Siccità, rientra l’emergenza per l’acqua
potabile. Soffre ancora l’agricoltura

La crisi idrica. Uniacque invita i Comuni a revocare le misure di contenimento dei consumi. «Migliorano le sorgenti grazie alle piogge delle ultime settimane». Laghi e fiumi restano in sofferenza, così l’agricoltura.

Per l’acqua potabile l’emergenza nella Bergamasca inizia a rientrare. Per la prima volta da inizio estate, infatti, il consueto report settimanale sulla siccità fornito dal gestore del servizio idrico integrato Uniacque, riporta novità positive. Tra i Comuni gestiti da Unicque ben 152 passano da rischio ordinario (tre gli scenari individuati da Uniacque di rischio crescenti: ordinario, moderato ed elevato, quello ordinario indica che la risorsa è disponibile ma bisogna contenere i picchi di consumo) a rischio nullo.

«I Comuni a cui Uniacque ha chiesto di revocare l’ordinanza di contenimento dei consumi sono quelli le cui sorgenti alimentano i bacini che oggi vedono attivato il troppo pieno (la revoca dell’ordinanza in vigore sarà inviata oggi da Uniacque, ndr) – spiega Pierangelo Bertocchi, ad di Uniacque –. Significa cioè che la sorgente produce più acqua di quanta ne venga stoccata e consumata. In alcune zone, invece, quelle dove permane lo stato di rischio moderato o ordinario, le sorgenti continuano a produrre una percentuale di acqua che in alcuni casi è ancora ridotta del 50% rispetto alla situazione ordinaria». Le zone che non sono ancora a rischio nullo sono l’Isola, la Valle Imagna e la Valle Brembana. I Comuni di questi territori, però, nell’ultimo report di Uniacque sono stati praticamente tutti declassati (si tratta di 62 Comuni) da rischio moderato a ordinario (quindi da risorsa che scarseggia e deve essere razionata, a risorsa disponibile a condizione di ridurre gli usi non essenziali).

Le zone che non sono ancora a rischio nullo sono l’Isola, la Valle Imagna e la Valle Brembana

Val Brembilla ancora soffre

E l’unico paese a rimanere interamente a rischio moderato è Val Brembilla (a cui si sommano alcune frazioni di alcuni Comuni). «In generale – conclude Bertocchi – la situazione è migliorata in tutta la provincia. A influire sui miglioramenti sono sicuramente state le piogge sparse delle ultime settimane e l’abbassamento delle temperature. Dove è possibile quindi, come in precedenza abbiamo chiesto di emettere ordinanze per limitare l’uso dell’acqua, ora suggeriamo ai sindaci di toglierle. Chiaramente Uniacque prosegue il monitoraggio quotidiano, prestando massima attenzione a sorgenti e pozzi e vedremo cosa succederà nei prossimi giorni».

Se da un lato dunque per la captazione dell’acqua potabile, per la quale Uniacque può attingere a sorgenti o a falde in profondità, la fase più acuta dell’emergenza idrica è rientrata, dall’altro continua a soffrire il comparto agricolo, servito invece dalle acque superficiali di laghi, fiumi e torrenti. Il livello del lago d’Iseo ieri alle 19 era a 21 centimetri sotto lo zero idrometrico contro una media, riferita ai dati raccolti il 7 settembre fra il 1933 e il 2020, di 21 centimetri sopra lo zero: all’appello mancano 42 centimetri di acqua.

Riserve idriche ancora sotto

Il bollettino sullo stato delle riserve idriche regionali emesso da Arpa Lombardia l’1 settembre, che tiene conto quindi dei temporali di fine agosto, mette ulteriormente in luce la gravità della situazione: «Il totale della riserva idrica è leggermente diminuito rispetto alla settimana precedente (quella compresa fra il 20 e il 27 agosto,ndr) e risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-57.8%)».

Nei campi viene utilizzata quella di superficie proveniente dai laghi, dai torrenti e dai fiumi che sono ancora in grande deficit

Per questa ragione Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo, sottolinea: «Che l’acqua potabile distribuita da Uniacque sia di nuovo a livelli accettabili è una buona notizia per tutti noi, ma l’agricoltura e l’allevamento non utilizzano acqua captata: nei campi viene utilizzata quella di superficie proveniente dai laghi, dai torrenti e dai fiumi che sono ancora in grande deficit».

Brivio: danni irrimediabili

Per il comparto agricolo dunque l’emergenza non è finita, anzi: «I danni subiti quest’estate sono ormai irrimediabili perché le colture maggiormente bisognose di acqua hanno ormai raggiunto la fine del ciclo vegetativo: ciò che non è maturato per tempo sarà da buttare o non verrà raccolto, perché neppure le piogge temporanee di agosto sono sufficienti per favorire la ripresa della produttività dei campi».

Il primo raccolto (per esempio mais, grano e orzo seminati a marzo o aprile) ha registrato rese inferiori del 30% rispetto al solito; il secondo raccolto (mais seminato a luglio) è stato dimezzato; i pascoli di montagna sono seccati e chi vive di viticoltura o di orticoltura deve affrontare perdite del 30%.

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