Lavoratori contagiati dal coronavirus: l’assenza media è di un mese

L’analisi dei numeri nel report dell’Inail aggiornato al 31 dicembre 2021. Confindustria: fra 13 e 20 gennaio ogni azienda con l’8% di dipendenti a casa. I sindacati: caos di regole, servono misure di sostegno. Bettoni (Inail): funzionano le misure di prevenzione e i vaccini.

Il filo dei numeri si srotola dall’inizio della pandemia sino al presente, dalla devastante prima ondata alle certezze del presente. Perché è anche da questa prospettiva, quella della diffusione del contagio nei luoghi di lavoro, che il quadro si mostra cambiato. L’Inail ha presentato i dati aggiornati al 31 dicembre 2021: da quando il virus ha stravolto le nostre vite, in provincia di Bergamo sono state 3.331 le denunce presentate per «infortunio sul lavoro da Covid-19», di cui 51 con esito mortale.

La traiettoria dei numeri va però interpretata guardando agli aggiornamenti precedenti: al 31 dicembre 2020, il totale degli infortuni era di 2.817; lo scorso anno, dunque, se ne sono aggiunti 514. Le proporzioni sono chiare: circa l’85% delle pratiche è stato presentato nel primo anno della pandemia, l’altro 15% s’è sommato nel secondo. Un trend di costante discesa, legato anche all’impatto protettivo del vaccino, che ha permesso di affrontare la nuova ondata invernale del virus con più garanzie. Tra novembre e dicembre del 2021 in Bergamasca si sono aggiunte 80 denunce, negli stessi mesi del 2020 gli infortuni erano stati 275: il calo è del 71%.

«I dati diffusi relativi ai contagi Covid in ambito professionale sono confortanti, a dimostrazione che l’impatto della prima fase della pandemia si è attenuato in maniera significativa», sottolinea Franco Bettoni, presidente dell’Inail. Questo perché, prosegue il bergamasco Bettoni, «l’affinamento nel tempo delle misure di prevenzione intraprese, grazie all’esperienza maturata, a una maggiore conoscenza del virus e consapevolezza del rischio, oltre alle campagne attuate nei luoghi di lavoro volte ad implementare la platea dei vaccinati, hanno garantito la tutela del lavoratore e della collettività».

Gli infortuni con esito mortale sono 51, di cui 11 relativi a denunce presentate nel 2021: Bergamo, col tributo pagato nella prima ondata, resta ancora la quarta provincia d’Italia col maggior numero di infortuni mortali, preceduta da Napoli, Roma e Milano. «Durante l’emergenza sanitaria - spiega Bettoni -, dove abbiamo assistito a un’ulteriore evoluzione del quadro dei rischi professionali, dei processi produttivi e del mercato del lavoro, l’Inail si è subito attivato per fornire la massima tutela assicurativa ai lavoratori colpiti dal virus, a partire dagli operatori sanitari. Come emerge dal report, al 31 dicembre 2021 l’83% di tutte le denunce è stato riconosciuto positivamente, generando nel 96% dei casi un indennizzo».

L’ultimo dossier dell’Inail aggiunge un dato importante: l’assenza media dal posto di lavoro di un infortunato da Covid è di un mese. «Attraverso la Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, abbiamo anche voluto analizzare le ripercussioni sull’attività lavorativa in termini di assenza dei lavoratori contagiati – spiega Bettoni -. Sottolineo che si tratta di un valore medio: forme più acute dell’infezione hanno sicuramente comportato un’assenza dal lavoro più prolungata mentre in altri casi il rientro al lavoro può essere avvenuto dopo un periodo più breve».

Quarta ondata, le quarantene

Il presente si confronta con la quarta ondata, parecchio differente dalle altre. L’alta protezione del vaccino rispetto alla malattia ne ha attenuato l’impatto; l’alta diffusività di Omicron ha però accentuato un aspetto diverso, quello dei contagi maturati nella socialità e schizzati alle stelle. Inevitabilmente, tutte le aziende fanno i conti con lavoratori a casa in isolamento. Un tema, quello dell’incidenza delle quarantene rispetto all’operatività aziendale, monitorato da Confindustria Bergamo. La rilevazione riferita alla settimana 13-20 gennaio, a cui hanno risposto 81 imprese associate per una platea di 7.361 dipendenti, fornisce una fotografia approfondita. Poco più dell’8% dei lavoratori era assente per malattia o quarantena da Covid; per il 40,7% delle aziende le assenze sono aumentate rispetto alla settimana precedente, per il 38,3% sono rimaste stabili, per il 21% sono diminuite. Tra le criticità principali che si riscontrano, il 75,3% delle aziende ha risposto ponendo l’attenzione sull’organizzazione delle presenze e la sostituzione dei lavoratori assenti, il 14,8% ha rilanciato la tematica degli invii in trasferta e dei distacchi, tra le altre risposte si segnala anche il problema dell’interpretazione delle normative.

