Lockdown, costo salato per Bergamo
In provincia 3,6 miliardi di fatturato in meno

Questa la stima dell’osservatorio Covid Analysis per la nostra provincia: 2,34 miliardi di mancati incassi per l’industria e 1,27 per i servizi.

Quanto è costata la fase uno, a Bergamo e provincia? In termini economici, naturalmente, perché la tragedia umana non si può quantificare. Un tentativo di stima dell’impatto sull’industria e sui servizi in Bergamasca arriva dall’osservatorio di Covid Analysis: una elaborazione basata sul peso delle diverse attività economiche (fonte Istat) nei territori italiani, sino al livello comunale, dato che viene incrociato a un secondo dato, cioè il numero di imprese di quei settori che hanno chiuso durante la fase uno, e in particolare nel periodo dal 22 marzo al 27 aprile. Il risultato che emerge per Bergamo e provincia è un «conto» da 3 miliardi e 615 milioni di euro, inteso come mancato fatturato; a comporre la voce, in particolare, sono i 2,343 miliardi di euro di mancati incassi dell’industria e gli 1,272 miliardi del mondo dei servizi. Secondo Covid Analysis, infatti, in terra orobica nel comparto dell’industria si sono fermate 18.366 imprese (8.108 sono rimaste attive), per un totale di 116mila addetti, mentre nei servizi lo stop ha riguardato 30.408 attività produttive (34.222 hanno continuato a lavorare) e oltre 74mila addetti.

La Bergamasca è la terza provincia lombarda su cui l’impatto del lockdown è stato economicamente maggiore: conseguenze più critiche si sono avute a Brescia (4,948 miliardi di mancato fatturato, di cui 3,327 nell’industria) e naturalmente a Milano (15,737 miliardi di mancato fatturato, di cui ben 11,7 nei servizi), mentre più lieve è il «prezzo» pagato da Monza (2,9 miliardi di euro), Varese (2,1 miliardi), Como (1,4 miliardi), Mantova (1,2 miliardi), Lecco (1,2 miliardi), Cremona (973 milioni), Pavia (752 milioni), Sondrio (346 milioni) e Lodi (339 milioni). In totale, la Lombardia arriva a oltre 35 miliardi di mancato fatturato, ripartiti tra i -16,291 miliardi dell’industria e i -19,430 dei servizi. «In particolare, la fase uno del lockdown in Italia, dal 22 marzo al 27 aprile – spiega Covid Analysis a commento dei risultati della proiezione -, ha visto chiudere mediamente il 64% delle industrie e il 44% dei servizi. Se la possibilità di ricorrere allo smart-working, quindi, ha permesso a oltre la metà delle attività legate ai servizi di continuare a lavorare, molto più colpito è stato il settore dell’industria dove si va dal 71% delle fabbriche chiuse in Toscana al 59% in Basilicata. L’ammanco generato dal lockdown per l’Italia ammonterebbe a 130.233.981.670 euro (65.180.594.696 euro per le industrie e 65.053.386.974 euro per i servizi). A pagare il prezzo più alto sarà il settore dei servizi della Lombardia». Emblematica è la situazione della città di Milano: se le imprese dei servizi che si sono fermate sono «solo» 69.777 rispetto alle 102.224 che invece hanno continuato a lavorare, l’ammanco nel fatturato cittadino – appunto per il settore dei servizi – è di ben 7,5 miliardi di euro; per fare un confronto, Roma – dove le imprese dei servizi stoppate sono state ben 96.862 – registra -6,2 miliardi di euro, e Torino «solamente» -1,4 miliardi.

La proiezione, sempre basandosi sui dati Istat, prova a spingersi così anche a livello comunale: per la città di Bergamo, dunque, i mancati fatturati di industrie e servizi arriverebbero a quasi 400 milioni di euro, divisi appunto tra i -108,7 milioni dell’industria (si sono fermati 4.532 lavoratori), e i -284,1 milioni dei servizi (hanno sospeso l’attività 6.322 realtà economiche, con un giro di 16.159 addetti). Nella città di Brescia, invece, la frenata è stata ancora più drastica, più del doppio rispetto al capoluogo «cugino»: -451,6 milioni di euro per l’industria e -437,8 milioni per i servizi, dunque un mancato giro d’affari di 889 milioni di euro.

Restando in provincia di Bergamo, la panoramica degli altri principali centri orobici offre numeri diversificati: a Treviglio -124 milioni per l’industria e -36 milioni per i servizi, a Seriate -29 milioni per l’industria e -54 milioni per i servizi, a Dalmine -77 milioni per l’industria e -23 milioni per i servizi, a Romano di Lombardia -16 milioni per l’industria e -14 per i servizi, ad Albino -40 milioni per l’industria e -16 milioni per i servizi, a Caravaggio -22 milioni per l’industria e -8 per i servizi.

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