Lombardia, zona rossa o arancione?
Tremila negozi con il fiato sospeso

Il ministro Speranza apre in tarda serata uno spiraglio. Fontana: «Confronto schietto, ci siamo lasciati con l’impegno di riaggiornarci molto presto per verificare quella che realmente può essere la data giusta per allentare le misure restrittive nella nostra regione». Nel pomeriggio l’attesa per l’andamento dell’Indice Rt, poi le nuove ordinanze.

Il governo ha smorzato le speranze di Regione Lombardia di poter passare dalla zona rossa all’arancione in tempi brevi. Nella tarda serata di giovedì 26 novembre l’annuncio del governatore Attilio Fontana: «Nonostante la mia opposizione, il governo intende mantenere in vigore fino al 3 dicembre le attuali misure restrittive e, quindi, lasciare la Lombardia in zona rossa». Una doccia fredda. «La Lombardia è da due settimane pienamente nei parametri previsti per il passaggio in zona arancione – sottolineava Fontana – continuerò a farmi portavoce verso l’esecutivo affinché la Lombardia, come previsto dagli indicatori, entri in zona arancione prima possibile».

Poi sempre in tarda serata uno spiraglio. «Ho avuto un confronto schietto e diretto con il ministro Roberto Speranza. Entrambi condividiamo che la Lombardia abbia tutti i requisiti per passare da quella rossa a quella arancione. Ci siamo lasciati con l’impegno di riaggiornarci molto presto per verificare quella che realmente può essere la data giusta per allentare le misure restrittive nella nostra regione». Solo poche ore prima l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera era sembrato piuttosto ottimista sull’esito del confronto con l’esecutivo. «La Lombardia chiederà di passare da zona rossa a zona arancione – aveva detto –. Il confronto con il governo è aperto per capire se questo accadrà domani o lunedì», auspicando l’inizio di «una riapertura graduale che però deve essere accompagnata da grande senso di responsabilità, perché non dobbiamo ricadere a breve in una situazione di criticità. Riaprire i negozi non significa liberi tutti, è chiaro che quello che è successo in estate e a settembre deve insegnare grande prudenza e responsabilità, soprattutto nei comportamenti individuali», aveva concluso Gallera.

E un messaggio rassicurante arriva in serata dallo stesso premier Conte: «Domani (venerdì 27 novembre) è una giornata importante: mi aspetto un RT che è arrivato all’1, sarebbe un segnale importante della riduzione del contagio. E mi aspetto anche che molte regioni che ora sono rosse diventino arancioni o gialle. Sarebbe un bel segnale». Segnale che diverse regioni - dal Piemonte alla Toscana - stanno aspettando.

Quando arriveranno i dati della Cabina di regia, oggi pomeriggio dunque, il ministro Speranza farà le ordinanze per le Regioni che possono scendere in zona arancione o gialla. Il cambio di colore dovrebbe essere operativo da domenica 29 novembre.

I commercianti scalpitano

Il passaggio alla zona arancione implicherebbe per il commercio bergamasco la riapertura di negozi di abbigliamento e calzature, (più di 400 solo in città, oltre 2.000 in tutta la provincia), casalinghi, gioiellerie, antiquari, negozi di mobili e arredamento, bigiotterie. Nel complesso più di 600 punti vendita in città che diventano quasi 3.000 in tutta la provincia, stando ai dati di Ascom. I commercianti scalpitano. «Molti ci chiamano chiedendo se si potrà già aprire sabato (domani, ndr) – dice Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo – ci auguriamo un’ordinanza immediata ma non abbiamo tempi certi, poter aprire nel fine settimana sarebbe importante per recuperare parte del terreno perso». Intanto oggi, venerdì 27 novembre va in scena il Black Friday, che sottrarrà nuove risorse al commercio tradizionale. «Avremmo voluto che coincidesse con la riapertura dei negozi, e invece non sarà così. Il Black Friday è diventato un fenomeno soprattutto online, che la chiusura ha rafforzato. Il commercio tradizionale richiede un certo approccio all’acquisto, vedere il prodotto, toccarlo, provarlo. Le consegne a domicilio sono dettate dall’emergenza, non credo resteranno quando torneremo alla normalità. E poi c’è il fronte ristori, i decreti hanno previsto sostegni per tasse e contributi ma sono troppo corti i termini per pagare tutto in primavera, ci vogliono tempi più lunghi per i pagamenti. Accumulare liquidità per pagare l’inevaso è difficile, serv

e tempo, sperando che gli affari ripartano».

Tasse e concorrenza del web

«Sentiamo forte la pressione degli operatori che vogliono ripartire. Si aspettano che la morsa dei provvedimenti si allenti, abbiamo continue richieste di informazione. Tutti hanno cercato di tenere i motori accesi ricorrendo a delivery, vendite attraverso i social e il commercio elettronico – dice Filippo Caselli, direttore di Confesercenti Bergamo –. Una riapertura a breve dei negozi sarebbe auspicabile. Le restrizioni imposte a centinaia di negozi hanno determinato una situazione di enorme difficoltà, ulteriormente aggravata dalla sperequazione di condizioni tra negozi reali e online. La spesa in abbigliamento e accessori subisce il travaso più rilevante, con 25 milioni di euro al giorno dirottati verso il web. Ma lo squilibrio concorrenziale ha un impatto significativo anche su giochi e giocattoli, tecnologia, elettrodomestici e libri. Sul tema delle tasse locali, abbiamo chiesto il prolungamento dell’esonero dal versamento di Cosap e Tosap per esercizi pubblici e ambulanti».

«È un periodo molto complicato per il commercio, soprattutto per quello minuto della città – ha detto ieri il sindaco Giorgio Gori presentando le iniziative di Natale promosse dai commercianti –. Il Comune ne è consapevole, abbiamo cercato di essere vicini ai commercianti – sia durante la prima ondata sia durante la seconda – anche in modo concreto, ad esempio con il Programma Rinascimento, che tuttora eroga contributi a fondo perduto alle categorie più colpite dalle chiusure legate al contrasto del Covid 19».

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