Cassa integrazione: record di richieste, ma l’uso effettivo è basso

IN BERGAMASCA. Oltre i 2 milioni di ore autorizzate a gennaio. Amboni (Cgil): un segno dipreoccupazione e sfiducia.

Oltre i 2 milioni di ore autorizzate a gennaio. Molto basso l’effettivo utilizzo: un segno evidente della preoccupazione e sfiducia anche da parte delle imprese bergamasche.

Cassa integrazione, sfiducia nel futuro

«Nei 39 mesi che vanno da gennaio 2022 a marzo 2025 - evidenzia Orazio Amboni della Cgil Bergamo - sono solo tre i mesi in cui il tetto delle ore di cassa integrazione approvate dall’Inps per la provincia di Bergamo supera la soglia dei 2 milioni». A gennaio 2025, infatti, sono 2.264.142 le ore autorizzate, per poi scendere a 1.693.032 a febbraio e a 1.126.852 a marzo. A ridimensionare, comunque, valori così alti c’è, fortunatamente, il «tiraggio», cioè l’effettivo utilizzo delle ore autorizzate: una media del 14,87% che va dal 17,31% dell’ordinaria al rassicurante 9,88% della cassa integrazione straordinaria. È evidente che le elevate richieste di cassa integrazione, di cui poi non si usufruisce, sono un sintomo di sfiducia nel futuro.

Il picco è la cassa ordinaria

Il picco di gennaio è dovuto soprattutto alla cassa ordinaria (1.746.462 ore contro le 517.680 della straordinaria) ma, soprattutto sono quasi interamente autorizzate per l’industria (solo 6mila per l’edilizia). A gennaio il settore meccanico ottiene 998mila ore di Cassa ordinaria e 487mila di straordinaria che si sommano alle 200mila ore del settore metallurgico. Attorno alle 200mila ore autorizzate vi sono anche il settore tessile e il settore chimico, completando così il quadro del cuore dell’economia industriale bergamasca. Con una progressiva diminuzione lo scenario si ripete a febbraio e marzo.

Nessuna preoccupazione per il settore alimentare e per i trasporti

L’edilizia dopo le 6.126 ore di gennaio risale a oltre 50mila a febbraio e 35ore a marzo, ma senza raggiungere livelli più preoccupanti. Zero ore anche per il settore commerciale.

«Con uno sguardo allungato al primo trimestre degli anni precedenti, non si può non prendere purtroppo atto che i 5 milioni di ore del I° trimestre 2025 sono più del quintuplo del periodo pre-Covid quando ci si era fermati a 799mila ore» conclude Amboni.

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