«Il gas metano per ora non manca. Rischio razionamento in autunno»

Lo scenario Sestini (Confindustria): «Lo stoccaggio nei depositi è al 60%, di solito erano pieni all’80%. Le imprese non sono tra i clienti protetti, ma le interruzioni vanno programmate».

«Finora il metano non manca, ma il governo vorrebbe ridurre i consumi in alcuni settori in modo da migliorare lo stoccaggio nei depositi presenti in Pianura Padana: in questa stagione di solito erano pieni all’80%, quest’anno si fermano al 60%». A farlo presente è Bernardo Sestini, vicepresidente di Confindustria Bergamo con delega alla Transizione ecologica e amministratore delegato del gruppo chimico Siad. L’alternativa per aumentare lo stoccaggio ci sarebbe, ed è il gas naturale liquefatto (gnl), che per essere utilizzabile deve però essere sottoposto a rigassificazione in appositi impianti. «In Italia ne abbiamo solo due - spiega Sestini - e purtroppo i tempi per realizzarne altri sono lunghi. In più, bisogna fare i conti con l’opinione pubblica: Snam ha comprato due rigassificatori mobili che voleva collocare a Ravenna e Livorno, ma proprio nei giorni scorsi i cittadini sono scesi in piazza per protestare».

Il rischio di razionamenti dal prossimo autunno si fa quindi sempre più concreto. «Pensare di poter sostituire gli approvvigionamenti da Mosca è facile a dirsi - sottolinea Sestini - ma ben più complicato da mettere in pratica, perché l’Italia è connessa all’Algeria e all’Azerbaigian attraverso gasdotti che hanno portate inferiori rispetto a quelli russi».

Come si sta attrezzando il nostro Paese? «C’è un piano di emergenza gas - racconta Sestini - con il quale sono stati individuati i clienti protetti, come servizi pubblici e ospedali, ai quali l’energia non può mancare, pari a circa il 50% dei consumi italiani. Non rientrano fra questi le imprese, ma l’interruzione delle forniture industriali deve essere necessariamente programmata. Per esempio, un impianto chimico non può essere fermato mentre sono in corso delle reazioni, così come non si può interrompere l’energia che alimenta i forni per il vetro, perché si guasterebbero gli impianti».

La minor disponibilità di gas dipende certamente dal calo delle forniture dalla Russia, ma anche dagli enormi rincari post pandemia, iniziati già nel luglio 2021 e mai più fermatisi. «L’impennata dei costi dell’energia è un grave handicap per la competitività delle imprese, ma anche per la sostenibilità del nostro Paese - evidenzia Sestini -. Se oggi l’industria riesce a sopportare l’aumento del prezzo del gas è perché siamo in questa situazione soltanto da alcuni mesi, ma non si può andare avanti così ancora a lungo».

Per Sestini anche i provvedimenti del governo - dal credito d’imposta per il primo e il secondo trimestre 2022 su elettricità e gas alla riduzione dell’Iva e al taglio delle accise sui carburanti - sono solo dei palliativi: «Servono ad alleviare solo in parte il dolore di chi si trova a fare i conti con bollette salatissime».

«Nel piano europeo RepowerEu si chiede di incrementare al 45% l’energia ottenuta da fonti rinnovabili, ma intanto l’autorizzazione per costruire impianti eolici o a biogas richiede mesi o addirittura anni. Per non parlare dell’idrogeno, che in futuro sarà sicuramente una fonte importante, ma a breve non può risolvere i nostri problemi. Però sono fiducioso: soffriremo qualche anno, ma il nostro Paese troverà, come sempre, il modo di riprendersi».

Alle difficoltà legate alla guerra in Ucraina ora si è aggiunta anche la siccità: «Le centrali a metano e turbogas hanno bisogno di acqua per il raffreddamento dei motori e delle parti meccaniche - rimarca Sestini -. Con i fiumi a secco, però, alcune centrali sono ferme. Ma mentre l’Italia è ingessata, la Germania ha deciso di riattivare le centrali a carbone».

Per Sestini sarà impossibile mantenere gli obiettivi del Green deal europeo, cioè la riduzione del 55% dei gas serra entro il 2030 e arrivare a zero emissioni per il 2050. «Nel piano europeo RepowerEu si chiede di incrementare al 45% l’energia ottenuta da fonti rinnovabili, ma intanto l’autorizzazione per costruire impianti eolici o a biogas richiede mesi o addirittura anni. Per non parlare dell’idrogeno, che in futuro sarà sicuramente una fonte importante, ma a breve non può risolvere i nostri problemi. Però sono fiducioso: soffriremo qualche anno, ma il nostro Paese troverà, come sempre, il modo di riprendersi».

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