La Bonduelle Italia di S. Paolo d’Argon ora è certificata green

L’ANNUNCIO. Il quartier generale diventa «B Corp», unico del gruppo in Europa per l’impegno sulla sostenibilità. La proposta di Bruxelles sulle buste: «La Ue sia realista».

Bonduelle Italia, con quartier generale a San Paolo d’Argon, diventa «B Corp», ed è la prima società benefit del Gruppo in Europa ad essere certificata per avere generato un impatto positivo su pianeta, persone e territori. Lo hanno annunciato ieri, in conferenza stampa, l’a.d. Federico Odella e il direttore Qualità, Stefania Grazianetti.

Un percorso che ha consentito all’azienda che opera nel fresco, surgelato e ambient di abbattere negli ultimi due anni le emissioni di C02 del 9%, di ridurre il consumo di acqua del 12% e quello energetico del 9%, mentre il 100% dei packaging è riciclabile. E a proposito di imballaggi, Bonduelle sta «monitorando», per il momento senza una particolare preoccupazione, la recente proposta di legge dell’Ue che pone restrizioni per le confezioni monouso di frutta e verdura, stabilendo che non possono essere inferiori a 1,5 chili: «Mi sembra che in Italia ci si stia muovendo compatti per chiedere la modifica della normativa», sottolinea Odella che liquida il tema con una battuta: «Sarebbe auspicabile da parte di Bruxelles una maggior adesione alla realtà: nelle nostre case nemmeno ci sono frigoriferi che possano contenere buste da un chilo e mezzo di insalata».

Via la plastica fossile dal 2030

Bonduelle Italia, per sostenere l’ambiente, punta piuttosto a altri obiettivi come l’abbandono dell’utilizzo di plastica, di origine fossile vergine, entro il 2030 (già ridotto del 12% negli ultimi due anni) e, entro il 2035, la diminuzione del 38% delle emissioni di gas serra dirette e indirette. É slittata al 2024, invece (per le difficoltà nel reperire i componenti a causa della guerra), la conclusione dei lavori per l’installazione dell’impianto fotovoltaico a San Paolo d’Argon dove sono previsti 2600 pannelli (con replica futura nello stabilimento di Battipaglia, in provincia di Salerno) che permetterà all’azienda di coprire il 15% del proprio fabbisogno energetico.

Inoltre, per contribuire alla sensibilizzazione degli agricoltori che collaborano con Bonduelle verso colture più sostenibili, entro 7 anni, l’80% dei fornitori sarà impegnato nell’agricoltura rigenerativa e supportato nelle attività di training, mentre il 100% della superficie coltivata utilizzerà un piano di protezione per gli insetti impollinatori.

Una strategia, quella della multinazionale, che sembra incontrare l’apprezzamento della filiera, a partire proprio dagli agricoltori. Lo ha assicurato Antonio Salvatore presidente di Op Oasi, intervenuto, alla tavola rotonda che ha concluso l’evento, con Sonia Ricci, presidente Unaproa e Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti: «Quello con l’azienda è un rapporto creato sulla relazione trasparente e corretta», ha precisato il presidente dell’associazione di produttori agricoli di materie prime per la quarta gamma (tra cui 13 imprese orobiche). Bonduelle Italia produce 160 milioni di buste d’insalata all’anno, 100 milioni a San Paolo d’Argon, le altre a Battipaglia; circa 27mila tonnellate per l’85% coltivate in Italia, e per la maggior parte da aziende che si trovano nel raggio di 20-25 chilometri dai due stabilimenti. «È un partner che chiede molto – ha aggiunto Salvatore - ma che ci garantisce una remunerazione economica corretta e soprattutto un alto grado di affidabilità sui volumi. Il punto di forza del gruppo è la capacità di fare programmi e rispettarli. Con loro non si corre il rischio di buttare via ciò che è cresciuto, perché il mercato non lo prende».

Il ruolo della filiera

Sull’importanza della filiera è tornato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: «Grazie a questo nuovo concetto di filiera e a questa capacità di dialogare e lavorare insieme, saremo in grado, rispettando l’ambiente e il territorio, di aumentare la produttività. Intanto garantiamo che il cibo nel nostro Paese non mancherà. E visto quello che è successo nel Regno Unito per una serie di politiche sbagliate, non è un aspetto così scontato. Uniti – ha concluso - potremo evitare le storture che arrivano da un’Europa più attenta all’immagine che alla sostanza».

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