Lettere delle detenute a Santa Lucia
«Mi piacerebbe avere un’altra possibilità»

Affetti, futuro e il desiderio di una vita normale. Le lettere delle detenute e delle ospiti di Casa Samaria.

Santa Lucia. Notte magica, notte dei desideri, notte in cui anche gli adulti tornano bambini. Notte dove nel buio si accende la speranza, anche quando tutto sembra perduto. Anna, Ornella, Carla, Irene e Miriam – ma i loro nomi veri non sono questi – sono detenute nella Casa circondariale di Bergamo. Hanno sbagliato, stanno pagando. Ma perfino in carcere, dove il tempo scivola via sempre uguale, certe giornate hanno un sapore speciale. E allora viene voglia di prendere carta e penna per tornare a sentirsi normali.

«Cara Santa Lucia, pensare a te mi porta lontano nel tempo, quando con ansia aspettavo che arrivassi per portarmi i doni», scrive Anna. Il suo pensiero corre subito al figlio: «Solo quando sei qui dentro capisci il vero valore degli affetti e della fede». In carcere “la convivenza non è sempre facile” e “adesso che cominciano le feste è ancora più dura. Cara Santa Lucia, ti chiedo solo di vegliare su tutte noi e su chi veglia su di noi». Ornella si porta dentro la pena di «causare dolore a chi è a casa che mi aspetta. Se ancora è possibile per me esprimere un desiderio – si rivolge a Santa Lucia – ti chiedo di fare in modo che io possa uscire da qui il prima possibile e stare con tutti loro in libertà».

La famiglia è anche il pensiero di Carla: «Il senso di colpa che si prova ci attanaglia, soprattutto quello verso i nostri cari. Io ho due figli meravigliosi che in certi momenti penso di non meritare. Solo chi è mamma può capire ciò che scrivo». È un regalo semplice ma immenso, quello che Carla vorrebbe: «Desidero avere una seconda possibilità. Chiedo dal cuore di potere stringere mia madre e chiedere perdono per tutto il dolore che le ho causato… Che tu possa vegliare il mio cammino futuro, proteggere me e i miei cari».

Anche Irene è mamma, sua figlia ha 10 anni: «Vorrei che tu le potessi regalare la certezza e la speranza che la mamma presto sarà con lei, che ha tanto pagato per i miei sbagli e ha sofferto». Miriam invece figli non ne ha, è giovanissima, e fino a pochi anni fa la notte di Santa Lucia era magica anche per lei. «Sono tre anni che sono lontana dalla mia sorellina che adoro. Dirti come mi sento è una fatica, cerco di tirare avanti, di farmi forza». Bisogna aggrapparsi alla speranza: «Se sappiamo aspettare le cose prima o poi arrivano… se puoi aiutare me e la mia famiglia ad avere un po’ di serenità e tranquillità, soprattutto che mio papà torni a stare meglio e con l’anno nuovo possiamo finalmente stare di nuovo tutti insieme». C’è chi invece la pena la sta scontando fuori dal carcere grazie ai benefici previsti dalla legge. Casa Samaria, in via don Palazzolo, è una comunità gestita dalle Suore delle Poverelle in collaborazione con la Caritas Diocesana. Anche qui si riaccende la speranza nella notte di Santa Lucia. Romina, che ha 26 anni, sogna «una vita diversa da quella vissuta fino ad ora. Avere una casa e un lavoro per potermi mantenere ed essere rispettata e voluta bene come donna». Elisa, 22 anni, non smette di farsi domande: «Che fallimento sono? Che persona sono? Chi sono? – scrive nella sua lettera –. È stata in carcere sei mesi prima di avere l’opportunità di scontare la sua pena in comunità. «Qui si impara il rispetto – scrive –. Si impara a riconoscere i propri errori e a perdonare… Infatti a volte il mostro che ti giudica è quello che vive dentro di noi». Non è facile risalire la china, «combattiamo giorno per giorno con le nostre paure, angosce, ansie», ma per un cuore poco più che bambino c’è ancora spazio per sognare: «Quando chiudo gli occhi mi immagino sul mare, serena, in pace con me stessa e con il mondo». Rosanna è nonna e il regalo che chiede è poter rivedere suo nipote – «Mi manca tantissimo» –, invece W. pensa sempre ai suoi bambini lontani «e questo tormento mi toglie il sonno». E a Santa Lucia affida la sua preghiera: «Trovare un lavoro e una casetta che mi consenta di vivere una vita normale e tranquilla con i miei due bambini». Vite difficili, zavorre pesanti da portare sul cuore. Ma in questa notte di attesa Santa Lucia arriverà anche per loro. Con l’opportunità di rifarsi una vita.

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