Nella Bergamasca otto hub, gli altri 15 per le seconde dosi

Sono otto gli hub nella Bergamasca che saranno utilizzati nella fase massiva nei prossimi mesi: si passerà, secondo i dati della Regione, dalle attuali 42 linee impiegate prevalentemente per la somministrazione delle prime dosi di vaccino a 153 a regime.

Solo Milano ne ha di più con 360, anche se il dato di Brescia (131) è parzialmente viziato dal fatto che la Valcamonica è inserita nell’Ats Montagna.

Gli hub prescelti sono: la Fiera di Bergamo, i palazzetti dello sport di Sant’Omobono, Clusone e Zogno, il Cus di Dalmine, il Palaspirà di Spirano, la Fiera di Treviglio e il Palasettembre di Chiuduno. Fanno parte di una rete regionale di 76 centri che permetterà di passare dalle 450 linee vaccinali attive dal 12 al 30 aprile alle 1.000 di maggio, per un totale di 144mila dosi di capacità produttiva. Nella Bergamasca si potrà arrivare a 20mila al giorno.

«Spostamenti ridotti»

«I centri massivi sono stati individuati per garantire una copertura omogenea della popolazione sul territorio, minimizzando le aree scoperte e riducendo gli spostamenti» spiega il consulente per la campagna vaccinale, Guido Bertolaso. A fronte dei poco più di 10 milioni di lombardi da vaccinare, quasi 8 sono ricompresi in una distanza di 10 chilometri da un hub. Quasi 44mila vivono invece in comuni compresi tra i 30 e i 40 chilometri di distanza. Per loro è molto probabile una somministrazione sul posto con strutture mobili, come sta accadendo in questi giorni per gli over 80.

Gli 8 hub prescelti saranno il teatro della fase massiva della vaccinazione, quella che scatterà il 12 aprile con la fascia dai 79 ai 75 anni e via via a scendere fino all’auspicabile (e ribadito ieri in Regione ) traguardo di metà luglio entro il quale tutti i lombardi dovrebbero aver ricevuto almeno una dosa. E qualcuno anche due.

Ed è proprio questo aspetto che ha portato alla differenziazione dei centri vaccinali e all’individuazione degli 8 che rappresenteranno da qui ai prossimi mesi la prima linea del territorio. Gli altri verranno destinati, fino all’esaurimento del loro compito, al completamento delle seconde dosi per gli over 80, gli insegnanti e tutte le altre categorie che non hanno ancora completato l’iter della vaccinazione iniziato nelle scorse settimane.

Le chiusure progressive

È il caso di strutture come Antegnate, ma anche Mapello, San Giovanni Bianco e di tutte quei centri medio-piccoli o presidi ospedalieri che verranno destinati solo per alcune categorie, alcune particolarmente delicate come i vulnerabili. Non più tardi della scorsa settimana, l’Ats aveva delineato una mappa di 23 sedi per la campagna di massa: ora il novero si riduce a 15. Una scelta determinata da diversi fattori, geografici, funzionali, strategici ma anche dalla complessità di gestire nel bel mezzo della fase massiva un elevato numero di vaccini e per giunta di diverse tipologie, considerando che oltre a Pfizer, Moderna ed AstraZeneca è in arrivo Johnson&Johnson.

Le stesse Poste Italiane avevano fatto presente alla Regione la necessità di concentrare il lavoro su poche e selezionate strutture sul territorio per una migliore gestione delle operazioni di prenotazione (non più adesione) del vaccino. Il confronto si è chiuso martedì in giornata e mercoledì la Giunta ha messo nero su bianco la lista degli hub sul territorio. Milano la fa chiaramente da padrone con ben 19 hub, seguita da Pavia e dalla Brianza con 9: Bergamo è a quota 8 insieme a Brescia, Ats Val Padana e Insubria. Chiude l’Ats Montagna con 7.

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