Moratorie scadute, la «coda» del Covid pesa sul terziario

Il bilancio Fogalco. La cooperativa di Ascom Bergamo nel 2022 ha garantito finanziamenti per oltre 4 milioni. Botti: il caro bollette ha fatto crescere l’indebitamento.

Finanziamenti garantiti per oltre 4 milioni di euro e più di un centinaio di aziende del commercio, turismo e terziario assistite: sono i dati 2022 dell’attività di Fogalco, la cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo. Le pratiche di garanzia con le banche sono state 42, per un importo finanziato di 2.777.500 euro e garanzie per 2.145.000 euro, con una riduzione del 23% rispetto al 2021; i crediti erogati direttamente tramite il Confidi vigilato Asconfidi Lombardia, in cui Fogalco ha una partecipazione, sono stati invece 61 per un totale di 1.112.000 euro, il doppio rispetto all’anno precedente.

«Il 2022 ha visto emergere diverse criticità, in primis una “coda” del Covid - spiega Cristian Botti, presidente di Fogalco -. Le moratorie attivate nel 2020 e 2021, infatti, sono scadute e le aziende si sono trovate a sostenere un indebitamento più elevato rispetto al passato. Il 2022 è stato poi segnato dalla crisi energetica, con il rincaro dei prezzi di gas ed elettricità che ha eroso i margini delle aziende e ha contribuito ad aggravare l’indebitamento».

Non solo: il forte incremento dei tassi di interesse ha costretto «soprattutto chi in passato aveva attivato finanziamenti a tassi variabili a chiedere di rinegoziare i mutui per allungare i tempi di rimborso». Gli stessi Confidi, che dovrebbero essere lo strumento di collegamento tra banche e imprese, stanno attraversando una fase di transizione legata al fatto che «negli ultimi anni le banche hanno avuto la possibilità di ricevere direttamente garanzie di Stato dal Mediocredito centrale, disintermediando così il ruolo dei Confidi stessi, da sempre enti di accompagnamento e consulenza alle imprese e mediatori nel rapporto tra banche e aziende».

Con un patrimonio netto di 4,5 milioni di euro e oltre 2.700 soci Fogalco resta una delle cooperative italiane di garanzia più solide, classificata nella classe di rischio 1 (rischio minimo) da Crif Ratings. Nell’ultimo anno la sua solidità patrimoniale «è stata notevolmente rafforzata con un’importante riduzione delle sofferenze di firma», puntualizza Botti, e il consiglio d’amministrazione ha appena approvato il bilancio 2022, che dovrà poi essere votato dall’assemblea dei soci fissata per il 23 maggio.

«Oggi Fogalco non si occupa più solo di credito e garanzia: la sua attività è evoluta», racconta Botti, classe 1972, alla guida della cooperativa dal giugno 2021, quando ha ricevuto il testimone dallo storico presidente Riccardo Martinelli. Botti è entrato in Ascom nel 2003 ed è stato prima vicepresidente vicario del Gruppo Giovani Imprenditori dal 2004 al 2013, poi presidente del Gruppo Librai, cartolibrai e fornitori di prodotti per ufficio dal 2012 e consigliere di Ascom e di Fogalco dal 2018. Dal 2018 è anche componente del consiglio di sorveglianza di Asconfidi Lombardia e consigliere di Federasconfidi.

«Nell’ultimo anno e mezzo - continua Botti - con la collaborazione di Ascom abbiamo potenziato molto la finanza agevolata aiutando le imprese a intercettare bandi e finanziamenti europei, nazionali e regionali. Non sono più i tempi in cui stavamo in ufficio. Siamo molto più presenti sul territorio: andiamo una volta a settimana nelle delegazioni Ascom della provincia di Bergamo per fornire informazioni e consulenza. Abbiamo anche potenziato la nostra attività commerciale e riallacciato i rapporti con molte banche del territorio, presso le quali abbiamo più appeal, tanto che spesso sono loro stesse a chiederci supporto».

Con i tassi d’interesse in crescita da mesi e con la situazione debitoria appesantita delle imprese, negli ultimi tempi Fogalco si sta adoperando molto nella rinegoziazione dei mutui. «Portiamo avanti non solo l’analisi della pratica, ma spingiamo gli istituti di credito a rivedere le condizioni. È un’attività cruciale soprattutto per le micro imprese del territorio, che sono ovviamente più fragili delle altre: business plan alla mano, dimostriamo che senza rinegoziazione l’attività andrebbe in crisi, perciò aumenterebbero i rischi anche per la banca».

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