Mattarella invoca
l’immunità per tutti

Se c’è una lezione da trarre da quest’annus horribilis che sta per chiudersi, se c’è una riflessione su quello che stiamo ancora vivendo, questa è la consapevolezza che nessuno si salva da solo e che soltanto la solidarietà può battere un nemico subdolo e invisibile come la pandemia. È la lezione che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto rendere esplicita di fronte al corpo diplomatico nella tradizionale cerimonia degli auguri di Natale e Capodanno. Questo impegno solidaristico non si limita
agli sforzi dei singoli ma diviene collante di un popolo, di una comunità, di una nazione con un progetto, di un sistema-Paese in grado di sconfiggere il virus e risollevarsi dal punto di vista economico.

La prima sfida infatti è proprio quella di «non volgere il nostro sguardo illusoriamente dall’altra parte». Nel nostro Paese gli esempi di abnegazione non sono mancati. Come dimenticare le centinaia di eroi, medici e paramedici, che hanno sacrificato la loro vita sul fronte della lotta al Covid? L’anno che si apre mostra ben chiara una luce in fondo al tunnel: l’arrivo dei vaccini. Il commissario nazionale Domenico Arcuri sta predisponendo un colossale piano di distribuzione di oltre 200 milioni di dosi, compresi i richiami, con l’aiuto dell’esercito e il supporto logistico di medici, infermieri, ricercatori, basi militari, navi e aerei. Un clima di guerra, per una battaglia che vinceremo. Proprio ai sieri capaci di innescare il sistema immunitario il presidente ha dedicato parte del suo discorso, auspicando che «i segnali di speranza che giungono sul fronte dei vaccini ci possano presto consentire di superare le difficoltà attualmente esistenti per tornare a incontri in presenza diretta». Sono le sfide dell’anno che verrà, sfide difficili e complicate ma fondamentali: la lotta alla pandemia, la ripresa economica, gli ammortizzatori sociali, la riconversione industriale attraverso il Recovery Fund che prevede enormi stanziamenti nel campo del digitale e della sostenibilità, soprattutto ambientale, con il taglio delle emissioni di Co2 per salvare il Pianeta.

Di fronte al corpo diplomatico Mattarella (che ha parlato anche a nome del governo chiamato a presiedere il prossimo G-20), sottolinea un principio fondamentale, che deriva dal diritto universale alla salute: l’immunità dovrà essere garantita a tutti e non solo ai più abbienti o ai Paesi dotati di maggiori capacità economiche, gestionali e finanziarie. Altrimenti non faremmo altro che acuire un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: l’aumento delle iniquità derivanti dalla pandemia. «Le disuguaglianze», spiega il presidente della Repubblica «si sono drammaticamente acuite, le tensioni rischiano di aumentare in maniera evidente, le regole che presiedono alla pacifica convivenza appaiono troppo spesso violate».

Ecco perché dalla prova che stiamo dolorosamente vivendo «scaturisce, con forza ancora più intensa, l’esigenza di una collaborazione internazionale senza riserve, conseguenza diretta di un mondo sempre più interconnesso. Sfide globali che devono essere fronteggiate da una “governance” efficacemente globale». Il nemico è la «volatilità», come la chiama il presidente, ovvero quella mancanza di connessioni feconde tra Stati alla base della lotta comune contro un nemico invisibile. Il vaccino, prodotto in meno di un anno (quando generalmente ne occorrono almeno dieci) può essere un buon banco di prova, la grande prova generale di un mondo che risponde con la solidarietà e la tenacia a una sfida di sopravvivenza globale. Quante notti febbrili e insonni di scienziati e ricercatori piegati nei laboratori sui loro microscopi ci sono dietro questa vittoria globale? «Non ci possiamo permettere che la volatilità divenga una componente strutturale del sistema delle relazioni internazionali. Lo dobbiamo, fra l’altro, ai milioni di cittadini nel mondo colpiti dal Covid-19. Lo dobbiamo al futuro di questo pianeta: il futuro o è per tutti o non è per nessuno, come l’anno trascorso ci ha dimostrato». La pandemia ha unito i nostri destini. Il 2021 sapremo trarre a frutto questa lezione.

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