Turismo, fatturato giù dell’85%
«Lavoriamo per il rilancio nel 2022»

VisitBergamo: «Dovremo puntare sulla conoscenza di abitudini e spostamenti». Gli albergatori: «Fondi del Recovery Fund per ristrutturare gli spazi». L’esempio di Orio.

Conoscere i turisti, per davvero. Non solo sapere da dove vengono e quanti giorni staranno a Bergamo, ma quali ristoranti frequentano, dove fanno shopping. È la sfida che VisitBergamo lancia per il 2021 in vista di una ripartenza del turismo, protagonista del convegno proposto da Ucid Bergamo (Unione cristiana imprenditori dirigenti) e Ascom Confcommercio Bergamo. A illustrare la strategia Christophe Sanchez, amministratore delegato di VisitBergamo: «Vogliamo conoscere i movimenti del turista, dati che possiamo avere dalle compagnie telefoniche e dalle carte di credito. Installato il sistema, sarà possibile posizionare antenne nei ristoranti per sapere quanti turisti di una determinata nazionalità sono stati lì e quanti pranzi o cene hanno fatto, dati da condividere con gli operatori, utili per fare strategie. Il 2021 sarà un anno difficile, ma non lo dobbiamo sprecare».

È sempre Sanchez a portare i dati, definitivi, sul comparto del turismo bergamasco nel 2020. La perdita delle presenze è stata del 55%. «Ma il dato è peggiore di quel che sembra – annota l’ad –. La percentuale degli stranieri è passata dal 45% al 27,4%, quella degli italiani dal 55% al 72,6%, ma parliamo di turisti business, personale sanitario, persone che hanno avuto bisogno di un alloggio per fare smartworking». A Bergamo e provincia sono 290 gli hotel che impiegano circa 5 mila addetti, «ma dietro ai numeri - avverte il presidente VisitBergamo Giorgio Beltrami – ci sono persone che rischiano di non avere più un’attività né un posto di lavoro. La perdita di fatturato è stata dell’85% (la media nazionale è del 60%, ndr), il dramma però non è stato determinato da una perdita di appeal del nostro territorio. Superata la pandemia credo si possa riprendere da dove ci eravamo lasciati, con aumenti nelle presenze a doppia cifra».

Con un annus horribilis alle spalle, si guarda avanti. Esempio è l’aeroporto di Orio. «Gli interventi infrastrutturali non si sono mai fermati, finiremo il cantiere ovest per la fine dell’anno – fa il punto Giovanni Sanga, presidente Sacbo –. Lavoriamo per tenere alti gli standard di sicurezza, per confermare le 140 destinazioni e per nuove mete, come San Pietroburgo, e nuove compagnie». Anche all’hub di Orio i numeri pre-pandemia erano incoraggianti, «a gennaio e febbraio abbiamo registrato +7% sul 2019», ricorda Sanga, che porta un dato diffuso da Banca d’Italia nelle scorse settimane, «i 160 miliardi in più rispetto all’anno precedente sui depositi di famiglie e imprese, disponibilità, in attesa di essere utilizzate».

La moderatrice del convegno Roberta Garibaldi (professore di Tourism Management all’Università di Bergamo, presidente associazione Italiana turismo enogastronomico e socia Ucid), fissando una ripresa del turismo internazionale nel 2024, parla di «voglia di viaggiare e socializzare. La tendenza sarà a un viaggio più lungo, della vita, e perfetto. Si cerca aria pulita, relax e natura, permane il tema della sicurezza». E gli albergatori si preparano. Riporta la situazione nazionale Alessandro Nucara, direttore generale Federalberghi: «Dovremo riorganizzare le aziende, riconvertire le sale riunioni, allargare le dimensioni delle camere. Ci stiamo attrezzando anche per far sì che gli alberghi possano fare tamponi rapidi al cliente qualche ora prima della partenza, per evitare, tornato a casa, la quarantena o restrizioni. Ma servono risorse e le previsioni del Recovery plan sono una grande delusione». «Siamo di fronte a uno scenario che mai avremmo pensato di vedere, gli alberghi chiudono – interviene Giovanni Zambonelli, presidente del settore per Ascom Bergamo –. Il turismo è un bene da tutelare, Bergamo deve diventare una meta turistica italiana, non solo per escursioni. I soldi del Recovery fund devono consentire alle strutture, mentre sono chiuse, di riorganizzarsi». Il presidente si appella alla politica, che risponde. «Dobbiamo cercare modelli di turismo che siano Covid compatibili – avanza Claudio Bolandrini consigliere provinciale delegato – non possiamo restare alla finestra aspettando che l’emergenza pandemica sia passata». Ma ancora per un po’, sarà il Covid a dettare l’agenda: «Le previsioni sono condizionate dalla campagna vaccinale – analizza il sindaco Giorgio Gori –, dobbiamo proiettarci sul 2022 e 2023. Stiamo lavorando a Bergamo e Brescia capitali della cultura, occasione per innestare collaborazioni e unire i territori». Quello spirito che richiama Daniela Guadalupi, presidente Ucid: «Papa Francesco nell’ultima enciclica cita la parabola del buon samaritano. Dobbiamo invece imparare a gettare un ponte, oggi noi lo lanciamo verso tutti gli imprenditori di questo settore»

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