Sedici anni e un gregge sulle Orobie, la passione di Alice

Ardesio, la passione trasmessa dalla nonna Rosa, che le ha regalato le pecore più anziane e che le cura quando la nipote è a scuola, all'Agrario a Bergamo. Sulla scrivania di casa, i libri dedicati dall’antico dialetto dei pastori.

Piazzolo è una contrada che domina dall’alto l’abitato di Ardesio, caratterizzata da una stretta viuzza che si snoda tra uno sparuto numero di case arrivando fino ad una piccola chiesetta. Vi abitano una quarantina di persone e Alice Fornoni, 16 anni, è una di loro, seppur non la più giovane; sguardo sveglio e capelli lunghi lisci che, illuminati dal sole che sta ormai tramontando dietro il Monte Secco, appaiono più rossi di quanto lo siano in realtà. A monte del piccolo parcheggio la strada si inerpica, diventa percorribile solo dai mezzi fuoristrada. Poi piega a sinistra andando ad attraversare le ampie zone erbose dove Alice passa gran parte della sua giornata. È qui, infatti, che pascola il suo piccolo gregge. «Sinceramente – racconta con fare timido durante la salita nel bosco di faggio – non so quante volte al giorno compio questo tragitto per raggiungere i miei animali. Ma non sono tutti qua – tiene a precisare – visto che ho anche delle caprette e un asino nella zona di Nasolino, nel gregge di un mio amico».

Ancor prima di giungere nel prato il rumore della foglia secca che copre il sentiero anticipa l’arrivo del cane Lupè, festante come se non la vedesse da giorni. Poco dopo spunta invece l’agnellino Agu che la nonna Rosa, già salita al pascolo, ha tolto dal recinto affinché le andasse incontro. Restano pochi minuti di cammino e sembra quasi che i due vogliano farle strada in direzione degli altri animali.

«La prima pecora – dice ancora Alice – l’ho ricevuta all’età di otto anni, anche se in famiglia avevamo già capre, pony, asini e cavalli. Le altre me le ha regalate nonna Rosa per Santa Lucia o per il compleanno, mentre le più giovani mio cugino Roberto. Lui d’estate pascola in Valzurio, tra Rigada e Remescler, e poi si sposta anche in Campagano, sopra Valcanale. L’inverno lo passa nella zona di Lodi e, ogni tanto, lo vado a trovare». Usciti dal bosco il panorama si apre. Nel fondovalle, ormai in ombra, si vede l’abitato di Ardesio mentre in alto, sulla destra, le prime contrade di Valcanale. Nonna Rosa aziona l’interruttore per spegnere la batteria che alimenta il recinto elettrificato e Alice lo scavalca per raggiungere gli altri animali, che si precipitano belanti a salutarla.

Anche Agu, rimasto all’esterno, bela con insistenza per richiamare la sua attenzione. Lei torna quindi sui propri passi, lo prende in braccio e lo deposita all’interno del recinto ed invita anche Lupè a seguirla. Il cane con un balzo fulmineo scavalca l’ostacolo una, due, tre volte, quasi a voler dimostrare che non necessitava di alcun aiuto per superarlo.

Ora al Barbellino

«Questa passione per gli animali – dice ancora – mi è stata trasmessa da nonna Rosa, visto che ne ha sempre avuti, ma anche da mio cugino. Ora farò qualche giorno al rifugio Barbellino, sopra Valbondione, ad aiutare gli amici Marzia e Mario, e come capita anche durante il periodo scolastico ci penserà la nonna ad accudirli. Per andare a scuola – aggiunge con tono più malinconico – mi devo alzare presto perché devo scendere in paese per prendere il pullman delle 6,20. Ad Albino salgo sul tram in direzione di Bergamo e, una volta giunta in via Borgo Palazzo, vado a piedi fino all’istituto di Agraria».

Il sole è ormai calato dietro il Monte Secco e per Alice è tempo di rincasare e quindi richiama a sé Agu. Ogni tanto, durante la discesa, si ferma ad aspettarlo perché, avendo meno di un mese di vita, il suo passo non è ancora del tutto sicuro. Lupè invece è sempre davanti e, ad ogni fermata della padrona, torna a ritroso quasi a sincerarsi che non ci siano problemi.

Poco prima di arrivare alla stalla incontra papà Davide e mamma Monia. L’agnellino le passa a fianco e, forse confondendolo con un altro del gregge, lo saluta come Bud. Alice girandosi verso di lei la riprende in modo scherzoso. «Mamma, questo è Agu. Possibile che non hai ancora imparato a conoscere i miei animali?».

Nella sua cameretta balza invece subito all’occhio una foto assieme al fratello Dennis e un casco appoggiato su una mensola, quello che utilizza quando si sposta con la sua moto da cross.

Sulla scrivania ci sono alcuni libri, dal titolo si intuisce subito che l’argomento trattato riguardi il «gaì», il dialetto utilizzato in passato dai pastori.

«Mi piace documentarmi – dice Alice dimostrando ancora una volta il suo interesse per tutto quanto sia legato al mondo della pastorizia –. È un gergo ormai in disuso, che veniva parlato dai pastori bergamaschi e della Valle Camonica, e ancor più difficile da comprendere perché al linguaggio si accompagnava spesso una mimica facciale. Io cerco di comprenderne il significato e poi ripeto le frasi ad alta voce, quasi a volere dimostrare a me stessa che qualcosa ho imparato».

Alice non ama molto i social sebbene abbia un profilo Instagram dove, ovviamente, non trovano spazio influencer o cantanti ma solo le foto dei sui amici a quattro zampe.

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