Conti «dormienti» da 20 anni
Scadono i termini per riscuoterli

Da questo mese iniziano a scadere i termini per riscuotere le somme relative ai primi «conti dormienti» affluiti nel novembre 2008 al Fondo rapporto dormienti del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Si tratta di conti correnti bancari e postali e libretti di risparmio bancari e postali, ma anche di azioni, obbligazioni, certificati di deposito, fondi d’investimento e assegni riscossi entro il termine di prescrizione.

Il termine di prescrizione si applica dopo che sono trascorsi 10 anni da quando le somme sono state ferme per un altro precedente decennio, e sono state quindi trasferite al Fondo: in pratica, dunque, sono somme mai movimentate per 20 anni. Ed è per questo che il ministero dell’Economia e Finanze invita ad effettuare una verifica sull’esistenza di «conti dormienti» intestati a proprio nome o a nome di familiari di cui possano risultare eredi, al fine di inoltrare domanda di rimborso in tempo utile. Il più delle volte sono conti diventati «dormienti», cioè non movimentati da anni, a causa del decesso del titolare, conti evidentemente di cui i legittimi eredi non sono stati a conoscenza.

Per questo la Consap (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) ha messo a disposizione una banca dati per verificare la ricerca dei conti dormienti e per avviare le eventuali procedure di rimborso (www.consap.it). Se non si presenteranno titolari o eredi, le somme finiranno nelle casse dello Stato. Per quanto riguarda le pratiche ora in gestione (cioè le somme affluite al Fondo rapporto dormienti gestito dalla Consap appunto nel 2008) si tratta di un milione di conti che «valgono» circa 700 milioni di euro. Ma la somma, se si tiene conto anche dei successivi versamenti, è destinata a lievitare verso quota 1,5-2 miliardi di euro. E non a caso il governo ha già messo gli occhi sul gruzzolo, prevedendo di destinarli al risarcimento dei truffati dalle banche.

Quanto alla consistenza economica dei singoli conti, si parla di un valore medio di 800 euro; ma non sono pochi i «tesoretti» che arrivano ad alcune migliaia e, in certi casi, anche a decine di migliaia di euro.

Guardando alla situazione delle banche del nostro territorio, Ubi Banca ha versato dal 2009 al 2018 al Fondo rapporto dormienti 80,9 milioni di euro così ripartiti: conti correnti 4,7 milioni, libretti di risparmio 20,4 milioni, certificati di deposito 1,9 milioni, assegni circolari 53,4 milioni, strumenti finanziari 377 mila euro. Per avere un quadro prevalentemente bergamasco (ma non esclusivamente bergamasco), si può fare riferimento ai versamenti effettuati dal 2009 al 2016 dalla Banca Popolare di Bergamo (oltre non è possibile andare, in quanto dal 2017 il versamento è passato in capo a Ubi): in quel periodo la somme versate sono state di 18 milioni di euro così suddivise: conti correnti 865 mila euro, libretti di risparmio 4,6 milioni, certificati di deposito 82 mila euro, assegni circolari 12,2 milioni di euro, strumenti finanziari 180 mila euro. Ammontano invece a 91 milioni di euro i 134 mila i «conti dormienti» in capo a Banco Bpm.

Una «fotografia» più locale può venire dalle banche di credito cooperativo della provincia. La Bcc Oglio e Serio, ad esempio, dal 2008 al 2018 ha «girato» al Fondo dormienti 39 mila euro, per un totale di 100 posizioni, tra conti correnti, certificati di deposito, depositi a risparmio liberi e vincolati e titoli. Somma più elevata per la Bcc Bergamasca e Orobica: circa 85 mila euro, in prevalenza libretti e conti correnti, con un importo medio di 300-400 euro (ma anche un deposito da 12 mila euro). Situazione inesistente, invece nella piccola ma vigile Bcc di Mozzanica: «Da noi nessun conto dormiente».

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