Medici in prima linea con visite a domicilio
«Noi unità speciali a caccia del virus»

Due dottoresse dell’Usca, il pronto intervento Ats: così i pazienti non devono attendere ore.

Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, e cioè i medici che, bardati di tutto punto, escono per le visite domiciliari a pazienti contagiati o con sintomi di Covid-19, uno dei fronti più pericolosi di questa guerra. L’acronimo è piuttosto aggressivo e ti aspetteresti di imbatterti in adrenalinici Rambo della medicina protetti da scafandri da palombaro, cosa comunque buona e giusta di questi tempi. Invece, ti vengono incontro due giovani e dolci dottoresse, di una calma rassicurante, determinate e competenti quando le senti dare istruzioni al telefono. Indossano il camice bianco perché ora si trovano momentaneamente negli ambulatori della guardia medica di via Borgo Palazzo, ma durante le uscite si proteggono con tuta, mascherina FP2, occhiali, cuffia, calzari e doppi guanti, e allora sì che, anche per abbigliamento, guadagneranno le sembianze di soldati in missione pericolosa.

«Paura del contagio? Un pochino l’abbiamo, ma poi ti concentri sul paziente e non pensi ad altro», confida Monica Pagani, 32 anni, di Castelli Calepio, specializzanda in Radioterapia all’ospedale Papa Giovanni. «A Bergamo un po’ di paura l’hanno tutti, ma il lavoro che ho scelto è anche questo», le fa eco la collega Sofia Bergamini, 31 anni, di Mozzo. Vengono entrambe da esperienze di guardia medica e, in fondo, confessano, la mansione è più o meno la stessa: «Solo che adesso abbiamo dispositivi di protezione più avanzati».

L’Unità speciale è stata creata dall’Ats di Bergamo per sgravare i medici di base, che possono ora occuparsi principalmente dei consulti telefonici: una marea, visto che ciascun dottore di famiglia ha quotidianamente a che fare con 100/150 chiamate di assistiti.

«I casi che meritano una visita domiciliare, i medici di base li segnalano al numero riservato dell’Usca – spiega Roberto Moretti, responsabile delle Cure primarie dell’Ats – e a quel punto escono le nostre squadre, sei di due medici ciascuna. Fanno base a Bergamo, Albino, Grumello, Dalmine, Zogno e Treviglio. Al momento sono 143 i medici di famiglia malati. Speriamo di no, ma se dovesse essere necessario amplieremo l’organico Usca, magari estendendo al mattino la fascia oraria, che ora va dalle 14 alle 20».

Il servizio è attivo da giovedì scorso ed è in pratica dedicato ai pazienti Covid-19. «Finora sono state compiute quasi 400 visite a domicilio – sottolinea Moretti -. Abbiamo fatto un bando e sono arrivate un sacco di adesioni, per lo più medici bergamaschi con esperienze di guardia medica alle spalle».

L’Usca ha attirato l’attenzione anche dei media esteri e nei giorni scorsi è stata oggetto di servizi da parte di un’agenzia Usa e della radio nazionale tedesca. «Prima i pazienti più gravi o i medici di base dovevano chiamare il 112, che era oberato di telefonate, col risultato che prima che arrivasse qualcuno potevano passare anche delle ore – osserva Moretti -. Ora invece è il medico curante, su segnalazione dell’assistito, a chiamare direttamente l’Usca che interviene per la visita domiciliare».

Monica Pagani e Sofia Bergamini non hanno avuto incertezze e hanno subito aderito al nuovo servizio. «Come guardie mediche uscivamo anche prima, dicono. La visita a domicilio non è comunque obbligatoria, anche loro valutano al telefono, perché il rischio sarebbe di accorrere da un paziente magari non grave e di trascurare nel contempo casi più seri. Anche perché l’ambito da coprire, e dunque di possibili utenti, non è trascurabile: l’Usca di Bergamo si occupa, oltre che della città, anche di 18 paesi.

La dottoressa Pagani è montata in servizio il primo giorno in cui l’Usca è stata istituita. «È stato un turno abbastanza leggero – osserva -, due o tre visite domiciliari, forse perché non tutti i medici di base sapevano ancora dell’esistenza dell’Unità speciale. In media facciamo quattro uscite a turno, ieri (martedì per chi legge, ndr) invece ne ho fatte otto. Quando arriviamo i pazienti sono contenti, anche perché prima di questo servizio magari dovevano attendere parecchie ore per ricevere una visita o un’ambulanza. Sono sollevati, anche se non tutti i parenti ci accolgono come salvatori. Ma diciamo che ora, rispetto a prima dell’emergenza, quando facevo i turni di guardia medica, hanno tutti meno voglia di essere arroganti e pretenziosi. Sono preoccupati. C’è anche da dire che adesso sono spariti i casi banali, gente che ti chiamava per il mal di testa o la scarica di dissenteria».

Mai avuto ripensamenti? Mai trovate a pensare: ma chi me l’ha fatto fare? «No - rispondono in coro -. Ci fa piacere essere d’aiuto. E poi, chi più chi meno, tutti i medici sono esposti al rischio contagio».

Il telefono adesso comincia ad agitarsi; la calma olimpica delle due dottoresse è invidiabile e induce a pensare che chi sta chiamando è in buone mani. Qui non serve l’adrenalina dei Rambo, ma la serenità dei sapienti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA