«La finanza etica rende il 3% in più della tradizionale»

REPORT. Motivo: più inclini all’attività bancaria classica. A Bergamo 900 soci in più in un anno per Banca Etica. La docente Viganò: contribuisce al benessere collettivo.

Un’economia equa e sostenibile non solo è possibile, ma anche vantaggiosa. A sottolinearlo è il 6° Rapporto Finanza Etica in Europa (presentato lo scorso novembre) che, dati alla mano, evidenzia come le banche etiche siano più resilienti, meno rischiose e con risultati migliori rispetto al panorama bancario tradizionale.

A partire dall’indice di redditività che, negli ultimi 10 anni, è risultato, in media, più redditizio di 3 punti percentuali rispetto a quello degli istituti tradizionali (5,23% contro 2,21%); conseguenza del fatto che le banche etiche, secondo il Rapporto, sono più orientate all’attività bancaria classica, con la concessione di crediti e la raccolta di depositi della clientela, e meno esposte ad attività finanziarie (di cui le banche tradizionali hanno sofferto moltissimo in seguito alla crisi del 2007/2008).

A livello europeo nel 2021 le banche etiche hanno detenuto assets per 71 miliardi di euro (+12% rispetto al 2020), hanno concesso crediti per 48 miliardi (+ 9%) e i depositi sono stati pari a 51 miliardi di euro, anche in questo caso con un incremento del + 10%.

Una realtà in costante crescita, dunque, anche per gli impatti diretti e indiretti sulla società: calcolando, insieme agli assets delle banche etiche, gli investimenti finanziari effettuati seguendo criteri di tipo sociale, ambientale e di governance, si raggiunge un volume pari al 5% del Pil europeo.

Raccolta orobica a 90 milioni

E anche nella nostra provincia i risultati sono di tutto rispetto: la filiale di Bergamo di Banca Etica, che proprio quest’anno ha compiuto dieci anni, ha accresciuto costantemente il proprio valore sociale e l’impatto economico generato sul territorio. Attualmente (dati al 31 ottobre 2023) registra una raccolta di 90 milioni: diretta di 57 milioni e indiretta (attraverso Etica Sgr, società di gestione risparmio del Gruppo Banca Etica) di 33 milioni, mettendo a disposizione del proprio bacino di intervento (che copre anche le province di Lecco e Sondrio) 24 milioni di euro di impieghi. Dal punto di vista della cooperativa Banca Etica, Bergamo rappresenta 2.603 soci (erano 1.700 nel 2022, con un balzo in un anno di +903) e un capitale sociale di 2,60 milioni.

Insomma finanza e etica non rappresentano per forza un ossimoro. Lo ha chiarito Laura Viganò, esperta in microfinanza e finanza per lo sviluppo e docente di Economia degli intermediari finanziari dell’ateneo bergamasco, in un incontro promosso dal circolo Pd «Alexander Langer» e moderato da Matteo Rossi, presidente di Dess (Distretto economia sociale e solidale) Bergamo. «La finanza è intrinseca al nostro modo di vivere, gestirla bene o male dipende da noi. L’obiettivo principale della banca è trasferire risorse dai risparmiatori a chi ha bisogno di un prestito per realizzare qualcosa. In quest’ottica il ruolo è neutro, viene offerto un servizio, si mettono insieme persone e bisogni differenti per conciliare le esigenze. Se chi ha ottenuto il prestito investe bene il denaro, contribuisce ad un benessere collettivo. Le nostre bcc, hanno operato in questo senso». Per un benessere comune e non solo in termini economici: «in tempi più recenti – osserva Viganò –, a partire dagli anni ’90, ha cominciato a delinearsi una maggior attenzione alla qualità della vita, alla realizzazione personale, alla sostenibilità. Ed è aumentato l’interesse anche per la qualità degli investimenti, etici e ambientali».

Ma non sempre il sistema bancario ha funzionato, anzi, negli ultimi anni, le crisi sono state dirompenti. «Attenzione – avverte Viganò –: se una banca propone investimenti sostenibili non significa che, per forza, siamo di fronte ad una banca etica. O, quanto meno, non è condizione sufficiente: va valutata le modalità con cui viene gestito l’istituto nell’insieme. Le situazioni sono dunque più complesse: coniugare finanza e etica non dipende solo dalla banca, ad affiancarla devono esserci il sistema istituzionale e politico e la nostra coscienza di cittadini. Se vogliamo che il mondo cambi non dovremmo guardare solo se i fondi etici rendono, ma dovremmo anche essere disposti a guadagnare meno, se l’investimento fa il bene collettivo».

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