La realtà aumentata in cantiere riduce i tempi e fa risparmiare

LA NOVITÀ. «Angelus Novus» esposto alla Biennale è un esperimento che apre nuove strade in edilizia. Protagoniste Taramelli e l’Università.

Tecnica, innovazione e realtà aumentata nel comparto dell’edilizia per costruire meglio, spendendo meno e in sicurezza. È quasi una formula magica quella che è stata presentata ieri nella sede di Confindustria Bergamo al Kilometro Rosso in un evento organizzato per raccontare l’esperienza di «Angelus Novus», una costruzione che è anche un’opera d’arte, esposta fino al 26 novembre a Venezia nell’ambito della Biennale di Architettura. Protagonista è una volta autoportante (guai a chiamarla «arcata») ispirata alla cupola di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi e al dipinto Angelus Novus di Paul Klee (da cui il nome anche dell’evento di ieri), composta da circa duemila mattoni, alta 4 metri e larga 5, pesante circa 3,8 tonnellate e costruita combinando sistemi di realtà aumentata e tecniche costruttive tradizionali. Un prototipo frutto di una collaborazione internazionale che ha coinvolto lo studio statunitense Som, il Form Finding Lab dell’Università di Princeton (New Jersey), le Università di Bergamo e di Salerno e l’impresa bergamasca Taramelli di Bonate Sopra , che l’ha realizzato.

L’opera è stata costruita a mano; gli operai sono stati guidati dalla realtà aumentata, attraverso un visore, nel tracciamento e nel posizionamento di ciascun mattone, riducendo così il tempo impiegato nella lettura dei disegni costruttivi nell’assemblaggio. L’esperimento apre importanti prospettive per il settore. «Abbiamo dimezzato i tempi e reso le condizioni di lavoro più sicure, evitando di montare le opere provvisionali che portano via risorse e sicurezza – ha spiegato Giuseppe Taramelli –. Eliminare queste fasi significa evitare anche tanti incidenti sul lavoro». La ricerca, in questo settore, prosegue da qualche anno ma al momento non ci sono ancora dei campi applicativi costanti; la sfida è quella di portare queste evoluzioni all’interno delle aziende, anche quelle più piccole.

Per farlo servono lavoratori formati e qualificati («la carenza di personale nel settore è drammatica», ha sottolineato Taramelli). Per questo ieri all’evento erano presenti alcune decine di studenti degli istituti per geometri Cesare Quarenghi di Bergamo e Carlo Bazzi di Milano.

«Oggi la sfida è ridurre fatica e ripetitività, concentrandosi sugli aspetti più legati a creatività e sicurezza che sappiamo essere, quest’ultimo, un tema molto delicato nell’edilizia – ha detto la presidente di Confindustria Bergamo Giovanna Ricuperati –. L’utilizzo dei dati strutturati per prendere decisioni o per definire processi produttivi e predittivi è già presente nelle aziende in misura più o meno importante. Ora si tratta di fare un salto in avanti, cogliendo le opportunità che si affacciano sul mercato. Ben venga dunque l’innovazione di questo tipo».

Le tecnologie ci sono, le sperimentazioni anche, il salto di qualità è proprio quello di farle entrare in azienda. Lo ha ribadito anche Angelo Luigi Marchetti, presidente di Edinnova: «Tante tecnologie abilitanti, utilizzate ampiamente in altri settori, lo sono meno nell’edilizia, probabilmente perché il comparto è fatto soprattutto di piccolissime aziende, dove è più difficile importare o percorrere progetti di ricerca e di sviluppo – ha detto –. Si tratta solo di far comprendere agli imprenditori che la loro applicazione permette un risparmio di tempo e di costi, con un indubbio vantaggio competitivo».

La strada verso un’edilizia più innovativa è dunque tracciata: «Ci sono tanti esempi virtuosi di aziende che operano in questa direzione – ha detto Giacomo Pesenti, presidente del Gruppo Tecnologie e materiali dell’edilizia di Confindustria –. D’altronde l’edilizia tradizionale è sempre meno attrattiva per i giovani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA