Redditi, nel 2019 persi 6 euro a testa. Al top della classifica resta Gorle - Infografica

Dichiarati in media dai contribuenti 22.026 euro. Il capoluogo terzo in Italia, meglio solo Milano e Monza.

In un anno, la differenza è stata impercettibile: 6 euro in meno. Il 2019 – i dodici mesi precedenti al virus che ha (s)travolto il mondo – ha visto le tasche dei bergamaschi sostanzialmente invariate, dal punto di vista dei redditi: ammonta a 22.026 euro il dato medio dichiarato dai contribuenti per quell’anno, mentre per il 2018 si era a 22.032 euro. Se lo sguardo invece s’allarga, la tendenza consegna un discreto gruzzolo: nel 2012 i bergamaschi dichiaravano in media 20.377 euro, dunque in sette anni la crescita è stata dell’8% (+1.649 euro). È una delle tante fotografie scattate dall’istituto di ricerca InTwig, che ha elaborato i dati diffusi ieri dal ministero dell’Economia relativi alle dichiarazioni presentate nel 2020 e riferite al 2019.

La «classifica»

Scalando sulla dimensione comunale, poche le sorprese: Gorle si conferma al primo posto con 30.016 euro pro capite, seppur con un calo di 180 euro, come Mozzo al secondo posto (29.735 euro, +113 euro rispetto al 2018), Cenate Sotto al terzo (28.947 euro, +827 euro) e Bergamo al quarto (27.677 euro, -116 euro). La città consolida un risultato importante: è il terzo capoluogo d’Italia col reddito imponibile pro capite più alto, preceduta – era così anche nell’ultima classifica – solo da Monza (28.760 euro) e Milano (32.330 euro).

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C’è invece un cambio di guardia tra fanalini di coda orobici: il reddito medio più basso è quello di Vedeseta (13.583 euro, - 15 euro), penultima invece nella classifica di un anno fa, e al penultimo posto ora c’è proprio Blello (14.187 euro, +782 euro), che abbandona così l’ultima piazza. La geografia bergamasca per macroaree ricalca un trend noto, e cioè le diverse velocità tra il centro (il capoluogo e l’hinterland) e la periferia d’alta quota (le valli); dopo la città la classifica dei redditi 2019 pone l’area della «grande Bergamo» (22.711 euro), quindi il basso Sebino (21.798 euro), l’Isola Bergamasca (21.569 euro), la Val Cavallina (21.313 euro), la Bassa (20.961 euro), la Valle Seriana e la Val di Scalve (20.467 euro), la Valle Imagna (20.228 euro), l’alto Sebino (19.890 euro) e infine la Valle Brembana (19.085 euro).

Le fasce di reddito

InTwig ha analizzato anche la distribuzione dei redditi, con punti di contatto ma anche divergenze rispetto al quadro nazionale. La concentrazione dei redditi alti è identica, e cioè il 5% dei contribuenti sia italiani sia bergamaschi dichiara più di 75 mila euro; varia invece la parte più bassa della «piramide»: in Bergamasca il 26% ha dichiarato tra i 26 e i 75 mila euro (a livello nazionale il 23%), il 35% ha dichiarato tra i 15 e i 26 mila euro (a livello nazionale siamo al 30%), il 34% ha dichiarato meno di 15 mila euro (a livello nazionale lo ha invece fatto il 42%).

Il quadro nazionale pone al primo posto Lajatico, nel Pisano, con un reddito di 46.216 euro pro capite, scalzando Basiglio (nel Milanese) dalla vetta; la maglia nera è per tre piccoli comuni di confine: Cavargna (Como, 6.243 euro), Val Rezzo (Como, 6.657 euro) e Valle Cannobina (Verbano-Cusio-Ossola, 6.776 euro). La Lombardia si conferma la prima regione del Paese: nel 2019 23.812 euro pro capite, con una perdita di 21 euro rispetto all’anno prima.

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