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Martedì 05 Agosto 2025
Flamma raddoppia la produzione in Cina: «Progetti anche in Italia»
FARMACEUTICA. Negrisoli: siamo presenti sul mercato asiatico da oltre trent’anni, ottenuti risultati importanti. Per la nuova fabbrica investiti 50 milioni di dollari.
Con un investimento da 50 milioni di dollari, il gruppo chimico farmaceutico Flamma ha ufficialmente inaugurato un nuovo stabilimento produttivo a Dalian, nella provincia cinese del Liaoning. L’impianto, realizzato in meno di due anni, raddoppia la capacità produttiva del gruppo in Cina e rappresenta un tassello strategico nella visione di lungo termine dell’azienda bergamasca, attiva nella produzione di principi attivi farmaceutici.
Alla cerimonia di apertura hanno preso parte l’ambasciatore italiano in Cina, Massimo Ambrosetti, e le autorità locali, a sottolineare il rilievo geopolitico dell’operazione. «Flamma è presente sul mercato cinese da oltre 30 anni - ricordato il presidente e amministratore delegato Gianpaolo Negrisoli - inizialmente per l’approvvigionamento di materie prime, poi con l’apertura di strutture di ricerca e sviluppo a Shanghai e Dalian. Oggi Flamma Honkai, interamente posseduta e gestita da noi, rappresenta un perfetto connubio tra i valori e le competenze di Flamma e l’efficienza del team cinese. Questo approccio ci ha permesso di ottenere risultati importanti, tra cui l’approvazione dell’autorità regolatoria cinese dei farmaci (Nmpa), una crescita molto significativa in termini di fatturato, personale e tecnologie disponibili, e soprattutto il riconoscimento da parte di molte delle top 20 società farmaceutiche mondiali».
Un’azienda fondata nel 1950
Fondata a Bergamo nel 1950, Flamma produce per le principali multinazionali farmaceutiche principi attivi utilizzati in farmaci altamente innovativi, spesso destinati a patologie rare o ultra-specialistiche.
Flamma Honkai con l’avvio a regime del nuovo sito supererà la soglia dei 400 dipendenti. Al suo interno operano anche 40 ricercatori, parte di un team globale di circa 130 scienziati. La sede asiatica si affianca agli altri impianti già operativi in Italia (Chignolo, Isso e Bulciago) e negli Stati Uniti, per un totale di circa 950 lavoratori in tutto il mondo e un fatturato consolidato superiore ai 200 milioni di euro.
Non solo Cina
Non solo Cina. Flamma continua a investire anche sul territorio nazionale. Dopo l’acquisizione dello storico impianto di Bulciago nel 2022, l’azienda ha avviato un’ampia opera di ammodernamento con macchinari di ultima generazione. «Stiamo rimettendo completamente a nuovo lo stabilimento, con l’obiettivo di raggiungere il break-even già quest’anno - sottolinea Gianpaolo Negrisoli -. Non potendo espanderci in termini di superficie, stiamo puntando tutto sull’efficienza produttivo».
Il piano strategico quinquennale di Flamma prevede un reinvestimento globale di 200 milioni di dollari, destinati ad aumentare capacità, innovazione e know-how. «La nuova struttura in Cina si affianca agli sforzi che stiamo compiendo in Italia per modernizzare gli impianti e attrarre talenti qualificati - sottolinea Gianmarco Negrisoli, Executive Director Corporate Development -. Il nostro obiettivo è rafforzare le sinergie tra l’identità italiana del gruppo e la sua vocazione internazionale».
Il vantaggio competitivo
L’espansione in Cina si inserisce in un contesto globale in cui la domanda di farmaci innovativi - soprattutto in ambito oncologico e di malattie rare - è in continua crescita. L’elevata complessità tecnologica dei principi attivi prodotti da Flamma, unita alla rigidità regolatoria della supply chain, offre al gruppo una posizione di forza rispetto alla concorrenza, in particolare indiana, oggi potenzialmente penalizzata da dazi Usa fino al 25%. «I nostri clienti non possono permettersi alternative improvvisate - spiega Gianpaolo Negrisoli - perché l’intera filiera è certificata. Se un principio attivo è registrato con un certo produttore, cambiarlo significa ricominciare da zero con Fda, Ema o le autorità locali. Per questo, una volta entrati in un processo regolatorio, è difficile essere sostituiti». Un vantaggio competitivo che si traduce in una stabilità strutturale del business, in grado di assorbire anche eventuali impatti da dazi o tensioni commerciali.
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