«Come Confindustria Bergamo stiamo supportando le nostre associate anche in questa quarta ondata di Covid-19 per tutti gli aspetti di gestione della pandemia sui luoghi di lavoro – spiega Paolo Piantoni, direttore generale di Confindustria Bergamo -. Proprio per avere il costante polso della situazione abbiamo lanciato una rilevazione a cadenza settimanale sull’incidenza della malattia e quarantena rispetto all’operatività aziendale». Quanto emerso tra il 13 e il 20 gennaio, con una percentuale di assenze attorno all’8%, rappresenta «una quota che può essere considerata limitata – rileva Piantoni –, ma che certamente determina alcune riorganizzazioni e può comportare difficoltà gestionali soprattutto nelle piccole imprese. Le prime indicazioni che giungono dal secondo monitoraggio attualmente in corso confermano sostanzialmente tali percentuali, ma evidenziano anche un certo ridimensionamento dei timori per i riflessi sull’operatività aziendale. La speranza di tutti è che si vada verso un costante miglioramento, grazie all’alta percentuale di vaccinati che caratterizza i nostri territori».

I SINDACATI: CAOS DI REGOLE, SERVONO MISURE DI SOSTEGNO

I contagi nei luoghi di lavoro sono sotto controllo, la prima ondata è un ricordo lontano. Il virus però resta un tema quotidiano, anche per aziende e lavoratori: il picco dei contagi si riflette nell’inevitabile assenza di migliaia di addetti costretti a casa in quarantena. «Pur in presenza di contagi significativi – commenta Danilo Mazzola, della segreteria provinciale della Cisl Bergamo –, la situazione nei luoghi di lavoro, e in particolare per alcune professioni più a rischio, nel 2021 si è mantenuta sotto controllo, grazie al corretto utilizzo dei Dpi, l’applicazione dei protocolli e la campagna vaccinale, a differenza del 2020 dove in particolare nei primi mesi si sono vissuti momenti drammatici». Se «in questi mesi non si sono creati focolai importanti che hanno messo a rischio l’attività», secondo Mazzola rimangono aperti però due temi: «Il primo è relativo ai lavoratori fragili – spiega il sindacalista –, che per la mansione che svolgono non possono lavorare in smart working: dal 1° gennaio 2022, se collocati in malattia, le giornate vengono conteggiate nel “comporto”, con il rischio di essere licenziati al termine. Secondo tema: il riconoscimento della malattia durante la quarantena per i contatti stretti, in particolare per chi si è vaccinato con due dosi da più di 120 giorni, non è stato finanziato, con la condizione che la quarantena emanata da provvedimento da parte di Ats si deve gestire con ferie o permessi. Due situazioni che a nostro parere debbono trovare la dovuta copertura finanziaria per poter dare risposte a tante situazioni aperte».

Angelo Chiari, che nella segreteria provinciale della Cgil Bergamo è responsabile delle politiche per la sicurezza sul lavoro, posa l’attenzione sulle conseguenze del Covid: «I dati dell’Inail ci parlano di un’assenza media di 30 giorni per infortunio da Covid, e questo la dice lunga sulla gravità della malattia contratta sul posto di lavoro. E ci dice anche un’altra cosa – sottolinea il sindacalista –: che dovrà essere riconosciuto un grado di invalidità. Andranno poi seguiti e studiati gli effetti del long Covid, molti lavoratori sono rientrati ma spesso hanno difficoltà a fare il lavoro gravoso di prima. Queste persone non vanno abbandonate, ma occorre trovare una soluzione. Nella prima ondata, tra l’altro, oltre ai sanitari ci sono state molte altre categorie esposte in prima linea per garantire servizi essenziali: i lavoratori del commercio, a partire dalle cassiere, e poi gli autisti, le onoranze funebri». Sulla peculiarità di questa quarta ondata, Chiari ragiona sul tema della giungla normativa con cui si confrontano lavoratori, aziende e famiglie: «C’è parecchia preoccupazione e confusione rispetto alla gestione delle quarantene, con una tutela che è parziale. Per esempio si riconoscono solo i congedi parentali, pagati al 50%, per i figli minorenni in Dad. L’impatto delle quarantene è alto sui lavoratori e sulla gestione della famiglia, servono misure di sostegno».

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