Tragedia di Azzano, indagini verso la fine
Manca la relazione sul lunotto della Mini

La Procura attende l’esito degli accertamenti della Scientifica sui frammenti di vetro dell’auto dell’investitore, accusato di omicidio volontario per aver travolto e ucciso Luca Carissimi e Matteo Ferrari.

Per la chiusura delle indagini sulla morte di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, colpiti dalla Mini Cooper di Matteo Scapin mentre erano in sella a una Vespa e rimasti uccisi la notte del 4 agosto sulla Cremasca, ad Azzano, manca solo un dettaglio tecnico. Il pm Raffaella Latorraca attende infatti l’esito della relazione della Scientifica di Milano sull’esame dei frammenti di vetro del lunotto della Mini guidata da Scapin, accusato di omicidio volontario, comparati con quelli trovati nell’auto e quelli del casco indossato da uno dei ragazzi in sella alla Vespa.

Secondo l’ipotesi investigativa il casco sarebbe stato usato proprio per colpire e infrangere il lunotto della Mini, ferma al semaforo dell’incrocio che da via Portico immette sulla Cremasca, pochi secondi prima dell’impatto mortale. La rottura avrebbe provocato la reazione di Scapin: un moto di rabbia e desiderio di rivalsa, secondo la Procura; una manovra scomposta dettata dal panico, secondo la tesi difensiva dei legali Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea. In ogni caso Scapin avrebbe messo in moto la Mini e inseguito la Vespa, partita col rosso, scartando di lato verso destra, in direzione della moto, poco prima dell’impatto.

La relazione della Scientifica dovrebbe essere l’ultimo atto d’inchiesta prima della chiusura e della successiva richiesta di rinvio a giudizio. Intanto si attendono le motivazioni per cui il 28 gennaio, accogliendo parte del ricorso difensivo, la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Riesame aveva accolto l’appello del pm, disponendo la misura cautelare del carcere per Scapin. Verosimilmente, la decisione della Cassazione dovrebbe riguardare solo le misure cautelari, cioè la valutazione sull’adeguatezza degli arresti domiciliari in luogo del carcere, senza modificare la riqualificazione giuridica del reato in omicidio volontario.

Per la Procura, la morte di Luca e Matteo non è stato un delitto colposo, il frutto di una manovra sbagliata della Mini, dettata dal panico di Scapin, come invece sostiene la difesa. Per il pm si tratterebbe di un delitto volontario, sotto forma di dolo eventuale, dettato dalla volontà di «farla pagare» ai ragazzi costi quel che costi, anche se non necessariamente con la deliberata intenzione di ucciderli.

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