L’ospedale e la telefonata con il premier
«Ho detto a Conte: siamo allo stremo»

«Ho detto chiaramente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che abbiamo bisogno urgente di personale, ci servono dispositivi e attrezzature, ci serve alleggerire la pressione sui nostri ospedali». Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo sintetizza in poche, incisive parole, la telefonata intercorsa con Giuseppe Conte.

Il presidente del Consiglio ha chiamato domenica 15 marzo intorno alle 14, e ha parlato a lungo con Maria Beatrice Stasi. «Mi ha fatto piacere, davvero, il suo interessamento personale e quello del Governo –  ha sottolineato Stasi –. Il presidente Conte mi ha espresso la vicinanza di tutto il Paese a Bergamo e all’ospedale, ai malati, ai nostri operatori e a tutta la cittadinanza. Vicinanza e incoraggiamento, mi sono commossa.

Ma soprattutto è stato importante potergli far arrivare direttamente il nostro grido d’aiuto. Ho avuto modo di spiegare senza filtri e senza fraintendimenti quello che sta succedendo qui, gli ho rappresentato la nostra realtà che forse vista da Roma può non essere ancora stata percepita in tutta la sua drammaticità: attualmente abbiamo una terapia intensiva con 80 posti, in pratica tutti occupati, e può ad oggi essere considerata la più grande d’Italia e d'Europa – rimarca il direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . Abbiamo ricavato oltre 400 posti di degenza ricoverati per persone infettate dal coronavirus. Ma non possiamo reggere oltre perché ci serve altro personale, soprattutto infermieri ma anche medici e abbiamo bisogno di attrezzature. Ogni sforzo possibile è stato fatto, i medici di altre specialità, di reparti ormai convertiti, si sono dedicano ora solo ai malati Covid-19, cerchiamo di alleggerire la pressione trasferendo alcuni pazienti in altri ospedali e nelle Rsa, quando si tratta di malati Covid-19 con sintomi non eccessivamente pesanti e che respirano autonomamente, ma, l’ho detto chiaramente al premier Conte, ora siamo davvero all’ultimo miglio. Ci serve aiuto, e subito. I miei non ce la fanno più».

E Maria Beatrice Stasi fa solo un esempio, su quanto l’ospedale Papa Giovanni sia in profonda sofferenza: «Ci manca l’ossigeno, le scorte sono state sì aumentate, ma quando questa struttura è stata progettata nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si dovesse far fronte a un'emergenza simile: i malati che ricoveriamo qui hanno quasi tutti bisogno di ossigeno, e il consumo di gas medicali è salito alle stelle. Tanto che proprio in queste ore sono in corso lavori, a tempo di record, perché sia possibile attivare un nuovo serbatoio, lungo una linea di oltre 100 metri, al più tardi entro lunedì pomeriggio (oggi pomeriggio ndr). Per non parlare della mancanza di mascherine e di ventilatori. Gli sforzi li abbiamo fatti tutti, in primis i medici e gli infermieri, abbiamo in pratica rivoluzionato due ospedali, quello di Bergamo e quello di San Giovanni Bianco, ma non basta: abbiamo urgente bisogno di aiuto». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso della telefonata, ha assicurato il suo sostegno anche operativo a Bergamo e, commenta ancora Maria Beatrice Stasi, «speriamo ci siano sviluppi nelle prossime ore».

E infatti poco dopo l’annuncio della telefonata intercorsa tra Stasi e Conte, le agenzie hanno diffuso la notizia dell’arrivo a Bergamo di rinforzi medici militari: il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha annunciato l’arrivo (da domenica sera, ieri per chi legge ndr) di altri 20 medici militari (una decina sono già arrivati nei giorni scorsi a Seriate, con 8 infermieri) per dare supporto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. L’immediato invio è stato possibile grazie allo stretto e tempestivo coordinamento con lo Stato maggiore della Difesa che ha individuato, tra le Forze Armate, il personale militare sanitario. «Altri 20 medici militari stanno partendo per Bergamo. Per dare supporto ai colleghi civili, medici, infermieri e personale sanitario che lavorano senza sosta. Lavoriamo insieme per il Paese, dove ogni singolo italiano sta facendo la sua parte. La Difesa italiana – fa sapere Guerini – è a disposizione con uomini e mezzi per fronteggiare insieme l’emergenza e la richiesta del territorio bergamasco in sofferenza necessitava di una risposta immediata».

Ad alleggerire la pressione, intanto, sta contribuendo il piano di trasferimenti di diversi malati verso altre strutture, anche fuori dalla Lombardia. «Ieri due pazienti sono stati spostati da Seriate all’ospedale di Palermo, ora cominciamo anche noi, e non solo su Palermo – rimarca Maria Beatrice Stasi – , mentre la settimana prossima continueranno gli spostamenti di degenti verso le Rsa del territorio lombardo e anche verso altri ospedali della regione. Ma questi spostamenti, seppur importanti, non sono incisivi quanto potrebbero essere invece cospicui interventi di rafforzamento del personale, purché sia formato: mettere a lavorare medici e infermieri in reparti di area critica non si improvvisa da un giorno all’altro. E noi siamo già pronti ad accogliere medici anche dall’estero, anche se è evidente che la logistica per l’ospitalità dovrebbe essere di competenza di altri soggetti: si è parlato di Cuba, siamo stati contattati dagli Stati Uniti. Noi possiamo assicurare che quando sarà il momento di dover ricambiare l’aiuto non ci tireremo indietro, faremo la nostra parte. Ora chiediamo a tutti di fare la loro: è quello che ho rimarcato al premier Conte».

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