Vaccini a tutti i maggiorenni, nella Bergamasca servono almeno cinque mesi

È quanto ci vorrebbe, andando avanti così, per inoculare almeno una dose a tutti i maggiorenni, nonostante la nostra provincia marci più velocemente del trend regionale. Ad oggi all’appello mancano 750 mila bergamaschi.

Cinque mesi, giorno più o giorno meno. Andando avanti di questo passo, per somministrare a tutti i bergamaschi maggiorenni almeno una dose di vaccino occorrerebbero circa 160 giorni: si arriverebbe in pratica a fine settembre. È l’intreccio di dati – la demografia, la progressione delle somministrazioni – e date, cioè gli obiettivi della campagna di immunizzazione, a tracciare quest’orizzonte, che potrebbe certo essere reso più vicino se (e quando) le consegne si facessero più massicce, così da far girare a pieno regime la macchina delle inoculazioni. È questo lo scenario della Bergamasca dopo la prima settimana di «massiva». Qui, appunto, si spalanca il capitolo delle cifre. Lo scorso weekend si è superata la soglia dei 150 mila bergamaschi che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino (indicativamente, a oggi potrebbero essere più di 160 mila), su un totale di 910-920 mila maggiorenni (per la precisione erano 917.175 al 1° gennaio 2020, secondo i dati Istat). Il target realistico su cui ragionare è questo, considerato che Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson sono al momento autorizzati solo dai 18 anni in su, mentre il farmaco di Pfizer-BioNTech parte dai 16 anni, in attesa di ulteriori sviluppi. A oggi, rimangono perciò poco più di 750 mila cittadini da raggiungere nella nostra provincia.

Con quale ritmo toccherà anche a loro? Il «tachimetro» della macchina vaccinale bergamasca lo si ricava mettendo insieme i report della Regione sulla progressione della campagna giorno per giorno: tra il 13 e il 17 aprile in totale in Bergamasca sono state effettuate 30.088 somministrazioni, pari a una media giornaliera di 6.018, e nello specifico 4.699 prime dosi e 1.319 richiami quotidiani al dì. Se si viaggiasse a quest’andatura di prime dosi, i 750 mila bergamaschi rimanenti (anche se un’adesione del 100% sfiora l’impossibile…) sarebbero coperti in 159 giorni, appunto poco più di cinque mesi, ed ecco l’orizzonte di fine settembre come termine del «primo giro». Nota a margine: Johnson & Johnson, su cui proprio oggi è attesa la decisione dell’Ema, è monodose, quindi per la platea immunizzata con questo farmaco basterebbe una sola puntura per chiudere la partita. Se si viaggiasse ipoteticamente alla media complessiva attuale (prima dosi+secondi dosi), il traguardo si raggiungerebbe in circa 120 giorni, cioè quattro mesi, arrivandoci a fine agosto. L’andatura di questo periodo, come noto, è condizionata dalla disponibilità (o carenza…) di vaccini, a fronte di una capacità potenziale dichiarata per la Bergamasca di 20 mila inoculazioni giornaliere: una potenza di fuoco tale si tramuterebbe in 600.000 somministrazioni mensili, uno scenario in grado di coprire sostanzialmente in due mesi tutta la popolazione con almeno una dose (nelle 20 mila dosi quotidiane sono da considerare i richiami).

Il tema, come noto, riguarda ogni parte d’Italia e della Lombardia; anzi, numeri alla mano la provincia di Bergamo sta procedendo più celermente del trend regionale. I lombardi maggiorenni sono circa 8,4 milioni, al 18 aprile risultavano aver ricevuto la prima dose 1.657.861 persone in tutta la regione; vuol dire che ne rimangono 6,7 milioni all’incirca. Qual è stata la tabella di marcia lombarda in questa prima settimana di campagna massiva? Tra 13 e 17 aprile, i report regionali tracciano una media di circa 46.700 somministrazioni totali giornaliere, ripartite tra 34.095 prime dosi e 12.609 richiami. Per raggiungere quei 6,7 milioni di residenti tenendo lo stesso ritmo odierno delle prime dosi occorrerebbero 196 giorni, sei mesi e mezzo, e il primo giro si completerebbe solo il 1° novembre (la Bergamasca dunque sta andando più rapidamente della media regionale); se invece la velocità fosse di 46.700 dosi, ossia l’attuale somma di prime e seconde dosi quotidiane, si impiegherebbero 143 giorni, più di quattro mesi e mezzo (deadline: 9 settembre). A inizio marzo, quando fu varato il piano massivo, Palazzo Lombardia indicò un potenziale fino a 170 mila iniezioni quotidiane (140 mila negli hub, 30 mila capillarmente tramite farmacie, medici di base, unità mobili, vaccinazioni domiciliari): significherebbero più di 5 milioni di inoculazioni al mese, e in un paio di mesi tutti sarebbero messi in sicurezza. Oggi, però, la Lombardia cammina a poco più di un terzo di quella velocità

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