Mele brembane: produzione stabile, con l’incognita meteo

LO SCENARIO. Il bilancio della neo presidente dei frutticoltori Olga Locatelli. «Non aiutano gli sbalzi del tempo e pesa il poco ricambio generazionale».

Seppur con quantitativi ancora limitati, la produzione di mele della Valle Brembana si mantiene stabile, in controtendenza rispetto a quella complessiva lombarda, che nel 2024 ha fatto registrare un calo del 16%. Piuttosto il problema principale resta quello legato al meteo. Ne è ben consapevole Olga Locatelli, di val Brembilla nuova presidente dell’Associazione Frutticoltori e Agricoltori della Valle Brembana, dopo 32 anni di presidenza di Pinuccio Gianati.

Il meteo tra siccità e temporali

Tra lunghi periodi di siccità e improvvisi temporali, le difficoltà non mancano, aggravate da un territorio che non favorisce una produzione su larga scala. Tuttavia,la resa che negli ultimi anni è stata sempre attorno ai 300 quintali, è rimasta in linea con le previsioni, pur restando lontana dai numeri dei grandi distretti frutticoli lombardi, e ancor più da quelli di Piemonte e Trentino. «Su 145 soci, solo una decina riesce a produrre 100 quintali di mele a stagione, che rappresenta il massimo a cui possiamo ambire – spiega Locatelli –. Anche i due campi scuola che organizziamo hanno raggiunto un massimo di 50 quintali. Sono numeri buoni per noi, ma molto diversi da quelli della Valtellina, dove si parla di tonnellate». Nonostante le criticità, il futuro dell’associazione appare solido e ci si sta orientando verso una maggior diversificazione.

Il problema è che la melicoltura in Valle Brembana fatica a essere una vera fonte di sostentamento, e questo scoraggia i giovani». L’assenza di incentivi mirati e la difficoltà di accedere a finanziamenti adeguati restano ostacoli concret

«Stiamo provando a sperimentare in altri micro-settori, allontanandoci dalla sola produzione di mele – aggiunge Locatelli –. Si tratta di piccoli progetti, ma che potrebbero aiutarci a rendere l’attività più sostenibile». A pesare, però, è il ricambio generazionale, un nodo cruciale per il futuro della frutticoltura brembana. «Abbiamo qualche giovane, ma sono pochi e arrivano soprattutto dalla Bassa Bergamasca – sottolinea Locatelli –. Il problema è che la melicoltura in Valle Brembana fatica a essere una vera fonte di sostentamento, e questo scoraggia i giovani». L’assenza di incentivi mirati e la difficoltà di accedere a finanziamenti adeguati restano ostacoli concreti. «Le politiche di sostegno agricolo tendono a favorire le grandi realtà produttive, mentre per le piccole associazioni come la nostra le opportunità sono limitate – conclude Locatelli –. Serve un’attenzione maggiore a queste realtà, che rappresentano un presidio fondamentale per il territorio». Infine l’accesso alla distribuzione: la maggior parte della produzione viene destinata al consumo locale o alla vendita diretta, mentre l’ingresso nella Gdo resta complesso. «I nostri volumi non ci permettono di competere con i grandi produttori, e i costi logistici sarebbero insostenibili – spiega Locatelli –. Per questo puntiamo soprattutto sui mercati di nicchia».

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