Nembro, rischia la chiusura
la Rsa simbolo della pandemia

La casa di riposo ha perso 34 ospiti in 2 mesi. Gara di solidarietà per coprire buco da 400 mila euro.

Anche l’epicentro ha un cuore. E batte in via dei Frati 1. L’indirizzo corrisponde a quello della casa di riposo di Nembro: l’onda funesta della pandemia s’è scagliata qui prima che altrove, mietendo 34 vittime.

In meno di due mesi – febbraio e marzo – se ne sono andati 34 di 87 ospiti. Un bollettino straziante che ha fatto il giro del mondo: per il mondo la Rsa di Nembro è diventata il cuore dell’epicentro, un cuore che – adesso, dopo tante parole d’affetto spese per quella Val Seriana finita abbondantemente sotto i riflettori – rischia di smettere di battere.

Via dei Frati 1. Da fuori le tracce di quel che è stato sono impresse su cartelli e striscioni. Appeso alle finestre sventola ancora oggi un lenzuolo con un omaggio agli operatori - «Nel vostro piccolo state facendo qualcosa di grande», si legge – e la porta d’ingresso è un invito a stare alla larga: «Divieto di entrata» ammonisce un foglio A4 stampato ad altezza visitatore. La Rsa s’è trasformata in una roccaforte. E le misure, stringenti, han pagato.

«La situazione attualmente è sotto controllo, almeno dal punto di vista sanitario» assicura il presidente della struttura – una onlus – Valerio Poloni. L’emergenza adesso s’è spostata su un altro fronte. Quello economico. Un fronte che si è aperto per l’intera galassia delle case di riposo lombarde, costrette a fare i conti con gli ammanchi dei mancati ingressi: ma qui, a Nembro, la crisi picchia –ancora una volta – più che altrove.

«Tutte le Rsa quest’anno perdono una buona fetta di entrate – spiega Poloni, subentrato alla presidenza per sostituire Giuseppe Pezzotta, fra le prime vittime del virus –: non avendo potuto occupare i posti rimasti liberi a seguito dei decessi dovuti al Covid, è naturale che i conti siano messi male dappertutto. Ma noi abbiamo almeno due fattori che rendono il quadro ancor più grave. In primis, anche se ora siamo scesi a solo 13 letti liberi, i posti rimasti vuoti per mesi sono stati moltissimi. Secondo: a differenza delle altre strutture, noi non possiamo coprire i mancati introiti del periodo Covid con le risorse accantonate negli anni scorsi. Le abbiamo impiegate tutte per la ristrutturazione della Rsa, attualmente in corso».

Già, la ristrutturazione. A gennaio, pochi giorni prima che lo tsunami colpisse la Val Seriana, la Rsa di Nembro inaugura un Centro diurno integrato nuovo di zecca. Una struttura all’avanguardia, un involucro talmente moderno da sembrare una di quelle strutture contemporanee sedi di biblioteche o spazi museali. Non solo. Giusto qualche mese prima che la pandemia inizi ad allarmare l’Italia, la Rsa avvia quei lavori di ristrutturazione interna tanto attesi: ci sono da ampliare gli spazi, da rimodernare le camere, da rivedere i locali più vetusti.

«L’intervento complessivo era di cinque milioni di euro – fa i conti Poloni -: un milione e mezzo di risorse proprie, e per i restanti tre milioni e mezzo abbiamo acceso un mutuo. Potevamo permettercelo: il nostro bilancio a fine 2019 era in perfetta salute, sapevamo di potercela fare senza problemi. Sbagliavamo: non avevamo fatto i conti con l’epidemia». Conti che, adesso, non tornano. Mancano 400mila euro di mancati introiti, e se la Rsa non li trova entro la fine dell’anno il rischio è concreto. «Chiudiamo» ammette affranto Poloni mentre guarda gli operai al lavoro al secondo piano della palazzina, che conserva l’architettura dell’ex convento. Un rischio talmente concreto che sono scesi in campo tutti, per una (nuova) chiamata alle armi. Non solo la Rsa: impegnati nella raccolta fondi collettiva (per informazioni 035521105, [email protected]) ci sono anche Comune e parrocchia.A proposito di parrocchia: don Antonio Guarnieri esce dalla casa di riposo dopo un saluto agli ospiti. «Sono tornato qui a dire Messa per la prima volta settimana scorsa, dopo sette mesi di pausa forzata. E la gioia che ho visto in questi anziani raramente mi è capitato di scorgerla. Adesso dobbiamo far comprendere ai nostri concittadini che dobbiamo salvare la Rsa. È una ricchezza della comunità, è patrimonio collettivo. L’8 novembre sarà la giornata dedicata alla sensibilizzazione dei cittadini per la casa di riposo: lo ricorderò durante la Messa, bisogna che ognuno faccia la propria parte».

Il Comune, la sua parte, l’ha fatta. Nei mesi scorsi ha donato oltre 700mila euro per aiutare quella Rsa simbolo, stremata dall’epidemia. E adesso il sindaco ha scritto una lettera a cuore aperto ai cittadini: una lettera che accompagna i 5.000 volantini stampati dalla casa di riposo perché tutte le famiglie nembresi sappiano. Sappiano che la struttura di via dei Frati 1 rischia, rischia grosso. «La nostra comunità ha saputo rialzarsi nel periodo più buio – è l’appello del sindaco Claudio Cancelli -, e anche ora contiamo sui cittadini poiché scelgano di impegnarsi per far sopravvivere una casa accogliente e sicura per tutti noi e per quelli che verranno». Una casa che accoglie i cittadini di Nembro da due secoli: «Ha resistito alle due guerre mondiali – chiosa Poloni -. Non possiamo perderla per il Covid».

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