Flop rottamazioni, mancano 78 miliardi di incassi previsti

L’ANALISI. Quattro rottamazioni, 33 miliardi di incassi, 47 miliardi di rate non versate. Sono i tre numeri che descrivono appieno le rottamazioni: sono oramai uno strumento ripetuto nel tempo, fruttano un gettito non trascurabile, ma aprono una via ancora più ampia alla possibilità di evadere ed evitare procedure di riscossione coattiva

I mancati versamenti, poi, superano le entrate effettive. I risultati, infine, sono lontani anche dalla attese che facevano ipotizzare entrate per 111 miliardi.

Fotografia impietosa

È una fotografia impietosa quella che emerge dai dati sulle quattro Rottamazioni avviate dal 2016 contenuti nei volumi che accompagnano la Relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei Conti.

Che segnala un fenomeno preoccupante, quello dei tanti furbetti che sperano con l’adesione alla definizione agevolata di rinviare il momento in cui il fisco deciderà di procedere con la forza con pignoramenti, ipoteche o fermi amministrativi. Versano la prima rata e poi si danno alla macchia. Guardando solo all’ultima Rottamazione, la quater, avviata nel 2022 e tuttora in corso, il volume degli incassi conseguiti al 31 dicembre 2024 è pari a 12,2 miliardi , «evidenziando - osserva la Magistratura contabile - una adesione superiore alle stime contenute nella relazione tecnica» della legge che introdusse l’ultima definizione agevolata. Ma va rilevato anche, osserva la Corte dei Conti, come «11,2 miliardi delle rate scadute nel 2023 e 2024 non sono state versate e che probabilmente - è il monito - una quota cospicua delle adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva».

La prima Rottamazione prevedeva un introito pari a 19,6 miliardi ma riscosse nei termini solo 9,2 miliardi. La successiva ha incassato poco più di 3 miliardi. La Rottamazione Ter del 2018 stimava di incassare 29,3 miliardi, ma ne riscosse appena 8,5 (il 29%)

Il dato complessivo emerge guardando anche alle altre tre definizioni agevolate che si sono succedute nel tempo. Nello specifico, la prima Rottamazione prevedeva un introito pari a 19,6 miliardi ma riscosse nei termini solo 9,2 miliardi, con una quota di omessi versamenti pari a 10,5 (53%). La successiva Rottamazione, la bis del 2017, ha incassato poco più di 3 miliardi (il 32%) su un introito previsto di 9,3, mentre 6,3 miliardi non sono mai arrivati nelle casse dell’Erario. La Rottamazione Ter del 2018 stimava di incassare 29,3 miliardi, ma ne riscosse appena 8,5 (il 29%), a fronte di 19,5 di omessi versamenti. Per la Rottamazione quater, su un introito previsto di 52 miliardi (di cui 22,9 per le rate originariamente in scadenza nel 2023 e 2024) le riscossioni totali al 2024 ammontano a 12,2 miliardi (di cui 11,6 per le rate originariamente in scadenza nel 2023 e 2024) e gli omessi versamenti sono a quota 11,2 miliardi.

Un fenomeno in crescita

L’analisi della Corte dei Conti allarga lo sguardo al tema della rateizzazione dei crediti tributari, un fenomeno in crescita. A partire dal 2008 l’Agenzia ha gestito 15,5 milioni di istanze di rateazione con una movimentazione del carico iscritto a ruolo di oltre 261 miliardi. E la rateizzazione sembra funzionare: nel 2024 il volume degli incassi da rateazione ha raggiunto i 4,7 miliardi, circa il 30% degli incassi totali conseguiti e il 45,4% degli incassi ordinari, con una «forte crescita» rispetto al 2023 (+66,7%). Ma anche in questo caso, c’è chi ne approfitta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA