«Guscio» bergamasco in superceramica
per lo Space Rider

La copertura speciale Petroceramics-Brembo proteggerà la navetta dell’Agenzia spaziale europea. Così lo scudo termico sopporterà temperature altissime.

Lo Space Rider, la navetta spaziale riutilizzabile e automatizzata che è in fase di studio da parte dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) parlerà bergamasco.

Con l’aggiudicazione di una commessa dell’Esa da 4 milioni di euro, la Petroceramics, azienda con sede al Kilometro Rosso che si occupa di ricerca e sviluppo nel campo dei materiali e processi ceramici, produrrà i 32 pezzi di composito polimerico trasformato in ceramica che ricopriranno il veicolo spaziale. Faranno da esoscheletro allo scudo termico (il «naso» della navetta, dove sta l’angolo di attacco con l’atmosfera), al sottopancia e al «flap» di comando e avranno uno spessore di soli 3 millimetri. Un velo sottile, molto resistente, che può sopportare un carico di temperatura di oltre 1.200 gradi Celsius (1.100 in condizioni ideali, ma se l’angolo di rientro cambia la temperatura può raggiungere 1.300 gradi) per un tempo di 10-15 minuti (la durata del rientro sulla superficie terrestre) e altissime pressioni. Si può parlare di «artigianato» spaziale: a lavorare alle componenti è una start up con 13 addetti super specializzati ( geologi, ingegneri nucleari, fisici, chimici e ingegneri dei materiali) con 3,5 milioni di fatturato.

Investimenti e assunzioni

«Per elaborare il progetto - spiega Massimiliano Valle, amministratore delegato di Petroceramics - abbiamo assunto due persone: una per il sistema di controllo della qualità, l’altra che si occupa dei sistemi di formatura dei pezzi. Per sviluppare le componenti abbiamo investito 1,5 milioni per l’acquisto di due nuovi forni. L’obiettivo è crescere ulteriormente e non escludiamo di raggiungere un organico di venti persone». Il progetto viene da lontano: tre anni fa i primi test nella galleria al plasma Scirocco all’interno del Cira (con sede a Capua in provincia di Caserta) con un composito in scala 1 a 2. Nel mezzo la costante sperimentazione dei risultati di ricerca sui banchi prova, per simulare quanto più le condizioni di utilizzo. Nelle scorse settimane l’aggiudicazione della commessa dell’Esa, dal valore totale di circa 170 milioni di euro (coinvolge più di 80 partner a livello europeo).

La tecnologia che ha permesso di sviluppare il nuovo materiele è stata mutuata dai dischi da corsa di Brembo (la società presieduta da Alberto Bombassei è socia, al 20%, di Petroceramics) utilizzati in situazioni frenanti estreme come quelle della Formula 1. «Prima di essere installato sulle vetture da competizione - spiega Roberto Vavassori, Relazioni istituzionali e Affari pubblici di Brembo - il genitore del materiale utilizzato per rivestire il veicolo, il cui primo lancio si stima tra un anno e mezzo, veniva utilizzato negli Anni ‘90 sui dischi freno dei caccia F16. Il lancio di questa tecnologia nello spazio è frutto di un rapporto di ricerca e fiducia con Petroceramics. I risultati sono il segno che un approccio metodologico che vede soggetti innovativi appoggiarsi a grandi capi-filiera, come è appunto Brembo, è da esempio».

Gli studi dai prodotti organici

Aerospaziale ma anche automotive e componentistica per il settore utilities per Petroceramics, che sta sperimentando nuovi materiali resistenti derivati da prodotti organici come canna da zucchero, canapa e farine trattate. Tutti studi di frontiera.

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