Vaccinazioni anti Covid, elenchi in ritardo
Nella Bergamasca 17 mila restano in attesa

La fase 1-bis per liberi professionisti e altre categorie a rischio doveva partire mercoledì 10 febbraio, ma l’Ats ha trasmesso i dati agli ospedali solo martedì sera. Mercoledì 10 febbraio non inizierà l’inoculazione delle prime dosi, ma la calendarizzazione delle sedute.

Nel concreto, nomen omen, la fase 1-bis avrà una «partenza bis». Tradotto: una partenza in ritardo. Era il 10 febbraio – cioè oggi – la data indicata dalla Regione, e comunicata anche da Ats, per l’inizio delle somministrazioni dedicate a un’ampia platea di professionisti e cittadini, ma agli stessi toccherà aspettare. Per odontoiatri, medici liberi professionisti, farmacisti, Rsd (le Residenze sanitarie per disabili, con vaccini sia per gli ospiti sia per gli operatori), centri diurni (utenti e operatori), informatori scientifici del farmaco e sanità militare - un totale di 17 mila persone nella Bergamasca -, la vaccinazione slitta. Oggi, in sostanza, non inizierà l’inoculazione delle prime dosi, ma giusto la calendarizzazione delle sedute.

Perché è solo da oggi, appunto, che le tre Asst del territorio orobico potranno iniziare a fissare le convocazioni: solamente ieri sera, infatti, gli ospedali hanno potuto iniziare a «visualizzare» una parte degli elenchi di queste categorie che l’Ats – a cui le stesse categorie nei giorni scorsi avevano comunicato i dati degli aderenti alle vaccinazioni – ha caricato su una specifica piattaforma. Un database «work in progress», il cui flusso si alimenterà man mano Ats aggiungerà i nominativi dei vaccinandi. Una modalità di aggiornamento che, evidentemente, avrà delle conseguenze anche dal punto operativo e organizzativo per gli ospedali che devono poi incastrare il puzzle degli appuntamenti.

«Le Asst accedono a questo portale in cui abbiamo messo a disposizione gli elenchi degli aderenti», spiega Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats di Bergamo. Sul fatto che da oggi inizino le calendarizzazioni e non già le somministrazioni, influisce un dettaglio legato all’«anagrafica» di chi deve ricevere il siero: «C’è una distinzione, che stiamo facendo, tra over 55 e under 55, legato al vaccino che andrà somministrato: per gli over 55, Pfizer; per gli under 55, AstraZeneca – aggiunge Giupponi –. La modalità di trasmissione di questi elenchi alle Asst è un portale da cui ora le Asst possono attingere i nominativi. Ci aspettiamo che da domani (oggi per chi legge, ndr) si possano calendarizzare le sedute per chi rientra in questa fase». Dunque, per le prime inoculazioni bisognerà attendere qualche giorno ancora rispetto alla road map che indicava lo start per la giornata di oggi.

Le categorie

È «fondamentale» vaccinare anche dentisti e medici liberi professionisti, sottolinea Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo: «Finora le dosi sono state somministrate solo ai sanitari dipendenti o convenzionati con le strutture, ma esiste tutto un mondo molto grande di professionisti non ancora protetti. E proteggendo loro, si proteggono anche i pazienti, i cittadini».

«La vaccinazione è il vero atto di risposta collettiva alla pandemia – commenta Stefano Almini, presidente della Commissione albo odontoiatri di Bergamo –. Ringrazio l’Ats di Bergamo che ha certamente incluso gli odontoiatri in questa fase iniziale, rispettando il ruolo di operatori sanitari particolarmente a contatto, per la tipologia di professione, con le goccioline di saliva presenti nel cavo orale». È del 90% l’adesione della categoria, una «risposta compatta» che «deriva certamente dalla considerazione che vaccinarsi è strategico, è utile e serve alla collettività tutta per proteggere se stessa, esattamente come gli scudi dei soldati spartani difendevano in primis il soldato che si trovava al fianco», è la metafora di Almini. «Abbiamo comunicato le nostre adesioni all’Ats da ormai 15 giorni, la calendarizzazione ancora non c’è – le parole di Ernesto De Amici, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo –. L’adesione è stata massiccia, più di mille farmacisti sui 1.300 circa iscritti all’Ordine».

Anche per i centri diurni integrati (quelli non «connessi» a una Rsa, dunque fuori dalla fase 1), servizio cuscinetto tra la non autosufficienza e le case di riposo, il siero è decisivo per il ritorno alla normalità.

«La scorsa settimana abbiamo mandato l’elenco dei nominativi del personale e degli utenti all’Ats, siamo in attesa della calendarizzazione – spiega Marco Ruggeri, direttore della Fondazione San Giuliano, che gestisce i centri di Boltiere e Ciserano, e componente del coordinamento dei centri diurni bergamaschi –. Per i nostri centri di Ciserano e Boltiere, come dato indicativo, abbiamo avuto il 100% di adesioni. Noi avevamo chiuso il 6 marzo, ancora prima di decreti e delibere, riaprendo il 22 luglio; ora siamo al 50% della capacità ricettiva, abbiamo potenziato l’integrazione col domicilio, ci siamo rimboccati le maniche: solo col vaccino, però, saremmo davvero a cavallo».

«Venerdì alle 12 abbiamo inviato i nostri dati all’Ats, attendiamo una chiamata per le sedute – conferma Francesco Cannito, responsabile delle Rsd di Piario e di Bonate Sotto della Cooperativa Lavorare Insieme, tra le realtà rappresentative della categoria –. Il nostro problema è che siamo considerati come una Rsa, con tutte le limitazioni del caso, pur essendo strutture diverse. I familiari non vedono gli ospiti da un anno, se non ora in spazi appositi e dopo i tamponi rapidi. Il vaccino sarebbe importante anche per noi, come lo è per tutti».

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