Morto a 19 anni dopo 15 mesi di lotta
Grumello del Piano piange Andrea

Andrea Fravola aveva un osteosarcoma, era stato operato a Milano: lascia nel dolore i genitori e i tanti amici.

La terribile diagnosi era arrivata 15 mesi fa, dopo continui dolori a una spalla: osteosarcoma. Un tumore aggressivo contro cui Andrea Fravola ha lottato fino a mercoledì 1° luglio, quando si è spento a soli 19 anni.

Studente di meccanica al Cfp di Curno, viveva in via Grumello, in città, con i genitori Ruggero ed Erica e la sorella maggiore Nicole di 26 anni. A causa della malattia aveva dovuto abbandonare la scuola e iniziare il suo calvario tra ospedali e chemioterapie: «Era stato operato a Milano – spiega la zia paterna Rosy Anastasi – dove sono specializzati a trattare questo genere di tumore. L’intervento era andato bene, la speranza che si salvasse non ci ha mai abbandonato ma sapevamo che le possibilità non erano a nostro favore».

Andrea era tornato a casa ma poi, purtroppo, il tumore è ritornato ancora più aggressivo. Da aprile era assistito a casa, sempre attorniato dalla sua famiglia, dai parenti e da tanti amici. «Ultimamente le condizioni di Andrea sono peggiorate e ieri (martedì, ndr) essendo in fase terminale, è stato trasferito all’Hospice di via Borgo Palazzo. Stamattina (ieri, ndr) l’hanno sedato, ma ci hanno dato la possibilità di stargli vicino fino all’ultimo».

Se n’è andato alle 16,37, circondato dagli affetti più cari. La salma è stata composta nella camera mortuaria dell’Hospice dove amici e parenti potranno fargli visita da oggi, rispettando sempre le misure anti Covid. I funerali saranno celebrati sabato alle 10 nella chiesa parrocchiale di Grumello del Piano da don Lucio Donghi.

Andrea non era un appassionato di calcio come tanti suoi coetanei: simpatizzava per l’Atalanta ma non andava allo stadio, la sua vera passione era la motocicletta. «Aveva uno scooter che era riuscito a sistemare nel corso dei mesi insieme al papà, agli amici e a mio figlio Michele, anche lui con la stessa grande passione per la moto– continua la zia –. Nonostante non riuscisse più a muovere la spalla e avesse la bombola di ossigeno ha voluto ugualmente preparare la sua moto e, grazie all’aiuto del papà Ruggero, ha fatto in tempo anche a provarla. Ha concretizzato così il suo sogno più grande, riuscire a provare la moto su cui tanto avevano lavorato insieme».

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