Black Friday on line e negozi chiusi
I commercianti: una beffa che ci affossa

La protesta. Il nuovo lockdown pesa, a soffrire soprattutto abbigliamento, calzature e accessori. Confesercenti: concorrenza sleale. Appello di Ascom a Fontana: occorre «liberare» Bergamo.

Mentre il Black Friday impazza online, i commercianti «fisici» vedono nero. Due settimane di zona rossa pesano, sono il colpo durissimo dopo i due mesi di lockdown primaverile. In tutta Italia e anche a Bergamo. Mentre le vendite sui canali web procedono a ritmi vertiginosi, soprattutto quelle dei grandi colossi - ieri mattina, per esempio, sul sito di MediaWorld, si doveva fare una fila con oltre 70 mila clienti virtualmente in coda, tempo d’attesa di 20 minuti prima di accedere - , i negozi tradizionali rischiano di pagare un prezzo caro. I numeri, a livello nazionale, arrivano da Confesercenti: sono 190 mila i negozi chiusi nelle zone rosse, e altri 100 mila in altre regioni devono chiudere la domenica o nel weekend.

Così, in questo Black Friday – la promozione novembrina nata negli Usa e da qualche anno arrivata anche in Italia – si stima che 700 milioni di euro saranno travasati dai negozi reali a quelli sul web. «Se le restrizioni dovessero continuare fino alla fine dell’anno – mette in guardia Confesercenti, con Natale sullo sfondo -, il web potrebbe strappare ai negozi reali fino ad ulteriori 3,5 miliardi di euro di spesa dei consumatori per i regali e per l’acquisto di beni per la casa e la famiglia». A soffrire maggiormente, sono abbigliamento, calzature e accessori. «Governo e Garante della concorrenza - la richiesta dell’associazione - devono intervenire: siamo di fronte ad una distorsione gravissima della concorrenza, che dobbiamo correggere al più presto».

L’allarme si riverbera anche in chiave orobica. Per Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo, «il nostro impegno sul tema non va confuso o piegato a logiche di retroguardia: nessuno ha intenzione di ostacolare l’innovazione. Lo testimonia l’impegno della nostra associazione attraverso percorsi formativi per gli associati proprio legati all’e-commerce e all’innovazione». Il tema, dunque, mette la lente sulle regole del gioco: «Proprio perché crediamo in nuove modalità di svolgimento dell’attività commerciale, oggi non possiamo tacere il fatto che in quella competizione il tema delle regole e della leale concorrenza deve essere centrale: un prerequisito per permettere anche ai negozi di vicinato di cogliere opportunità, di mantenere vivi i centri storici e i nostri paesi attraverso l’attività tradizionale, e di non essere schiacciati da chi per dimensioni, potenzialità, possibilità di eludere il fisco parte da un’indubbia posizione di vantaggio».

Sulla stessa lunghezza d’onda Ascom Confcommercio Bergamo : «I commercianti sono alla finestra in attesa di riaprire. Dalla rabbia e dall’amarezza, ora si è passati alla fase della trepidazione – premette Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -. Per i commercianti che hanno chiuso, il ruolo di forza dei colossi online crea un danno doppio: i negozi fisici non possono lavorare, e quelli online, che già erano in forte crescita, lavorano ancora di più, soprattutto in questa fase di promozioni. La pubblicità, già massiccia in passato, quest’anno è aumentata ancora, la concorrenza è sempre più forte. Anche per questo ribadiamo la richiesta di poter riaprire, che è fondamentale per la sopravvivenza di queste realtà. Ribadiamo il nostro appello alla Regione affinché il presidente Fontana chieda al ministro Speranza di valutare misure differenziate per i territori dove la situazione epidemiologica è sotto controllo. Occorre “liberare” la provincia di Bergamo»

© RIPRODUZIONE RISERVATA