Palestra e psicologo entrano in azienda per attrarre i giovani

RAPPORTO TOP 500. Difficoltà nel reperire personale: «Il benessere è importante quanto la retribuzione». Fine Foods: 90 minuti di domande degli addetti all’a.d.

Hanno superato una catastrofica pandemia, hanno affrontato rincari energetici mai visti prima, stanno resistendo all’impennata dell’inflazione e alle conseguenze di una guerra alle porte dell’Europa, ma non riescono a risolvere la questione del capitale umano. Nessuna azienda ha la ricetta perfetta, neppure le migliori della provincia, sulle quali si focalizza il rapporto Bergamo 2023-Top 500 messo a punto da Pwc in collaborazione con Confindustria Bergamo, Università e Intesa Sanpaolo presentato martedì in Accademia Carrara. Non è tanto un problema di retribuzione, quanto di qualità vita, dentro e fuori l’azienda. «Le aspettative dei giovani rispetto al lavoro sono cambiate, bisogna mettere le persone al centro: questo impone di ripensare i modelli organizzativi, gestionali e produttivi, perché senza capitale umano non può esserci crescita», sottolinea Gian Paolo Manfrè, partner di Pwc.

Secondo l’ultimo sondaggio del sistema Excelsior, in Bergamasca a marzo erano richiesti 8.600 profili. Le aziende cercano, ma non trovano: del resto parliamo di una provincia con un tasso di disoccupazione del 3,4% e addirittura del 2,2% per la fascia 25-34 anni. «Oltre a garantire una buona retribuzione, con quattordicesima e premi di risultato, offriamo diversi bonus che spaziano dalla palestra all’ambito medicale - racconta Laura Colnaghi Calissoni, presidente e a.d. del gruppo tessile Carvico, 800 dipendenti in Italia, 550 a Bergamo -. In una delle nostre aziende stiamo pensando di introdurre anche l’assistenza di uno psicologo, perché abbiamo capito che oggi mancano i puntelli familiari e sociali di una volta».

Le aziende cercano, ma non trovano: del resto parliamo di una provincia con un tasso di disoccupazione del 3,4% e addirittura del 2,2% per la fascia 25-34 anni

Giorgio Ferraris, amministratore delegato di Fine Foods & Pharmaceuticals di Zingonia, si è inventato «breakfast con l’a.d.», «90 minuti in cui i giovani mi possono chiedere qualunque cosa, dal lavoro alla vita privata. I ragazzi lo apprezzano perché sentono di avere qualcuno che li ascolta». «Non è un caso se, solo nell’ultimo anno, Fine Foods ha ricevuto 8 mila curricula di giovani desiderosi di entrare in azienda. «Ma il reclutamento è solo una parte - aggiunge Ferraris -. Amministrazione del personale e gestione delle risorse umane sono due cose diverse: bisogna verificare continuamente la soddisfazione delle persone».

«Si fa fatica non solo a trovare le persone, ma anche a trattenerle: pesa la distanza dal posto di lavoro, è richiesta più flessibilità oraria»

Anche per Manuel Oldrati, ceo di Oldrati Group di Villongo, oltre mille dipendenti in tutta Italia, il 40% non italiani, il 30% donne, è fondamentale imparare ad ascoltare i giovani: «Il comparto della gomma scontava un’immagine non troppo felice, perciò abbiamo puntato sulla sostenibilità. In più, facciamo academy e abbiamo avviato una collaborazione con l’Università di Napoli per attirare risorse umane anche dal Sud Italia».

«Si fa fatica non solo a trovare le persone, ma anche a trattenerle: pesa la distanza dal posto di lavoro, è richiesta più flessibilità oraria», aggiunge Giampaolo Negrisoli, presidente di Flamma Group di Chignolo d’Isola, che conta il 35% di dipendenti laureati e il 50% di diplomati.

U n alto turnover in azienda è un campanello d’allarme anche per gli istituti di credito. «Neppure il lavoro in banca è attrattivo come una volta - ammette Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord di Intesa Sanpaolo -. Vediamo, però, che è sempre più diffusa l’attenzione ai temi Esg, quindi al benessere delle persone». Anche l’Università di Bergamo cerca di rispondere ai cambiamenti: «Non basta la conoscenza, serve anche altro, a partire dalle “soft skills”, perciò il nostro ateneo ha avviato un percorso di formazione imprenditoriale», dice il rettore Sergio Cavalieri.

«Il punto è la cura - chiosa Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo - una questione delicata che richiede competenze specifiche finora assenti. Ora, però, perfino le aziende più piccole iniziano ad essere sensibili al tema».

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