Si accende il Natale per i malati in Fiera
«Presidio di cura e umanità»

Fondamentale l’apporto per alleggerire gli altri ospedali lombardi e decongestionare il Papa Giovanni. Ora 32 pazienti in Intensiva e 5 in degenza. «I malati si svegliano e dicono grazie». È pronto l’Albero di Natale

«I nostri ricoverati attualmente sono 32: 5 nella bassa intensità, 27 nelle Terapie intensive. Da quando questo presidio ospedaliero avanzato alla Fiera è stato riattivato, il 2 novembre, qui sono transitati 89 pazienti, e i deceduti sono stati 18». Oliviero Valoti, direttore sanitario del presidio ospedaliero in Fiera, elenca i numeri e aggiunge: «Una cifra, questa, che rientra nella media, purtroppo la mortalità nelle Terapie intensive si aggira intorno al 50%. Il dato deve far capire che bisogna tenere alta la guardia. La terza ondata? Quando e come sarà è un’incognita, ma ce l’aspettiamo. Sappiamo però che questo ospedale in Fiera è stato importantissimo, nella necessità di rispondere ai bisogni di altre province lombarde e di decongestionare il Papa Giovanni».

Hub decongestionato

Intanto, a pochi giorni dal Natale, anche la Fiera, ospedale coordinato dalla cabina di regia regionale e dal Papa Giovanni XXIII di Bergamo e che ha visto in campo, l’Ana, Associazione nazionale alpini e le imprese artigiane di Confartigianato Bergamo, potrebbe alleggerirsi: « Le degenze a bassa intensità (oggi sono attivi 10 posti, su 30 disponibili, ampliabili fino a 50, occupati 5 ndr) potranno essere riassorbite al Papa Giovanni XXIII, che per i ricoveri Covid ordinari è meno sotto pressione. Diverso è il discorso per le Terapie intensive: contare sugli spazi della Fiera attivi significa garantire al Papa Giovanni , che è hub, di avere maggiore agilità nel gestire altri malati con patologie complesse».

Nelle Terapie intensive alla Fiera sono 48 i posti letto divisi in 4 moduli, due gestiti dal Papa Giovanni e 2 dagli Ospedali Civili di Brescia, con personale medico e infermieristico proveniente da tutti gli ospedali pubblici e privati delle due province; il coordinamento medico dei moduli intensivi del Papa Giovanni è affidato a Fabrizio Ferri, con 21 medici al lavoro, gli infermieri invece sono 59 e sono coordinati da Giuliana Vitali. Medici e infermieri fanno turni 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Cura e umanità

«La gravità dei malati non è affatto cambiata dalla prima ondata – sottolinea Ferri –. L’esperienza di un lavoro in équipe con personale non solo del Papa Giovanni è stata complessa ma gratificante e formativa per tutti: noi, che nella prima ondata avevamo fronteggiato il primo attacco del virus, non ci siamo fatti cogliere impreparati. Abbiamo sempre mantenuto l’aggiornamento e l'addestramento del personale. E questo è stato essenziale nella gestione della seconda ondata. Bisogna però continuare a mantenere tutti comportamenti attenti, rigorosi: non possiamo permetterci di avere ospedali intasati che non possono curare al meglio sia i malati Covid che gli altri. Ci sono patologie tempo dipendenti che necessitano di avere, subito spazi liberi in Terapia intensiva: ictus, infarti, patologie oncologiche, ma anche trapianti; ci sono persone, e tante, in attesa di un organo». La terza ondata, aggiunge Ferri, è messa in conto: «Noi non abbassiamo la guardia, restiamo pronti. In questa seconda curva pandemica siamo stati in grado di seguire al meglio tutti i malati, anche accompagnando con le dovute terapie chi non poteva farcela, senza trascurare mai i gesti di umanità, che sono necessari anche a chi cura».

E chi, dopo settimane di intubazione e di sedazione, è tornato a vivere non ha mai mancato di mostrare la sua gratitudine: «I pazienti quando si svegliano la prima cosa che ti dicono, anche con gli occhi se non possono ancora parlare, è “grazie” – . rimarca Giuliana Vitali – . Ogni volta ne siamo profondamente toccati . Siamo soddisfatti di aver sempre potuto anche comunicare con i parenti, attraverso tablet e smartphone, e di coinvolgerli anche nei momenti più dolorosi. Ora che ci avviciniamo al Natale, a questi malati, e anche a noi, non faremo mancare i segni della festa. Palline colorate e firmate da medici e infermieri per ogni letto di degenza. E anche qualche altra sorpresa». Segni di festa che non mancheranno in tutta la struttura, dove è stato fondamentale l’aiuto dell’Ana e di Confartigianato, e dove i malati possono contare anche sui servizi offerti dalla Psicologia clinica,dai fisioterapisti, e sul sostegno portato da don Stefano, parroco di Colognola. «Un grande lavoro di squadra – sottolinea il coordinatore infermieristico Luigi Daleffe –. Una scommessa vinta, a favore dei malati. Ai quali non faremo mancare un Natale pieno di amore». Ed è pronto per essere acceso anche un grande Albero di Natale. «Abbiamo imparato che è importante essere sempre un passo davanti al virus – rimarca Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII – . Il vero cambiamento rispetto al presidio allestito a marzo è che in questa fase siamo al lavoro senza avvalerci di volontari ma con risorse di cui possiamo disporre grazie a un uso integrato della rete ospedaliera lombarda. Questo sta permettendo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e garantire nel nostro hub le cure anche per le altre patologie rilevanti, a partire da quelle tempodipendenti».

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