Pregliasco: «La terza ondata è inevitabile
Intervenire oggi, serve la stretta a Natale»

Intervista al virologo: «In giro numerosi soggetti asintomatici non tracciati. Il virus tornerà, dovremo essere preparati a contenerlo».

Una sorta di lockdown durante tutto il periodo di Natale. Una misura necessaria per rafforzare ed estendere le misure anti contagio. In una parola: una stretta. «Condivido questa impostazione a livello nazionale, bisogna stringere i rubinetti oggi, non domani. Il pericolo di una recrudescenza della pandemia è dietro l’angolo – sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico regionale –. Le scene degli assembramenti di domenica, anche nella nostra regione appena entrata in zona gialla, devono far riflettere. Sarebbe opportuna una stretta anche da noi. Si corre il rischio di combinare qualche disastro tra Natale e Capodanno, senza opportune misure e comportamenti individuali adeguati. Il Covid non è scomparso e non dobbiamo perdere il controllo».

La Germania ha deciso un lockdown duro dal 16 dicembre. Coprifuoco, serrande abbassate e limiti agli spostamenti. Il presidente della Baviera, Markus Soder, ha detto che «Bergamo è più vicina di quanto si creda a Monaco», rievocando il dramma di marzo e aprile nel territorio orobico, da non replicare altrove.
«L’ipotesi di una nuova stretta è percorribile. È una scelta politica difficile, molto impegnativa, che ha un impatto su una filiera di lavori e attività che restano penalizzate. Purtroppo non esiste un manuale di gestione della pandemia. Bisogna assumersi delle responsabilità e in Germania la situazione è difficile. Ma anche in Italia e in Lombardia il quadro resta complicato. La zona gialla non equivale a un liberi tutti».

In che senso?
«Forse qualcuno è sceso in strada domenica per vedere quanta gente ci fosse in giro, contribuendo così allo stesso tempo agli assembramenti. Il Covid è banale dal punto di vista delle sue manifestazioni e continuiamo a sottostimarlo, perdendo quasi il controllo della malattia, che non è stata eradicata. Ci sono troppi soggetti asintomatici ancora in giro, non tracciati o individuati solo tardivamente, dopo aver contagiato altri soggetti. Siamo ancora nella fase di doverne minimizzare e ridurre la diffusione».

Quindi come dovremo comportarci durante le festività?
«Dovremo stringere i denti e accettare un Natale sobrio. La situazione è fluida e gli organi preposti devono compiere delle scelte. È chiaro che la gente abbia voglia di uscire dopo essere rimasta chiusa in gabbia per tanto tempo. Ma serve buon senso anche quando la legge ti permette di uscire. Gli assembramenti sono da evitare in ogni caso».

Domenica, primo giorno di zona gialla, Bergamo era piena di gente per le strade, tra Città Alta e le vie dello shopping. Bar e ristoranti affollati, così come nel resto della Lombardia. Ne pagheremo le conseguenze, nella provincia di fatto più immunizzata d’Italia?
«Ogni contatto è un rischio e più contatti ci sono, maggiori sono i rischi di trasmissione. Se si mantengono le distanze e si indossano correttamente le mascherine, il rischio aggiuntivo persiste ma è basso. Occorrerebbe un sistema di app che indichi quante persone sono in strada e quali aree si possono frequentare. Ma al momento questi strumenti non ci sono e quindi serve prudenza. Non dobbiamo certo aspettare un nuovo Dpcm per assumere comportamenti corretti».

Vuol dire che il passaggio dalla zona arancione alla zona gialla è stato mal interpretato?
«Le misure restrittive graduali, basate sui colori, erano un tentativo di adottare interventi che mitigassero l’impatto del Covid, anche a livello sociale. Ma si registrano ancora ogni giorno tanti nuovi casi e ciò forse deve far cambiare idea».

Quali potranno essere i nuovi scenari in Lombardia?
«Milano, Varese e Como sono nella situazione in cui era Bergamo nella prima ondata. Molti casi e pressione notevole sul sistema sanitario. Una stretta natalizia sarebbe opportuna anche da noi, ogni ipotesi è plausibile in queste condizioni».

Perché l’indice Rt di trasmissione del contagio ha smesso di scendere in Lombardia nelle ultime settimane, attestandosi intorno allo 0,8?
«I miglioramenti ci sono stati. Scendere costantemente sotto il valore 1 è impegnativo e accade a lungo termine, frutto dei comportamenti e delle scelte tecniche per arginare la replicazione del virus. Il lockdown precedente non aveva la possibilità di avere un risultato rapido e istantaneo di crollo».

La terza ondata è inevitabile?
«Direi di sì. La terza ondata ci sarà, con un’altezza che dipenderà da noi e da cosa si farà in concreto per arginarla. Dovremo essere preparati a contenerla».

Il vaccino sarà la soluzione definitiva per sconfiggere il Covid?
«Ci vorranno mesi per arrivare a risultati concreti, con almeno un 20-30% della popolazione che si vaccina producendo qualche effetto. Un primo risultato importante ma non risolutivo lo otterremo con il 60-70% di adesioni alla campagna di vaccinazione. Confidiamo in questi numeri e nella disponibilità di vaccini. Ma dovremo aspettare tutto il 2021 perché ciò si realizzi».

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