«Nuovi» contagi quasi tutti post sierologici
Le valli ancora in testa - Infografiche

Nell’ultimo mese quasi mille positivi, asintomatici, scoperti grazie ai tamponi post sierologici. La media Valseriana guida ancora la classifica.

Nell’ultimo mese Bergamo è la provincia italiana con più contagi. Eppure questo dato non spaventa. I motivi sono tanti e sono (quasi) tutti giustificati. Dopo la tempesta che si è abbattuta nel mesi di marzo e aprile, i bergamaschi si sono resi conto che con il virus si dovrà convivere ancora a lungo. I negozi hanno riaperto, così come i ristoranti e ora anche i locali e le discoteche. Il peggio sembra essere alle spalle. Lo dicono i dati e le ottime notizie che arrivano dagli ospedali ormai «covid free», cioè senza persone in terapia intensiva a causa del coronavirus. Già, i dati. A leggere solo il bollettino quotidiano diffuso dalla Protezione civile verrebbe da pensare che in provincia di Bergamo la situazione sia ancora grave. Sono quasi mille - per la precisione 948 - i nuovi contagiati scoperti dal 12 giugno al 12 luglio. Il 6,4% del totale di 14.735 registrati dall’inizio dell’epidemia. In termini assoluti, con le proporzioni del caso, Milano si è fermata a 935 nuovi casi, passando dai 23.669 del 12 giugno ai 24.604 del 12 luglio. Brescia ha avuto un aumento di «soli» 559 nuovi contagi.

Un andamento evidente anche dalle quotidiane comunicazioni di Regione Lombardia, che nel pomeriggio diffonde i dati ufficiali in cui Bergamo è purtroppo sempre protagonista. Solo ieri, ad esempio, ha fatto segnare un +43. Dietro le quinte dei numeri c’è però la realtà di un contagio che non è più il contagio di qualche mese fa, perché nessuno dei nuovi positivi finisce in ospedale se non, al massimo, per un controllo. E focolai - lo ha confermato la stessa Ats di Bergamo dopo il «caso» Albino dove sono stati scoperti 83 nuovi casi - non ce ne sono.

Quindi come mai la curva dei contagi non si flette come nelle altre province italiane? La spiegazione arriva ancora dalla lettura dei dati, non quelli provinciali della Protezione civile, bensì i casi rilevati a livello comunale e pubblicati da Regione Lombardia.

Esaminando la classifica dei Comuni sopra i 50 contagi che hanno registrato l’aumento maggiore nell’ultimo mese si può notare come siano tutte aree in cui sono state promosse indagini di sieroprevalenza. Bergamo è stata la provincia più colpita dal coronavirus e ogni cittadino vuole sapere se e come ha superato questo male. L’opportunità è arrivata dalle migliaia di test sierologici finanziati dalle singole amministrazioni comunali oppure dalla stessa Ats. È doveroso ricordare che in Lombardia chi risulta positivo al sierologico deve sottoporsi anche al tampone nasofaringeo per accertare la presenza del virus. Ecco da dove spuntano tutti i nuovi casi, considerati «vecchi», «deboli» o comunque in una lunga coda di positività.

A livello percentuale l’incremento più significativo è avvenuto a Pradalunga, dove nell’ultimo mese i contagi sono saliti del 26% arrivando a quota 90. Un numero che non deve allarmare, perché Pradalunga è il classico esempio in cui l’impatto dei test sierologici è determinante. Del resto, il paese oltre a rientrare nella campagna Ats promossa nei 17 Comuni della media Valseriana, è stato selezionato anche da Istat e ministero della Salute. Al secondo posto della crescita mensile c’è Albino, al centro delle notizie degli ultimi giorni a causa degli 83 nuovi casi trovati in seguito ai test sierologici. Tutti asintomatici.

Scorrendo i nomi degli altri Comuni non cambia il denominatore. Ad Almenno San Salvatore aumento del 18%, ma anche questo caso rientra nell’indagine promossa da Istat. Stesso discorso per Val Brembilla, interessato da due screening: il primo promosso sempre dall’istituto nazionale di statistica, il secondo da Regione per la produzione di Plasma Iperimmune Covid-19 e gestito dall’associazione Lavs (Libera Associazione Volontari Sangue). Anche per Fara Gera d’Adda e Bergamo, con un aumento percentuale rispettivamente del 16 e del 12,5%, il motivo è sempre lo stesso: test sierologici. Nel Comune di Bergamo, ad esempio, ne sono stati messi a disposizione 50 mila.

Tutti i nuovi positivi arrivano da qui. Sono persone classificate come «debolmente positive» al Covid-19. Non hanno sintomi e se ne hanno sono quasi inesistenti. Altrimenti non potrebbero nemmeno presentarsi all’appuntamento per il sierologico. Dopo i primi giorni di caos comunicativo, anche Regione Lombardia ha deciso di adattare la diffusione dei dati inserendo le nuove categorie «in seguito ai test sierologici» e «debolmente positivi» proprio per distinguere i sintomatici da questi nuovi casi, che gli esperti non hanno ancora studiato a fondo per determinare quanto siano contagiosi. In attesa di fare chiarezza, per tutti c’è la quarantena. Che è ancora più scomoda per persone (famigliari compresi) che stanno bene e non hanno nessun sintomo. Un sacrificio ancora necessario e che i bergamaschi stanno affrontando con grande pazienza, memori di cosa è successo nei mesi scorsi.

Anche chi è più fortunato, e non è risultato positivo al tampone, sta facendo la sua parte. Mascherina e distanziamento sembrano essere una regola metabolizzata in provincia di Bergamo. Non lo stesso si può dire in altre zone d’Italia, dove il virus non si è abbattuto in modo così devastante e non c’è la percezione di quanto possa essere letale. Dopo i tanti studi svolti a livello mondiale, l’efficacia delle norme di contenimento è acclarata. E sarà decisiva anche in caso della fase 2 a cui tutti si stanno preparando per l’autunno. Invano, si spera.

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