Commercio, gli esercenti in rivolta
«Buoni pasto al collasso»

«Entro l’autunno dovrà arrivare una riforma del sistema dei buoni pasto», chiedono al governo le associazioni di categoria che aspettano quindi di essere convocati dall’esecutivo per far partire la discussione».

L’attuale sistema dei buoni pasto genera «una tassa occulta del 30% sul valore di ogni buono pasto a carico degli esercenti» per cui «tra commissioni alle società emettitrici e oneri finanziari, i bar, i ristoranti, i supermercati e i centri commerciali perdono 3 mila euro ogni 10 mila euro di buoni pasto incassati che accettano».

È la denuncia che arriva dalle associazioni di categoria che rappresentano le imprese della distribuzione e della ristorazione in Italia: Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Confesercenti, Fida e Ancd Conad che per la prima volta si sono riunite ieri a Roma in un tavolo di lavoro congiunto nella sede di Confcommercio, sollecitando «una revisione del codice degli appalti nella pubblica amministrazione».

«Entro l’autunno dovrà arrivare una riforma del sistema dei buoni pasto», chiedono al governo le associazioni di categoria che aspettano quindi di essere convocati dall’esecutivo per far partire la discussione». Una situazione insostenibile anche in provincia di Bergamo, denunciano gli addetti ai lavori: in provincia il valore dei buoni pasto è stimato in 66 milioni di euro, di cui 39 milioni dal settore privato e 27 da quello pubblico.

«Il sistema è al collasso, la filiera è in gravissima difficoltà - commenta senza mezzi termini il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini - e sempre più esercenti si ritirano dall’accettazione. Esiste il rischio che la sostenibilità dei buoni pasto, per chi li accetta, sia possibile solo con una riduzione drastica della qualità del servizio offerto e di conseguenza che possano venire accettati solo in locali dedicati e con qualità inferiore. Il timore è che precipiterà la qualità del servizio e che aumenteranno i prezzi. A danno di tutti: consumatori, lavoratori esercenti».

Ecco perché Ascom Bergamo si associa alle richieste delle sigle nazionali: «Non è possibile che lo Stato sia l’unico che ci guadagni a danno di lavoratori e imprese - aggiunge Fusini - A questo punto è ipotizzabile che le imprese private più “illuminate” spostino il benefit dal buono ad altre voce di welfare aziendale».

Anche l’aumento recente della deducibilità per il ticket elettronico non produrrà, secondo Ascom Bergamo, vantaggi effettivi. Fusini fa un esempio pratico: «C’è un doppio rischio. ad esempio per gli attuali ticket a 5,29 euro. Le imprese non vorranno accollarsi il maggior costo della non deducibilità che si ripercuoterebbe su di esse per il maggior carico dei contributi. La richiesta sarà inoltre rafforzata anche dai lavoratori non disponibili a perdere parte del valore reale del buono, per il maggior prelievo Inps e Irpef in busta paga».

© RIPRODUZIONE RISERVATA