Via San Bernardino, addio a Nespoli
corniciaio sempre amico degli ultimi

Dal grande collezionista al pittore scapigliato, fino all’anziano del quartiere. Nella bottega di Claudio Nespoli è passata un’umanità variegata.

In un’atmosfera un po’ bohémienne, tutti hanno trovato un consiglio competente e, soprattutto, un sorriso accogliente. In via San Bernardino 22, dove per 50 anni ha campeggiato l’insegna «La cornice di Nespoli», i locali ora sono vuoti, ma a 50 metri la storia continua grazie a Giulio Lagetto, che ha raccolto e tramanda sapienza e passione.

«Giulio è il figlio maschio che mio papà ha sempre desiderato», racconta Denise Nespoli, che parla col sorriso di quel babbo «anarchico ma così cristiano nel suo essere vicino agli ultimi», che sabato sera ha chiuso gli occhi a 79 anni e che domani, alle 15,30 al Monumentale, verrà salutato con rito civile.

Claudio Nespoli nasce artigiano, affiancando il padre a 15 anni, e si appassiona d’arte lavorando. Anche se l’arte è di casa, nipote del pittore bergamasco Nino Nespoli e del poeta e commediografo dialettale Giuseppe Mazza. «A mio papà – ricorda Denise – si rivolgeva la persona importante così come l’anziana che voleva incorniciare una foto ricordo. Lui trattava tutti con uguale disponibilità e con una particolare sensibilità per chi era in difficoltà». Tant’è che teneva a precisare «che era un corniciaio, non un mercante d’arte, perché non voleva speculare sulla vita degli artisti, che non avevano una situazione agiata. I dipinti li acquistava per gusto personale e per aiutare i pittori in difficoltà, e poi li lasciava esposti in vetrina, per farli vedere anche a chi non poteva permetterseli». Un episodio tra tanti: «Fenaroli era un ottimo acquarellista e cedeva le sue opere in cambio di un calice. Mio padre si arrabbiava tantissimo e gli diceva che non doveva svendere così la sua arte». Denise guarda quelle nature morte e quei ritratti popolari e si commuove.

«Mio padre ha avuto un’ infanzia un po’ travagliata, per questo aveva la famiglia e la casa come obiettivi. Desiderava un figlio maschio a cui lasciare l’attività». Sono nate Denise, biologa e consigliere comunale («Ho preso da lui l’inclinazione per l’impegno civico) e Laura, psicologa. «Lavorava fino a tardi per farci studiare. Per un certo periodo mi sono appassionata d’arte, ma è stato lui a dissaduermi: “Lascia stare, ne ho visti troppi di disperati”. La sera teneva la claire abbassata, ma entrava sempre qualcuno a chiedere aiuto». Come conferma Giulio Lagetto, il figlio mai avuto, che esprime tutta la sua gratitudine: «Ho iniziato a lavorare con Mauro e Claudio Nespoli che avevo 15 anni, ora vado per i 59. Mi hanno insegnato tutto. Claudio ha cambiato la mia vita, decidendo di lasciarmi il suo negozio, nel 1998. Per un certo periodo mi ha affiancato, insegnandomi a stare a contatto con i clienti, perché era un intrattenitore nato». Difficile pescare nel mare dei ricordi: «Oltre a essere competente nel suo lavoro ed esperto d’arte, era un punto di riferimento per il quartiere. Aveva un occhio di riguardo per tutti: dal grande collezionista fino agli stranieri della via, che entravano chiedendo di leggere un documento o una bolletta».

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