Torneremo nei rifugi, ma con rispetto
Ecco il decalogo per andare in montagna

Ecco il decalogo del Cai per andare in montagna con attenzione. Per le riaperture occorrerà attendere che le strutture si attrezzino. I rifugisti: «Pazienza, a noi non basta un weekend per organizzarci».

«Vogliamo tornare a prenderci cura dei rifugi e dei sentieri di montagna, perché ora le Montagne hanno bisogno di noi, così come noi di loro». Erano le parole con cui nelle scorse settimane il presidente nazionale del Cai, Vincenzo Torti, si era rivolto al premier Conte, chiedendo chiarimenti precisi per le attività di montagna. Perché gli appassionati in questi mesi si sono astenuti da qualsiasi attività, facendo proprio il motto «Le Montagne sanno aspettare». E ci hanno aspettato, ma ora il richiamo è più forte che mai.

Così in tanti hanno ricominciato a muoversi sui sentieri e se puntuale era arrivato nei giorni scorsi il decalogo comportamentale per escursionisti e turisti in epoca di Covid 19, ora vi è pure il «Piano Rifugio Sicuro». È un documento a firma Cai, emanato nelle scorse ore in attesa del nuovo Dpcm sulla riapertura delle attività economiche, che coinvolge evidentemente pure i Rifugi alpini e appenninici, presidi preziosi delle nostre montagne, ma esercizi decisamente speciali, per natura e collocazione.

Si tratta di dieci regole comportamentali, a cui sarà necessario attenersi, nel rispetto di sè e degli altri. Obbligatoria – si legge in apertura - la prenotazione del pernottamento e una volta al rifugio sarà necessario seguire le indicazioni del gestore. Zaino e attrezzatura tecnica da lasciare in luoghi deputati, consumazione di pasti veloci preferibilmente all’esterno, utilizzo di mascherina e igienizzanti a base alcolica all’interno. Utilizzo del proprio sacco lenzuolo o del proprio sacco a pelo durante il pernottamento, così come del proprio asciugamani personale e lavaggio frequente delle mani.

Rimane il diktat d’essere in buona salute, così come quello di riportare a valle i propri dispositivi di protezione personale oltre ai rifiuti.

Fin qui, dunque, nulla di nuovo, ma guai a pensare che si tratti di cosa semplice da proporre agli appassionati. Ecco perché – nonostante il decalogo nazionale Cai – sarà difficile trovare già dai prossimi giorni Rifugi aperti nelle nostre Orobie. Perché c’è tutto da attrezzare per contenere il Covid e adeguarsi alle norme.

«Non siamo strutture come le altre – è il commento di Maurizio Nava -. Da noi non si giunge in auto. Dobbiamo organizzare il carico dei rifornimenti in elicottero, strutturare il Rifugio per lavorare secondo le restrizioni di sicurezza. Che significa differenziare corridoi di entrata e uscita, evitare gli incroci fra gli utenti. Il Consiglio dei Ministri emana un documento il venerdì sera per il lunedì ma a noi non basta un weekend per organizzarci. Ci vorranno settimane per essere pronti».

Su posizioni non diverse neppure Fabio Arizzi del Curò. «Faremo tutto con calma. Carichi in teleferica, stando a vedere anche come andrà e come si comporteranno gli appassionati». Forse un po’ più vicina l’apertura delle strutture più facilmente raggiungibili. Ma tutto con calma, senza smania di aprire i battenti. «Come Assorifugi – spiega Claudio Trentani, del Cassinelli - abbiamo chiuso prima del Governo e andiamo cauti anche per la riapertura. Che personalmente sento come spirito di servizio. Anche se ipotizzo che sarà complicatissimo e non vantaggioso». Ma è tempo di iniziare.

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