Imprese e energia, bollette in calo. Il Consorzio tratta per gli artigiani

Prezzi. Nell’ultimo mese il costo per l’energia è passato da 185 a 166 euro al megawattora, con una contrazione del 10,2% rispetto ai primi giorni dell’anno.

Prosegue la discesa del prezzo dell’energia e gli effetti del calo delle tariffe si vedranno, per le aziende, già dalla prossima bolletta. Fatture più leggere nel 2023 dopo l’«annus horribilis» che ci siamo lasciati alle spalle e con la prospettiva di una stabilizzazione generale che renderà meno complicata la vita di imprenditori e artigiani. Nell’ultimo mese il costo per l’energia è passato da 185 a 166 euro al megawattora, con una contrazione del 10,2% rispetto ai primi giorni dell’anno (per il gas la riduzione è stata in percentuale ancora più significativa, da 0,774 a 0,650 euro\Smc, pari al 16%).

«Le tariffe si stanno muovendo al ribasso in maniera importante – conferma Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo –. Non siamo ancora ai livelli del luglio 2021, ma il calo dei prezzi è consistente. Gli analisti parlano di una stabilizzazione a questi livelli per tutto l’anno, ma se si abbassassero ancora del 20-30% non sarebbe male per le aziende». Il picco dei 543 euro al megawattora dell’agosto scorso è lontanissimo, tuttavia i 166 euro di oggi (mai così in basso da settembre 2021) sono ancora il doppio rispetto agli 85 euro di giugno 2021. Se i prezzi non scenderanno più di così, «il problema vero non sarà tanto delle aziende – dice ancora Giambellini –, almeno non di quelle che hanno un mercato abbastanza solido e che riposizioneranno i loro prodotti sul mercato, alzando i prezzi». Imprenditori e artigiani non hanno più margini per drenare i costi delle materie prime e ciò andrà a ripercuotersi, come in parte sta già accadendo, sui consumatori finali.

L’andamento ancora piuttosto ballerino dei prezzi e il margine di discesa che tuttora esiste per tornare ai livelli pre-crisi, suggeriscono ad operatori e aziende di applicare ancora le tariffe variabili. Ed è la strada che ha deciso d’intraprendere anche Cenpi, il Consorzio di Confartigianato che tratta i prezzi dell’energia con gli operatori per conto di oltre duemila aziende della Bergamasca (e al quale possono accedere anche i privati). «Come consorzio energetico – spiega Stefano Maroni, direttore di Confartigianato Bergamo – continueremo dunque ad applicare prezzi variabili, usufruendo della discesa del prezzo di mercato, fino a che questo non ritorni ai livelli medi degli anni passati, per poter poi fissarli non appena ciò risulti conveniente».

A livello di tutela degli interessi della categoria artigiana e delle Pmi nel settore dell’energia, l’azzeramento degli oneri generali di sistema nel 2022 e la conferma dell’azzeramento degli stessi oneri per il primo trimestre di quest’anno – anche se solo per le utenze domestiche e non domestiche connesse in bassa tensione con potenza impegnata fino a 16,5 kW – rappresentano un’ulteriore linfa. «Le nostre richieste – prosegue Maroni – sono quelle di potenziare le misure già attuate, come l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore, oltre a interventi strutturali, come la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese. La proroga al primo trimestre 2023 e l’incremento percentuale a 45% per il gas e a 35% per l’energia nella misura dei crediti d’imposta sono da considerarsi ulteriori misure che rispondono alle richieste portate avanti da Confartigianato».

Sulla partita dei crediti d’imposta, il «servizio energia» di Confartigianato ha organizzato una squadra di esperti per gestire i calcoli a favore delle proprie imprese contemplati nei vari decreti Aiuti: «In termini di numeri – conclude Maroni – fino ad oggi abbiamo garantito alle nostre imprese la possibilità di recuperare come crediti d’imposta più di 2 milioni di euro solo nei primi due trimestri, per una media di 800 euro di credito d’imposta per utenza per trimestre».

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