Polynt: costi ormai fuori mercato, costretti a fermare alcuni impianti

L’annuncio. Il presidente Valido: «Il prezzo del gas per noi è aumentato dieci volte rispetto ai concorrenti stranieri». Coinvolto il sito di Scanzo.

C’è un primo nome illustre in Bergamasca a piegarsi all’emergenza del caro gas: è la Polynt di Scanzorosciate, uno dei player chimici più importanti del panorama nazionale, produttrice di compositi intermedi, che lunedì ha annunciato la chiusura temporanea di alcuni suoi impianti «a causa dei costi del gas enormemente aumentati».

Lo ha fatto direttamente il presidente e amministratore del gruppo Rosario Valido, rivolgendosi in particolare ai mille dipendenti italiani (sui 3.300 sparsi in tutto il mondo), di cui 450 nella sede centrale di Scanzo, (gli altri si trovano nell’altra sede orobica a Brembate Sopra e poi a Ravenna, San Giovanni Valdarno e Cavaglià). «La situazione - ha dichiarato -ha portato l’azienda a non poter essere più competitiva contro prodotti di importazione che arrivano dall’Asia, dalla Turchia o dalle Americhe, dove il costo del gas è rimasto sostanzialmente invariato, intorno ai 30 dollari, rispetto ai 300 dollari che si pagano da noi». In sostanza la concorrenza paga il gas un decimo di quello che pagano le imprese italiane.

Una situazione insostenibile, «che ha portato alcuni prodotti completamente fuori mercato», ha aggiunto il presidente, che poi ha spiegato come potrebbe esserci la possibilità di utilizzare prodotti energetici alternativi, quali materie prime diverse dal metano, «ma le attuali leggi nazionali, regionali o provinciali, non ne permettono l’utilizzo e la rigidità nell’applicazione di tali leggi non consente flessibilità alcuna mentre, in altri Paesi produttori, invece, usano persino il carbone o altri fossili iper-inquinanti e poi arrivano da noi con prodotti finiti molto competitivi». Valido non vuole percorrere a ritroso certi passaggi industriali, però manca al momento una soluzione: «Chiaro che non vogliamo tornare ai tempi delle polveri nere nelle città, ma come facciamo ad andare avanti e salvaguardare le nostre imprese ed il lavoro da esse generato?».

«Riutilizzare materie alternative»

Il presidente di Polynt allarga la discussione su base nazionale, dicendosi convinto che a questo punto sarebbe opportuno «un dibattito serio e veloce che riapra la possibilità di utilizzo di materie prime alternative al metano. Politica e parti sociali dovrebbero passare dalle belle parole a qualcosa di praticabile per salvare il bene comune chiamato lavoro. Non possiamo attendere le elezioni perché i conti di molta parte delle aziende saranno saltati».

Ancora prematuro, secondo l’azienda, capire il numero dei lavoratori coinvolti in questa sospensione di impianti: occorrerà anche capire quanto durerà lo stop. Polynt sta facendo valutazioni, anche se ha già fatto capire che tra le linee più a rischio ce ne sarebbero alcune a Scanzo e altre a San Giovanni Valdarno. I sindacati restano in attesa di chiarimenti da parte dell’azienda che ha rimandato tutti al coordinamento nazionale in programma il 6 settembre a Scanzo, anche se pare scontato il ricorso agli ammortizzatori sociali. Non essendoci però la causale per «fermo-energia», occorrerà capire come si configurerà una possibile cassa ordinaria. La notizia ha preso di sorpresa un po’ tutti: «A parte qualche rallentamento a luglio - spiega una fonte sindacale - non c’erano particolari avvisaglie».

Anche il sindaco di Scanzo Davide Casati ha appreso la notizia solo lunedì, dicendosi «molto preoccupato per il mondo delle imprese. Se un colosso come Polynt prende una decisione simile non lo fa certo a cuor leggero: l’auspicio è che la politica ponga come priorità assoluta questa emergenza, mettendo sul piatto interventi rapidi per salvaguardare lavoro e occupazione». Sorpreso «ma fino a un certo punto», il segretario generale Cisl di Bergamo Francesco Corna: «Essendoci un’escalation dei costi con la manifattura orobica tra le più energivore d’Italia, era fatale che qualcosa accadesse. Dobbiamo tutti fare un grande sforzo per non mettere a rischio produzioni di eccellenza come Polynt e posti di lavoro. La politica non può attendere le elezioni: occorre intervenire subito, guardando alla tassazione extraprofitti e se serve, allo scostamento di bilancio: agiamo prima che sia troppo tardi».

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