Acqua, risorsa a rischio. Ma più di un terzo si disperde nella rete

La crisi climatica Connessa con le emissioni di gas serra delle attività umane modifica il ciclo dell’acqua. Siccità estreme, come quella vissuta tra dicembre e aprile scorsi, e nubifragi violenti, con l’acqua che, in un territorio troppo asfaltato e cementificato, defluisce subito a valle, minacciano la ricchezza idrica della Bergamasca, all’origine della prosperità agricola e industriale del territorio.

La crisi climatica connessa con le emissioni di gas serra delle attività umane modifica il ciclo dell’acqua. Siccità estreme, come quella vissuta tra dicembre ed aprile scorsi, e nubifragi violenti, con l’acqua che, in un territorio troppo asfaltato e cementificato, defluisce subito a valle, minacciano la ricchezza idrica della Bergamasca, all’origine della prosperità agricola e industriale del territorio.

Siccità estreme e nubifragi violenti minacciano la ricchezza idrica della Bergamasca

Un’inchiesta di otto pagine sull’oro blu, risorsa preziosa e insostituibile sempre più a rischio, si può leggere su eco.bergamo, il supplemento mensile di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 15 maggio gratis con L’Eco di Bergamo (resta poi disponibile nell’Edizione Digitale di questo sito). Il riscaldamento globale rende il clima più estremo perché, se cresce il caldo, nell’aria c’è una maggiore quantità di energia disponibile, quindi più carburante per i fenomeni atmosferici, che si nutrono appunto di calore.

Un’inchiesta di otto pagine sull’oro blu sul supplemento di ecologia eco.bergamo.

I periodi di siccità sono più frequenti e lunghi, le piogge più forti e concentrate in brevi periodi, le ondate di calore più intense. Anche nella Bergamasca sta calando la ricchezza di precipitazioni diluite nel corso delle stagioni. All’inizio di aprile, secondo i dati dell’Arpa, le riserve idriche della Lombardia erano a meno 70% rispetto alla media del periodo, ora sono a meno 55.

Le perdite nella distribuzione

In questa situazione preoccupante gli sprechi d’acqua nella rete di distribuzione sono ancora più inaccettabili. Secondo le statistiche dell’Istat riferite agli anni 2019-2021, in Italia si perde oltre un terzo dell’acqua immessa: 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, il 36,2% della risorsa. La Bergamasca è in linea: secondo l’aggiornamento del Piano dell’Ambito della Provincia, redatto a dicembre 2021, la media del 2019 si attesta al 35,8%. Le perdite sono disomogenee per zone: spiccano la Valle Brembana con il 56% e le Valli Cavallina e Calepio con il 50%, seguono la Valle Seriana e la Pianura Ovest al 40%, mentre la Pianura Est, la Valle Imagna, l’Isola e l’hinterland di Bergamo si fermano, con il 25%, ben al di sotto della media.

Le perdite in Valle Brembana al 56%, nelle Valli Cavallina e Calepio al 50%

Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, stabilisce, ogni anno, gli obiettivi di diminuzione delle perdite e li comunica al gestore della rete idrica, che ha la responsabilità di attuarli. Nella Bergamasca Uniacque, con 519 sorgenti e 219 pozzi, serve circa il 90 per cento dei residenti. L’Ufficio d’Ambito ha il compito di verificare l’attuazione degli obiettivi, monitorando gli interventi del gestore.

Arera stabilisce, ogni anno, gli obiettivi di diminuzione delle perdite.

Sia per il 2020 sia per il 2021, Arera ha chiesto a Uniacque di ridurre del 2% le perdite: l’obiettivo nel 2020 è stato rispettato, passando da 18,42 metri cubi per km al giorno a 18,05. Le opere necessarie consistono nell’individuazione delle perdite e nella loro riparazione. Sul primo fronte occorre digitalizzare la rete idrica, perché per ora si sa l’ammontare delle perdite, ma non la localizzazione precisa. Sul secondo fronte si segnala il rifacimento delle condotte di adduzione di Algua, risalenti al 1912, per cui Uniacque ha ricevuto, grazie al Pnrr, un contributo di 12,7 milioni di euro.

L’obiettivo di ridurre le perdite del 2% nel 2020 è stato rispettato da Uniacque.

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