Long Covid: a 18 mesi dal contagio disturbi nel 25% dei casi

Marco Rizzi, Malattie infettive del «Papa Giovanni»: strascichi anche negli asintomatici. «Una ragione in più per vaccinarsi».

Stanchezza che non va via, alterazione del ritmo del sonno e della veglia, cefalee, difficoltà di concentrazione, quando non disturbi più gravi e disfunzioni d’organo: gli strascichi del contagio da Sars-Cov2 hanno una durata piuttosto lunga, anche di parecchi mesi, forse anche anni . E soprattutto, gli effetti del contagio si manifestano non soltanto in chi ha avuto un episodio acuto, o addirittura il ricovero in ospedale quando non in Terapia intensiva, ma anche tra quanti sono risultati positivi al Covid ma hanno manifestato sintomi lievi o addirittura nessuno. E tra chi soffre di «long Covid» o, nella sua forma più attenuata, di disturbi «post Covid» ci sono anche diversi giovani che hanno contratto il virus, senza particolari problemi si sono negativizzati, ma poi continuano a lamentare malesseri che non vanno via velocemente.

«La costellazione degli effetti del contagio è varia, sia nella durata che nell’intensità. Ma è un dato di fatto: il long Covid e il post Covid possono riguardare anche gli asintomatici. E tra questi ultimi, come è noto, c’è la popolazione più giovane. Per questo decidere di vaccinarsi è una scelta opportuna, importante: se anche non esiste alcun vaccino che protegga al 100%, in questo caso immunizzarsi aiuta ad evita i fastidiosi disturbi che possono manifestarsi anche a lunga distanza e per molto tempo, dopo essere stati contagiati dal virus», rimarca Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Sin dall’attenuazione della prima ondata, nella tarda primavera del 2020, al «Papa Giovanni» è stato attivato un programma di follow up per studiare gli effetti a lungo termine del contagio nelle persone che si erano ammalate ed erano state ricoverate o avevano avuto almeno un accesso per Covid al pronto soccorso della struttura sanitaria alla Trucca: oltre 2.000 persone sono state seguite negli appositi ambulatori organizzati per poter «studiare» gli effetti del contagio. «Il Covid è una malattia di cui non si sapeva nulla, nella primavera scorsa, e che cominciamo a conoscere e a comprendere meglio adesso – rimarca Marco Rizzi – . Sappiamo che gli strascichi del Covid variano in intensità e durata a seconda sia della gravità della malattia al momento dell’esordio, sia dell’età e delle condizioni generali dei pazienti prima del contagio. E ci sono comunque sempre delle eccezioni . Da quello che si è evidenziato nel corso dei follow up, è che, tra le persone contagiate da marzo dell’anno scorso in avanti, a dodici mesi di distanza quasi il 50% manteneva ancora qualche disturbo legato al Covid . Con una gravità variabile: per chi aveva già altre patologie, era anziano, è stato intubato, ha trascorso parecchio tempo in Terapia intensiva, il recupero è decisamente lento, e si possono riscontrare anche casi di danni d’organo permanenti, disturbi cardiaci, problemi polmonari, o neurologici. Certo, ci sono anche casi di persone che pur avendo avuto un esordio acuto e grave del contagio Covid sono completamente ristabilite. A oltre un anno e mezzo dalla malattia, a 18 mesi, la percentuale di persone che mostrano condizioni di long Covid può oscillare tra il 20 e il 25%. Una percentuale che si abbassa tra i più giovani e tra quanti hanno avuto un contagio con sintomi lievi o facilmente gestibili, e che si innalza però anche di molto se i soggetti hanno un’età maggiore e hanno avuto una malattia più grave. Quello che è certo è che, al di là dell’episodio acuto, il Covid può lasciare segni a lungo termine anche a chi è stato contagiato in modo asintomatico. Vedremo tra 5-10 anni, quanto e quale sia stato il prezzo da pagare, a livello dell’organismo, per aver contratto la malattia. Ora stiamo studiando».

Per valutare gli effetti del Covid sono stati avviati, all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo diversi percorsi di valutazione clinica per le persone che hanno avuto il Covid: percorsi per valutare gli effetti psichiatrici, neurologici, pneumologici, cardiologici . «I dati in nostro possesso sull’evoluzione degli effetti della malattia, quindi su long Covid e post Covid, non sono così numerosi e comunque non omologhi. Serve quindi uno studio più complessivo, con un numero maggiore di casi esaminati e per diverse categorie di pazienti, da chi ha avuto danni d’organo a chi ha avuto effetti da asintomatico – afferma Marco Rizzi – . Tra un anno, probabilmente, avremo le idee più chiare. Quello che emerge, attualmente, con evidenza, è che i casi di reinfezione o di contagi da vaccinati sono bassissimi. E che il vaccino sicuramente protegge da evoluzioni più gravi della malattia. Vaccinarsi, quindi è una protezione anche dagli effetti del Covid a lungo termine, anche per gli asintomatici: ed è un dato importantissimo».

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