Consumi, la ripresa 2021 è stata mini. Omicron cambia gli scenari, «solo nel 2023 sarà come nel pre-Covid»

La paura della pandemia cambia gli scenari e ostacola la corsa della ripresa dei consumi. Il timore deprime anche i saldi: secondo l’associazione dei commercianti, con un milione di clienti che avrebbe rinunciato a fare shopping per paura dei contagi e con il 25% che non entra nei negozi se vede troppe persone, e fa la fila fuori.

L’anno, secondo le ultime previsioni di Confcommercio infatti, si chiuderà con una crescita dei consumi del 5,1%, ancora il 7,3% in meno rispetto ai livelli del 2019 e con il completo ritorno ai livelli pre-pandemici non prima del 2023.

Il calo per alcuni settori come la filiera del turismo della cultura e del tempo libero, è ancora a due cifre e il timore per una nuova frenata spinge le categorie a chiedere un nuovo, immediato, intervento del Governo: «La ripresa per migliaia di imprese - come quelle del turismo - non è mai arrivata pienamente. In un contesto ancora così grave e allarmante chiediamo al Governo di procedere subito con i sostegni ai settori più colpiti, a cominciare dal rinnovo della cassa Covid e delle moratorie fiscali e creditizie», afferma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.

«Il quadro previsionale che era stato previsto con la Legge di Bilancio si è radicalmente modificato», sottolinea anche Confesercenti che chiede di «dare continuità alle misure per il credito previste dal DL Liquidità, che ha messo a disposizione delle imprese circa 169 miliardi di euro di finanziamenti».

«Il clima di incertezza richiede interventi congrui e urgenti». Insomma, potrebbe sembrare un flashback che riporta ad un anno fa ma la situazione è ben diversa, visto che l’anno, secondo le previsioni di Confcommercio, si chiuderà con una crescita del pil del 6,1% e nel 2021 rispetto all’anno precedente tutti i settori hanno registrato crescite nette: +19,2% per alberghi e ristoranti , +13,4% per vestiario e calzature, +11,4% per i trasporti, +8,6% per ricreazione, cultura e istruzione. Rimbalzi ma non scontati, dicono i commercianti «che testimoniano la grande vitalità del tessuto produttivo del Paese le cui performance non erano affatto scontate».

Rispetto invece al periodo pre pandemia i consumi degli italiani sono aumentati solo nei settori degli alimentari e bevande (2,6%), nelle comunicazioni (5,6%) e nelle spese per la casa (gas elettricità e combustibili 1,2). Tutti gli altri registrano un segno meno. Per alberghi e ristoranti la perdita dei consumi è del 29,2%, per i servizi culturali e ricreativi del 21,5%; per i trasporti il 16% e per l’abbigliamento e le calzature il 10,5%.

E a preoccupare ora è il prossimo futuro: secondo i risultati di un sondaggio realizzato da Confesercenti con Ipsos il 51% dei consumatori dichiara di evitare di servirsi di bar o ristoranti, o comunque di aver ridotto la frequentazione di pubblici esercizi e locali; il 32% ha rinunciato a fare un viaggio o ha disdetto una vacanza già prenotata e sempre il 32% ha evitato o ridotto gli acquisti nei negozi per timore degli assembramenti. Il timore deprime anche i saldi: secondo l’associazione dei commercianti, con un milione di clienti che avrebbe rinunciato a fare shopping per paura dei contagi e con il 25% che non entra nei negozi se vede troppe persone, e fa la fila fuori. Infine l’effetto del rinnovato smart working di massa che -sostengono-avrà un effetto da 850 milioni di minori consumi al mese.

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