Lavoratori over 55 nell’industria: «Formazione per gestire i cambi»

La ricerca Cgil. Ben il 71% vorrebbe andare in pensione. Il 14% ammette cali di produttività. Toscano: serve un confronto con le associazioni datoriali per trovare soluzioni adeguate.

Nel mondo del lavoro c’è una fragilità che passa spesso inosservata. Eppure le difficoltà che produce hanno un impatto sempre più diffuso in questa fase di grandi e rapidi cambiamenti tecnologici. Si tratta di un’emergenza anagrafica in crescita anche nella Bergamasca, spesso correlata ad un diverso grado di attitudine all’adattamento.

Ed è proprio alle condizioni dei lavoratori senior o maturi (over 55) che la Cgil di Bergamo ha dedicato un approfondimento. Dalle analisi è emerso che ultimamente le aziende manifatturiere orobiche hanno velocizzato i processi di ricambio generazionale. Nella Bergamasca si registra un tasso di occupazione dei senior (55-64 anni) tra i più bassi del Nord Italia, pari al 52,3% nel 2021, mentre il valore medio rilevato per quest’area geografica si attesta a 56,8%. Al contrario, la nostra provincia si distingue per una più alta partecipazione dei giovani (15-29 anni) al mercato del lavoro, con il relativo tasso di occupazione (40,6% nel 2021), ben oltre la media nazionale.

In tutto 134 questionari

«L’indagine, commissionata ad Across Concept, è frutto di 134 questionari rivolti a un campione di lavoratori over 55 appartenenti al settore dell’industria manifatturiera bergamasca - ha spiegato Marco Toscano, segretario generale della Cgil orobica -. Sono stati realizzati anche due focus group con i rappresentanti delle aziende e dei sindacati. Auspichiamo l’avvio di un’interlocuzione con i vertici provinciali delle associazioni datoriali, con l’obiettivo di stimolare una riflessione sui temi del miglioramento della condizione di lavoro degli over 55 che possano poi declinarsi entro gli accordi di contrattazione aziendale di secondo livello».

Francesco Montemurro, curatore della ricerca insieme a Sabina Schmidlin, ha spiegato che «due terzi dei lavoratori senior intervistati (66%) ritengono che la stanchezza e l’usura fisica siano un fattore penalizzante. L’età avanzata può causare cali di motivazione e produttività, incidendo negativamente sulla capacità di adattamento ai cambiamenti, specie per chi esegue lavori pesanti o poco qualificati. Inoltre, secondo i manager aziendali, la lentezza nell’apprendimento di nuove procedure è una problematica che riguarderebbe soprattutto gli over 55. Quasi un lavoratore su cinque non avverte problemi particolari sul luogo di lavoro. Mentre solo il 14% segnala difficoltà a lavorare a tempo pieno con lo stesso livello di produttività». C’è da dire che «la motivazione al lavoro è percepita come non soddisfacente dal 36% degli over 55, impiegati compresi. Un dato associato soprattutto ai giudizi negativi circa l’atmosfera e le relazioni in azienda. Il 71% degli intervistati ha espresso il desiderio di andare in pensione il prima possibile. Mentre circa la metà (il 47%) ritiene necessaria l’attivazione di programmi di valorizzazione del personale orientati allo sviluppo delle carriere e al riconoscimento di premi e incentivi».

Guardando al futuro, i relatori hanno spiegato che «serve accompagnare i cambiamenti che avvengono nella forza lavoro attraverso politiche attive sempre più fondate sulla formazione e riqualificazione dei lavoratori, specie di quelli esposti al maggiore rischio di obsolescenza professionale, con un’attenzione anche alla qualità e alla remunerazione adeguata del lavoro, nonché alla garanzia del reddito durante le transizioni occupazionali».

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