da privati, arrivate dall’altra parte del mondo oppure da dietro l’angolo, prodotte da aziende della provincia.

Negli ultimi mesi tra le mani dei dipendenti di Palafrizzoni sono passate centinaia di scatole, per un totale di un milione di mascherine. 450 mila sono state acquistate, circa 250 mila regalate e le altre 300 mila sono state messe al sicuro. Dove? Considerati i tentativi di furto avvenuti in tutta Italia, il luogo della Fort Knox bergamasca non può essere rivelato. In caso di bisogno verranno messe a disposizione dei dipendenti e, come avvenuto ad aprile, anche dei cittadini. Erica Baggi e Giulia Gusmini, le due funzionarie comunali che tra i tanti problemi gestiti durante l’emergenza si sono occupate anche della caccia alle mascherine, raccontano che hanno pensato di trasformarle in tesoretto «perché non sappiamo cosa accadrà e quale sarà il fabbisogno necessario per la nostra città. In questo modo ci potremo far trovare pronti in qualsiasi caso. Ormai è chiaro che le mascherine saranno fondamentali anche nei prossimi mesi. Il nostro forziere, per ora, non è stato toccato». Nei giorni più drammatici dell’emergenza si sono trovate a lavorare in una situazione inedita ed estremamente impegnativa. «Quando è aumentata la richiesta di dispositivi di protezione abbiamo visto decuplicare i prezzi anche da un giorno con l’altro - spiegano -. A forza di telefonate e segnalazioni siamo riusciti a trovare i fornitori giusti, affidabili». Un lavoro fondamentale perché non rivolto solo ai dipendenti comunali, ma all’intera città. Quando Regione Lombardia ha pubblicato l’ordinanza che obbligava i cittadini a indossare sempre le mascherine, anche all’aperto, sono letteralmente sparite dal mercato. «Tramite farmacie e negozi ne abbiamo distribuite in tutto circa 350 mila - continuano Erica Baggi e Giulia Gusmini -. All’inizio abbiamo dovuto contarle, perché non ne avevamo. Poi siamo riusciti anche a dare assistenza a servizi sul territorio, come le agenzie di onoranze funebri che necessitavano di un approvvigionamento continuo. In molti ci hanno dato una mano».

Se il presente è incerto, il futuro lo è ancor di più. La riapertura delle scuole, di molti servizi comunali, lo sport, gli spettacoli. E l’andamento dei contagi che non lascia tranquilli anche se qui, in provincia di Bergamo, il trend sembra stabile. La speranza è che quelle 300 mila mascherine non servano. Al momento, la scelta di preservarle sembra essere la più lungimirante.

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